Numero 12 del 2006
Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie
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AFerrara si è costituito nell'autunnodel 2004 il coordinamento dei ricer-
catori precari dell'università, in rappre-
sentanza di 400 persone in prevalenza
donne. Il confronto con i colleghi degli
altri atenei e centri di ricerca ha per-
messo di inserirsi come nodo ferrarese
nella rete nazionale ricercatori precari
(RNRP). Al primo Convegno Nazionale
sul Precariato nell'Università e nella Ri-
cerca, organizzato a Ferrara nell'ottobre
del 2005, intervennero - per la prima
volta insieme - ricercatori precari, pro-
fessori, sociologi, rettori e politici. Il
convegno è stato un momento impor-
tante di presa di coscienza della reale
situazione dell'Università, riferisce Sil-
via Sabbioni, referente dei precari, che
abbiamo sentito insieme ad Alessandra
Molinari, "in quella occasione promuo-
vemmo il primo censimento ufficiale dei
ricercatori precari presenti nelle univer-
sità italiane tramite il Centro Studi del-
la CRUI, i cui risultati inediti sono stati
presentati al ministro Mussi".
Dal censimento risulta che nelle sole
università lavorano 40.000 ricercatori
precari, a cui si aggiungono i docenti a
contratto, i precari degli enti di ricerca e
gli specializzandi.
Quali sono le cause che hanno por-
tato alla situazione attuale?
I 60.000 docenti e ricercatori struttu-
rati, gli unici che il Ministro si ostina a
contare non sono stati sufficienti a reg-
gere il cambiamento provocato dal
massiccio incremento delle iscrizioni
(aumentate dell'80% nel periodo 1996-
2004) e degli insegnamenti determinato
dalla riforma Berlinguer Zecchino (la
cosiddetta 3+2). Ancor meno sono suf-
ficienti a collocare ad un buon livello la
ricerca italiana nella comunità scientifi-
ca internazionale, per rispettare gli im-
pegni assunti in Europa. Con scarsi fi-
nanziamenti, mai paragonati a quelli
degli altri paesi europei, l'università ita-
liana ha dovuto raddoppiare il persona-
le docente e di ricerca, avvalendosi di
studiosi altamente qualificati, che lei
stessa aveva provveduto a formare, ma
senza mai assumerli stabilmente: i ricer-
catori precari, appunto.
Silvia e Alessandra, quale risposta dà
la finanziaria ai ricercatori precari?
E' impossibile intravedere una rispo-
sta per i 40.000 ricercatori precari in
questa finanziaria che, se non cambie-
rà, stanzia risorse sufficienti a reclutar-
ne non più di 2000 in tre anni. L'Unione
era consapevole della gravità della si-
tuazione tanto da prevedere nel suo
programma un "… costante flusso d'im-
missione … di giovani qualificati … te-
nendo conto della necessità e urgenza di
incidere profondamente sull'enorme nu-
mero di persone che lavorano nelle uni-
versità e negli enti di ricerca con forme
innumerevoli di precariato". La finan-
ziaria disattende completamente il pro-
gramma.
In un momento congiunturale così
difficile per l'Italia non pensate che
il governo non potesse davvero fare
di più?
La debolezza dei provvedimenti per
l'università non dipende dalla scarsità
delle risorse, ma da un problema di scel-
te. Si potrebbero ridistribuire risorse già
stanziate in nome di una maggiore equi-
tà sociale, come ad esempio liberare le
risorse immobilizzate dalla casta dei
fuori ruolo, recuperare 200 milioni di
euro stanziati da Tremonti per l'IIT di
Genova senza valutazione e ancora
inutilizzati, apportare puntuali modifi-
che alla legge Moratti che destina risor-
se alle progressioni di carriera per an-
zianità consolidando vecchi privilegi
che nulla hanno a che fare con il meri-
to. A fronte poi dei 1000 milioni di euro
stanziati a favore della ricerca privata
il governo non ha trovato risorse per
quella pubblica. Dato che i privati han-
no un potenziale di ricerca praticamen-
te da inventare, non vincolare gli incen-
tivi all'assunzione a tempo indetermina-
to di ricercatori relega l'università in un
ruolo subalterno di serbatoio di perso-
nale qualificato a basso costo. Sono in-
centivi per la ricerca privata che non
combattono la precarietà, ma la favori-
scono.
Cosa significa vivere la condizione
della precarietà e quali conseguenze
avrà sull'intera società?
Viverla è estenuante. Molte di noi
hanno dovuto rinunciare alla seconda
maternità, spesso hanno dovuto riman-
dare la prima alla soglia dei 40 anni. Il
lavoro precario trasforma la vita in un
percorso costellato di incertezze: impos-
sibile programmare il futuro. L'entusia-
smo e l'ottimismo che dovrebbero, in
una società sana, caratterizzare le gene-
razioni più giovani ed essere la spinta
per tutto il paese si spengono troppo
presto. Tocca a questo governo prendere
in mano questa "Italia spezzata" sempre
più divisa tra chi vive nelle sicurezze e
nelle garanzie e chi (e sono sempre di
più) vive alla giornata. Per la nostra so-
cietà affrontare il problema della preca-
rietà è urgente tanto quanto sanare i
conti pubblici: la precarietà si paga og-
gi, poiché impoverisce il paese delle sue
risorse migliori e si pagherà domani ad
un prezzo incalcolabile per l'intera so-
cietà.
Il censimento dei cervelli
Ferrara
“per la nostra società
affrontare il problema della
precarietà è urgente tanto
quanto sanare i conti pubblici”
Donatella Orioli