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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
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sposto un accordo di programma con le Regioni per la
sperimentazione in ogni regione italiana di modelli ef-
ficaci di incontro tra domanda e offerta volti a dare si-
curezza alle famiglie e dignità di lavoro alle assistenti
familiari. Le regioni accettano di mettersi in gioco e
sperimentare l'inserimento di queste figure nella rete
dei servizi della non autosufficienza, confortate dalle
numerose iniziative attuate in questi anni.
La Regione Piemonte ha finan-
ziato nel periodo 2000/2006
cinque progetti rivolti a donne
occupate, finalizzati alla speri-
mentazione di servizi integrati
per il rafforzamento delle com-
petenze nell'area privata del-
l'assistenza familiare. La progettualità sperimentale ha
offerto diversi elementi di innovazione, come afferma
Teresa Angela Migliasso, Assessora al Welfare, Lavoro,
Immigrazione della Regione Piemonte "L'azione, finan-
ziata con 860mila euro attinti dalle risorse del Fondo
Sociale Europeo per il 2000/2006, ha avuto l'obiettivo
di favorire l'ampliamento e la qualificazione della pro-
fessionalità degli assistenti familiari già occupati, at-
traverso specifici percorsi formativi, con un migliora-
mento dell'offerta dei servizi "di cura". Nel complesso
sono stati realizzati con partner locali 5 interventi che
hanno raggiunto 144 persone, di cui 140 donne e 4 uo-
mini. Le partecipanti, in maggior parte donne, attra-
verso i percorsi integrati di informazione e rafforza-
mento delle competenze, hanno visto aumentare la
consapevolezza del valore del lavoro di cura e hanno
ottenuto una maggiore qua-
lificazione della loro attivi-
tà. La maggiore difficoltà in-
contrata è nata dalla non
facile conciliazione dei tem-
pi di lavoro e di formazione
per le donne che svolgono
attività lavorativa nelle fa-
miglie. Per questo abbiamo
deciso di integrare i percorsi
con un'azione che consentis-
se di sostenere la loro parte-
cipazione. Sono stati previ-
sti, e qui sta l'altro elemento
di innovazione, degli inter-
venti di sostituzione, finan-
ziati attraverso il Fondo del-
le Politiche Sociali, con l'isti-
tuzione di un Registro degli
Assistenti Familiari. L'azione
ha permesso alle donne im-
pegnate nel lavoro di cura
di farsi sostituire da altre fi-
gure per il tempo richiesto
dalle lezioni". Ma come funziona la formazione rivol-
ta all'assistente familiare che lavora? La sperimenta-
zione si articola in 5 progetti, promossi e finanziati
dall'Assessorato alla Formazione insieme all'Assesso-
rato al Welfare, con la creazione di percorsi modulari
integrativi costruiti sulle regole della formazione pro-
fessionale che rappresentano l'alternativa ai corsi an-
nuali di formazione di base (1000 ore) per il consegui-
mento della qualifica per Operatore Socio Sanitario
(O.S.S.), figura alla quale la Regione riconduce chi la-
vora presso il domicilio delle famiglie. Ogni modulo è
un tassello verso il riconoscimento professionale che
consente di operare nelle strutture socio-sanitarie, nel-
le cooperative sociali e nelle strutture per anziani. La
somma dei moduli, da realizzare anche sul lungo pe-
riodo perché cumulabili come crediti formativi, deve
condurre complessivamente al raggiungimento delle
1000 ore. La struttura modulare e flessibile della speri-
mentazione è stata pensata appositamente per favori-
re la partecipazione di chi svolge attività lavorativa
nelle famiglie e non può sostenere un impegno di for-
mazione a tempo pieno. Va in questa direzione anche
l'organizzazione del corso di sostituzione che ha favo-
rito in modo particolare la frequenza e l'adozione di un
intervento di tutoraggio nel luogo di lavoro in alterna-
tiva al tirocino. La sperimentazione, entrata nel vivo
nel 2006, si concluderà alla fine del 2007 e, se i ri-
scontri lo confermeranno, rientrerà nelle politiche ordi-
narie della Regione. "Attraverso la sperimentazione si
intendevano monitorare le esperienze sostenibili e li-
vello locale e premiare la capacità del progetto di met-
tere insieme l'ente pubblico e le associazioni. La pre-
senza di un ente gestore dei servizi locali ha garantito
la coerenza dell'attività con
le politiche di welfare a ca-
rattere locale - aggiunge An-
tonella Gianesin, Servizio
Politiche Sociali della Regio-
ne Piemonte - facendo emer-
gere anche altre esperienze.
Nel caso del "welfare fatto
in casa" la formazione può
concorrere ad aiutare l'inte-
grazione delle persone e a
parificare il lavoro di cura.
Ma il collegamento tra il
mondo privato dell'assisten-
za familiare e il mondo ge-
nerale dei servizi va affron-
tato in un quadro coordina-
to di politiche, facendo leva
su diversi livelli congruenti
che rispondono ad un dise-
gno complessivo con l'obiet-
tivo di rendere il lavoro di
cura a domicilio un anello
del welfare locale".
Le soluzioni della
Regione Piemonte
noidonne settembre 2007
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