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Numero 1 del 2016

L'utero è mio e....? Maternità surrogata


Foto: L'utero è mio e....? Maternità surrogata
PAGINA 24

Testi pagina 24

22 Gennaio-Febbraio 2016
figli propri. Motivazioni, vissuti, grado di volontarietà e coer-
cizione differiscono necessariamente nei due casi. L’analisi
del contesto è perciò essenziale, mentre condannare tout
court questa pratica come asservimento della capacità ri-
produttiva delle donne mi pare non tenga conto delle volon-
tà singole, del limite che ognuna, se non è costretta da altri
ed esercita pienamente la sua autodeterminazione, può e
sa responsabilmente individuare per se stessa nell’uso del
proprio corpo. Non credo che la gestazione per altri sia di
per sé una pratica liberatoria, perciò non sono neanche
disposta a celebrarla come tale, ma credo che abbia radici
nel controllo che le donne esercitano sul proprio corpo, non
nel suo contrario. Posta, ovviamente, l’espressione di piena
volontà da parte della madre portatrice, che a mio parere
dovrebbe essere garantita lungo tutto l’iter della gestazione
per altri (Gpa), incluso il momento del parto, con facoltà
di rivedere la decisione presa. La complessità di questo
tema è tale che concordo molto con Lea Melandri quando
chiede di tener aperto il dibattito e di evitare sterili tifoserie.
Come non prevedere che sia più facile che una donna
senza strumenti culturali e magari anche povera metta
a disposizione il suo corpo solo per bisogno? Come
non vedere il rischio che l’affermazione di un diritto per
chi chiede la maternità surrogata entri in rotta di colli-
sione con la dignità di un’altra donna?
Si possono certo prevedere questi rischi, e siccome si
tratta di un ambito d’azione diverso da altri in cui si met-
te all’opera una capacità fisica per denaro, questo tipo di
scambio non può secondo me essere
lasciato semplicemente alla regolazio-
ne del mercato. In un contesto di libe-
ro mercato ci sono infinite situazioni
regolate da contratto in cui la disegua-
glianza entra come fattore distorsivo,
condizionando non poco quelle che
definiamo scelte in ambito economico.
Non c’è bisogno di guardare lontano,
basta pensare alla vita delle badanti
straniere in Italia, costrette a lasciare
figli per anni o decenni nel proprio
paese d’origine. Che tipo di scelta è?
Quanto pesa l’assenza di altre oppor-
tunità? A maggior ragione nella mater-
nità surrogata, dove la risorsa messa a disposizione è la
capacità riproduttiva, c’è da immaginare che in condizioni
CHE SIA MATERNITà
SURROGATA
MA STOP AL LIBERO
MERCATO
A cura di Tiziana Bartolini
La gestazione per aLtri non è di
per sé una pratica Liberatoria,
ma è possibiLe mantenendo
fermo iL principio che La prima
e L’uLtima paroLa suL proprio
corpo spetta a ogni donna
Sul tema della maternità surrogata abbiamo interpel-lato Giorgia Serughetti, femminista, filosofa e ricer-catrice in sociologia all’Università Bicocca di Milano,
che ha lavorato molto sui temi che il corpo della donna e il
suo uso evocano, compreso il mercato del sesso con il suo
libro ‘Uomini che pagano le donne’ (Ediesse, 2013).
Dal tuo punto di vista, il fatto che una donna metta a di-
sposizione di una coppia la sua capacità riproduttiva in
cambio di denaro è una forma di libertà o di possibile
nuova schiavitù?
Di fronte all’alternativa risponderei: en-
trambe le cose, o nessuna delle due.
E mi spiego. Io credo che la maternità
surrogata faccia parte di quell’insieme
di pratiche umane che possono assu-
mere significati anche molto diversi
per i soggetti coinvolti, a seconda di
come sono organizzate socialmen-
te  e del contesto in cui si collocano.
La condizione una madre portatrice
povera e del tutto priva di tutele, in
un paese come l’India, appare molto
distante da quella di una portatrice
negli Stati Uniti, dove chi si offre per
la gestazione per altri deve dimostrare di avere un certo
reddito, non essere ciò in stato di bisogno, e avere già dei
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