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Numero 4 del 2015

Cibo nemico - anoressia bulimia


Foto: Cibo nemico - anoressia bulimia
PAGINA 24

Testi pagina 24

22 Aprile-Maggio 2015
L’agricoltura è un settore primario molto più
importante e strategico di quanto possano rappresentare
gli indicatori macroeconomici. Il suo contributo all’econo-
mia nazionale è infatti modesto, 2,3% del valore aggiunto nel
2014 (Istat), come è normale nelle economie più industrializ-
zate e avanzate. Dall’agricoltura però dipende anche tutta
la filiera produttiva dell’alimentare Made in Italy, a partire dai
campi e dagli allevamenti per arrivare all’industria alimentare,
alla ristorazione e all’export.
Anche in questo settore, come oramai in numerosi altri, le
imprenditrici stanno diventando sempre più protagoniste.
Secondo le ultime proiezioni, sintetizzate in un articolo
della Stampa, un terzo delle imprese
agricole è infatti a titolarità femminile,
per un totale di 532mila conduttrici,
mentre le occupate sono 1,3 milioni: il
40% degli occupati agricoli, il doppio
rispetto alla Spagna e quasi quattro
volte il dato della Francia e della Ger-
mania.
Le donne in agricoltura hanno conquista-
to quindi nel tempo un ruolo crescente,
affrontando una posizione di partenza
davvero sfavorita. La storia delle donne
nelle campagne è stata caratterizzata
da condizioni di sfruttamento e di dipen-
denza economica, pur essendo state per
secoli il fulcro della famiglia e della so-
cietà contadina. L’occasione della svolta
si è manifestata nel primo dopoguerra,
quando l’emigrazione dalle campagne degli uomini verso
le città in via di industrializzazione ha lasciato le donne a
capo delle attività agricole familiari. È iniziato così un lungo
percorso di emancipazione che ancora continua.
Analizzando oggi le specificità dell’imprenditoria femminile
nel settore emergono alcuni aspetti peculiari che consen-
tono di osservare come l’esigenza di superare i gap di ge-
nere iniziali si sia tradotta in fattori di crescita e di sviluppo
particolarmente competitivi per le aziende.
L’aumento delle imprenditrici in agricoltura è stato favorito
da una serie di innovazioni nei processi produttivi che han-
no certamente permesso alle donne di colmare il problema
della prestanza fisica (che ne penalizza-
va storicamente la produttività rispetto
agli uomini). Non è casuale, quindi, la
forte propensione all’innovazione e agli
investimenti in campo tecnologico: le
donne ne comprendono le potenzialità
e i vantaggi a loro favore. Una motiva-
zione nata come un’esigenza di colmare
un gap di genere si è tradotta quindi in
un fattore importante di innovazione e di
crescita delle aziende agricole guidate
da donne che hanno potuto godere di un
tasso di innovazione superiore.
Un altro aspetto interessante è rappre-
sentato dalla progressiva specializzazio-
ne delle imprese femminili in settori dove
l’agricoltura è meno pesante e industria-
lizzata: agriturismi, florovivaismo, frutti di
bosco, enoagricoltura, produzioni di qualità, bioagricoltu-
ra, allevamenti di animali di piccolo taglio. Questa carat-
teristica ha fatto sì che, dove le aziende agricole più
industrializzate e dedite all’agricoltura intensiva hanno
patito gli effetti della crisi e della riduzione dei prezzi,
quelle femminili, di minori dimensioni e specializzate in
AGRICOLTURA,
LABORATORIO FEMMINILE
PER L’INNOVAZIONE
Le imprese agricoLe guidate da donne hanno
raggiunto un terzo deL totaLe deL settore.
sono in continua ascesa, nonostante
La crisi deL comparto primario.
Le imprenditrici hanno trasformato
gLi svantaggi deL gap di genere in fattore
di forza strategica e innovativa a vantaggio
deLLe proprie aziende
di Giovanna Badalassi
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