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Numero 8 del 2010

Idee in viaggio


Foto: Idee in viaggio
PAGINA 24

Testi pagina 24

22 noidonne | luglio-agosto | 2010
JO
B&
JO
B
CONSIGLI IN TV
IL LAVORO (NERO) DI CASA
ALLE DONNE CONTINUA AD ESSERE
ASSEGNATO UN RUOLO PREVALENTEMENTE
DOMESTICO-ASSISTENZIALE
In una trasmissione televisiva,fascia mattutina, scopriamo
che la signora Maria impiega più
o meno 200 ore all’anno per sti-
rare gli indumenti del suo nucleo
familiare, cinque settimane la-
vorative, ovviamente a titolo gra-
tuito e, se vogliamo essere sar-
castiche, nemmeno pagate “in
nero”.
Ma c’è di più, il suggerimento,
che è scaturito, è veramente illu-
minante su come manchi com-
pletamente la consapevolezza,
in generale, della gravità di certe
affermazioni. Il consiglio sicura-
mente dato a fin di bene, per le ta-
sche delle famiglie italiane, è sta-
to quello di stirare la sera dopo le
20 e nei giorni festivi, la tariffa
elettrica in quelle fasce, a partire
da questo mese, costerà meno e
si potranno risparmiare ben cin-
que euro!
Care signore, non basta che
si lavori otto ore al giorno ma per
finire in bellezza una giornata di
meritato sfruttamento, abbia-
mo il privilegio di continuare a la-
vorare “ in nero” anche la sera
dopo avere preparato la cena, la-
vato i piatti e riassettato. Se poi
vi annoiate il sabato e la dome-
nica potete impiegare il tempo
stirando, oppure riempire la la-
vatrice più volte perchè potrete
in questo modo risparmiare sul-
la bolletta dell’elettricità. Mi ren-
do conto che questo è solo un
piccolo esempio, anche banale,
su come veniamo considerate
noi donne ma se iniziate ad os-
servare e ad ascoltare con occhi
e orecchie in maniera oggettiva
i messaggi che ossessivamente
ci vengono somministrati da
mamma TV vi accorgerete come
ci venga instillato chirurgica-
mente il concetto che il nostro
ruolo è prevalentemente di ser-
vizio: domestico-assistenziale,
ovviamente senza percepire al-
cun compenso. La nostra natura,
ci viene insegnato fin dalla più te-
nera età, è costituita da un pro-
rompente e impulsivo bisogno di
prendersi cura di tutto ciò che ci
circonda e in modo particolare
della casa, di un marito, genito-
ri anziani ed eventuali figli , sen-
za dimenticare i nostri amici a
quattro zampe. Oltre a questo,
quando si è cresciute, ci viene
suggerito che dobbiamo essere
sempre raggianti, in ordine, truc-
cate e pronte all’amplesso. Sul la-
voro poi dobbiamo dimostrare
che ci meritiamo lo stipendio che
ci viene concesso, anche se a pari
lavoro un uomo guadagna me-
diamente il 30% in più di noi. Ep-
pure nonostante tutto queste
ingiustizie di genere, continuo a
pensare che siamo noi la parte
propulsiva del genere umano! Ma
allo stesso tempo comincio for-
temente a tentennare sulla ca-
pacità delle donne di renderse-
ne conto! 
di Gianna Morselli
NOTE AI MARGINI
IN PENSIONE A 65 ANNI?
VORREI SCEGLIERE
Tutte le discussioni politiche stanno diventando sem-
pre di più come il tifo da stadio. Non ci sono argo-
mentazioni, ma dei veloci pro o contro, anche
quando le questioni sono importanti e coinvolgono
le nostre vite. Penso a quanto sta nuovamente ac-
cadendo sulla questione dell’età pensionabile del-
le donne del Pubblico impiego. Il recente nuovo ri-
chiamo dell’Unione europea si sta rivelando anco-
ra una volta questo, un semplice pro o contro: an-
che la presidente di Confindustria Marcegaglia in-
terrogata in proposito ha affermato che “è un tema
che non la spaventa e che va affrontato”. Allora bi-
sognerebbe affrontarlo, e capire anche perché
sono alcuni anni di fronte alle richieste della Corte
Europea e della Commissione il nostro governo o non
ha risposto o ha risposto solo in modo non soddi-
sfacente: anche il recente provvedimento di innal-
zare gradualmente l’età pensionabile per le donne
è stato giudicato insufficiente. Eppure quello che ci
è stato contestato deriva dalla mancata applicazione
del concetto che occorre garantire “parità di retri-
buzione tra i lavoratori di sesso maschile e quelli di
sesso femminile”.
Il Governo italiano avrebbe dovuto più efficacemente
spiegare che era “una facoltà” per le donne del set-
tore pubblico, come per quelle del privato andare in
pensione al raggiungimento dei 60 anni e non un ob-
bligo, quindi discriminatorio. Questa facoltà venne
introdotta nel nostro ordinamento dalla legge di pa-
rità 903 del 1977, e anche recentemente ribadita nel
“codice delle pari opportunità”. (Codice nel quale è
stato anche introdotto una differenziale a svantaggio
delle donne per tutte le prestazioni previdenziali
complementari partendo dalla considerazione che
l’aspettativa di vita media delle donne è più lunga
di quelle degli uomini).
La soluzione adatta potrebbe essere quella di rein-
trodurre il concetto di flessibilità per tutti: magari
con un range che potrebbe andare tra i 60 e i 70
anni, e ciò non peserebbe sul sistema pensionisti-
co, in quanto ognuno percepirebbe in base a quan-
to versato. E per molte donne poter scegliere di con-
tinuare a lavorare potrebbe essere vantaggioso per
poter percepire una pensione un po’ più “pesante”
visto che molte sono state lontano dal mondo del
lavoro durante la maternità, e per accudire i figli, gli
anziani.
Cercare soluzioni oneste per donne e uomini, non
in contrasto con le norme europee, è possibile, non
si può, se dietro le scelte c’è invece soltanto il ten-
tativo di risparmiare, di fare cassa a tutti i costi.
di Alida Castelli
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