Numero 4 del 2007
Al centro dell'attenzione
Testi pagina 23
noidonne aprile 2007 23
consenta di godermi qualche momento
in più con la famiglia. Da sempre so-
stengo che il senso di maternità signifi-
chi crescere le creature fino alla loro ma-
turità ed essere felici della loro indipen-
denza, non legandoli troppo a noi e
questo concetto l'ho esteso anche all'a-
zienda, riducendo qualche obiettivo
economico personale, in cambio di una
vita più conciliante con le proprie esi-
genze. Recentemente ho scritto un libro
dal titolo "Un'ora sola io vorrei" e quin-
di spero con questa ultima scelta, di tro-
vare questa ora.
Lei che ha avuto la possibilità di
confrontarsi con altre realtà, quali
sono, a suo avviso, le criticità in
Emilia-Romagna per le donne?
L'Emilia Romagna è una regione evo-
luta rispetto a tante altre regioni d'Ita-
lia, ma confrontandola con la mia espe-
rienza europea, la vedo ancora perden-
te. In Spagna, ad esempio, dove la cul-
tura è molto maschilista, le donne han-
no più posizioni di rilievo e questo è do-
vuto al fatto che la classe dirigente è più
giovane. Quella "vecchia" è stata spaz-
zata via e si è lavorato per il riequilibrio
non solo anagrafico ma anche di gene-
re. In Emilia-Romagna c'è un ricambio
generazionale troppo lento e troppo ma-
schile. A mio avviso, le donne hanno
una criticità macroscopica: non sanno
fare lobby e per questo sono più "debo-
li". Si sentono in colpa a parlare di fi-
nanza che vuol dire anche saper nego-
ziare i propri compensi lavorativi e,
molto spesso, sono loro stesse portatrici
di stereotipi, senza dubbio frutto della
nostra cultura.
Consapevole di rivolgerle una do-
manda che dovrei fare alle sue colla-
boratrici Le chiedo: ci sono dei van-
taggi ad avere una donna direttore?
Non sta a me rispondere, ma quello
che posso dire è che ho anteposto i biso-
gni delle risorse umane per migliorare la
produttività e operativamente ho messo
in atto delle azioni concrete di concilia-
zione attraverso l'attuazione di appositi
progetti. Credo che l'efficacia del lavoro
debba essere combinata all'efficienza e
quindi, contrariamente agli uomini, ri-
tengo che stare a lungo in ufficio non sia
obbligatoriamente sinonimo di efficien-
za. Un altro aspetto importante è la
semplificazione che non è sinonimo di
superficialità, ma spesso consente di ac-
corciare i tempi di esecuzione.
Le donne in modo particolare hanno
la capacità di fare questo e a mio avvi-
so molto bene, grazie alla loro concre-
tezza e alla semplicità innata.
Questa logica, che sto applicando in
Hera, ha l'obiettivo di liberare a tutti,
me compresa, un po' più di tempo per la
vita privata….speriamo!
“contrariamente agli uomini, ritengo che stare a lungo in
ufficio non sia obbligatoriamente sinonimo di efficienza”
Gentilissima dottoressa, Le scrivo
perché credo di avere un problema.
Mi spiego meglio, ho 37 anni e da 10
lavoro per un'azienda che produce soft-
ware come impiegata. Da due anni la fi-
glia del mio responsabile mi affianca in
mansioni di segreteria. Poiché la società
non è molto grande, mi occupo contem-
poraneamente dell'editing delle presentazioni, di contabilità e di assi-
stenza al Direttore Generale. Il lavoro è molto e spesso devo fermarmi
oltre l'orario per finire le pratiche più urgenti. Comunque, gli straordi-
nari non sono retribuiti. Nonostante la mia buona volontà, da qual-
che tempo il mio responsabile si lascia "sfuggire" commenti quali "Lei è
distratta", "cosa fa quando non ci sono?", "si fa sempre gli affari suoi",
"Le segno in rosso gli errori come alle elementari"… commenti di que-
sto tipo insomma, sempre fatti con il sorriso mettendomi in imbarazzo
di fronte ai colleghi. Può comprendere bene come ci rimango io che mi
sono sempre comportata correttamente, che non ho fatto mai un pau-
sa più lunga di quello che mi spettasse e che quando sto poco bene, mi
presento lo stesso al lavoro. Sono sempre stata tranquilla e sicura di
me mentre da qualche tempo mi sento ansiosa e non riposo bene.
Penso spesso a cambiare lavoro ma le aziende ormai propongono
contratti a progetto o a tempo determinato e quando mi presento per
un colloquio mi sconsigliano di lasciare un lavoro "sicuro" per uno pre-
cario. È possibile che io sia diventata oggetto di "mobbing" da parte
del mio capo? Può darmi un consiglio per affrontare questa situazio-
ne?
Pamela Costantini - Castenaso (BO)
Cara Pamela, il "mobbing" (dall'inglese TO MOB = attacco) è una
pressione esercitata sul luogo di lavoro attraverso comportamenti ag-
gressivi o vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori. Da quello
che mi scrivi potresti essere vittima di questo fenomeno, anche se è dif-
ficile da provare. Che siano fatti o no con il sorriso, i commenti che ri-
porti sono un vero modo per metterti a disagio, che generano un sen-
so di inquietudine e di insicurezza, insonnia e problemi depressivi. Nel-
le donne, soprattutto, le pressioni psicologiche possono produrre com-
plessi di inferiorità, senso di inadeguatezza e un forte abbassamento
dell'autostima. Il rischio è che la vittima lasci il posto di lavoro pur di
cambiare. Come sopravvivere al mobbing? Non esiste ancora una le-
gislazione precisa relativa al mobbing, anche se rientra nei reati pre-
visti e penalmente perseguibili e c'è una scarsa giurisprudenza.
Qualche consiglio. Fai un diario. Registra ora e data, descrizione di
ogni commento, annotando se c'erano testimoni presenti; Tieni un re-
soconto dei risultati psicofisici che questo produce, al fine di un'even-
tuale richiesta di risarcimento per lesioni personali; Trova colleghi dis-
posti a testimoniare le situazioni che vivi; Cerca di parlarne con le per-
sone che ti sono vicine, non per focalizzare il dramma che stai viven-
do ma anche, e soprattutto, come conforto; Iscriviti ad un'associazio-
ne contro il mobbing, verificando che sia apolitica e che non abbia
scopo di lucro; Rivolgiti ad un buon avvocato, che non abbia contat-
ti con la tua azienda e, se ritieni che sia il caso, ricorri alle vie legali;
Infine, come fare a cambiare lavoro? Se la situazione non la trovi so-
stenibile, cerca un'alternativa. Nessuna persona deve restare in una
condizione che la mortifica, lavorativa o personale che sia!
Cristina Melchiorri
Un mobbing subdolo