Numero 9 del 2008
Stampa: libertà vigilata
Testi pagina 23
noidonne settembre 2008
peggio, passava l'immagine della donna credo sia un ele-
mento che ha concorso a determinare la situazione in cui
ci troviamo oggi. Qualche anno fa Beppe Severgnini si
domandava 'come è successo che prima i calendari stava-
no confinati nelle officine dei meccanici e nelle botteghe
dei barbiere e adesso campeggiano nei luoghi più visibili
delle nostre edicole'. Noi addetti alla comunicazione, non
possiamo dire che è cambiata la società. C'è un rapporto di
causa ed effetto, se sedicenti Tg costruiscono pezzi interi di
cosiddetto telegiornale sul back stage dei calendari e sulle
vicende di veline e calciatori. Pesa quell'informazione,
soprattutto televisiva, definita 'light', delle 'soft news'.
Dietro a questa idea frizzante, seducente dell'informazione
c'è un problema di qualità di contenuti, di serietà dell'in-
formazione, di spazi dedicati". Il rischio di censura può pas-
sare anche attraverso la dimensione economica. C'è la
minaccia seria di tagli ai contributi pubblici per l'editoria.
"Non può passare, neppure se a sostenerla è un personag-
gio popolare come Grillo, l'idea che ogni euro di contribu-
to pubblico sia uno spreco, una ruberia, una clientela. In
questo clima di antipolitica in cui emergono le denunce
spesso giustificate di come il denaro pubblico talvolta non
venga usato bene, non può accadere che questa critica tra-
scini con sé anche quell'idea, costituzionalmente basata ed
espressa poi nella legge sull'editoria, che l'informazione è
un bene pubblico che come tale merita di essere tutelato
con rigore, trasparenza ovviamente senza sprechi e cliente-
le. Siamo una situazione in cui grande è l'aiuto che viene
dato dallo Stato a grandi case editrici, a pilastri dell'infor-
mazione, mentre si tende a falcidiare le voci più anomale,
più originali, meno legate alle corrente principali della pub-
blica opinione. Come sindacato dei giornalisti stiamo nella
discussione sui contributi all'editoria con l'idea che i contri-
buti pubblici devono andare anche e forse soprattutto lad-
dove non c'è una spontanea logica di mercato a portare
capitali. Siamo nel paradosso per cui chi è quotato in borsa
ha i contributi e altri non hanno sostegno sufficiente.
Questa è una stortura che vogliamo provare a correggere.
Non c'è da parte nostra un atteggiamento anti- mercato,
semplicemente riteniamo che non tutto possa esaurirsi in
una logica di mercato brandita come una clava con cui zit-
tire le voci anomale". La regolamentazione della pubblica-
zione delle intercettazioni è questione aperta. E pericolosa.
"Quello cui stiamo assistendo in queste settimane è il ten-
tativo di zittire noi ma, ancora più grave, il tentativo di
impedire all'opinione pubblica di conoscere alcune vicende
di grande rilevanza sociale. Si fa confusione tra pettego-
lezzo e notizie riducendo tutto al tentativo dei giornalisti di
devastare le reputazioni individuali. Ci sono stati alcuni
eccessi ed errori, ma complessivamente credo che l'infor-
mazione italiana in questi anni abbia assolto a un ruolo
importante nel rendere conoscibili vicende (le scalate edi-
torial finanziarie dei furbetti del quartierino, le inchieste
sulle vallette e la Rai, il crac Parmalat, le recenti vicende
della Clinica Santa Rita in Lombardia). Penso anche io che
non andava pubblicato l'sms di Anna Falchi all'allora mari-
to e Ricucci, ma il problema è che vogliono impedirci di dar
notizia del bacio che Fiorani voleva dare ad Antonio Fazio.
E quella notizia raccontava come funzionava una fonda-
mentale istituzione italiana. Questo è il tema in discussio-
ne. Non lo scopriamo oggi: siamo impegnati contro il
governo di centrodestra, ma in passato il centrosinistra
aveva messo a punto un disegno di legge ugualmente peri-
coloso, senza prevedere il carcere come il disegno di legge
Alfano". Secondo lei è minacciata, oggi in Italia, la libertà
di informazione? "Direi di sì. Non perché ci sia una tenden-
za autoritaria in atto, ma c'è un modo soffuso per farci cre-
dere che con la quantità di informazione che abbiamo le
domande di pluralismo sono spontaneamente soddisfatte.
In breve tempo potremmo trovarci in una situazione in cui
alcune vicende di indubbio rilievo sociale potrebbero non
essere più conoscibili all'opinione pubblica".
Tiziana Bartolini
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Dichiarazione della federazione
europea dei giornalisti
L'assemblea della Federazione europea dei giornalisti,
riunita a Berlino nel mese di giugno, ha votato all'unani-
mità un documento di condanna della stretta sulle inter-
cettazioni voluta dal governo italiano e le sanzioni penali
previste contro i giornalisti: "L'assemblea annuale della
Federazione europea dei giornalisti condanna il progetto
di legge del governo italiano che, con la scusa della pri-
vacy, vuole stabile san-
zioni penali - fino a tre
anni di carcere - per i
giornalisti che pubblichi-
no informazioni o citino
notizie di inchieste giudi-
ziarie. È il caso soprattut-
to delle intercettazioni telefoniche disposte dalla magi-
stratura. Questa è un'iniziativa che mette il bavaglio ai
giornalisti e impedisce ai cittadini di essere informati su
temi d'interesse pubblico compresi nelle inchieste giudi-
ziaria. Questo modo di procedere è contrario ai principi
universali dei diritti dei media e della loro funzione nelle
democrazie moderne. I giornalisti, infatti, non devono
nascondere le informazioni d'interesse generale, sia origi-
nate da fonti libere sia da fonti confidenziali, che essi
hanno il dovere di proteggere. Il progetto di legge del
governo italiano è contrario alle convenzioni internazio-
nali e alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti
dell'uomo. L'assemblea annuale della Fej sostiene il sinda-
cato dei colleghi italiani, la Fnsi, nel suo contrasto, nella
sua opposizione contro il disegno di legge e fa appello al
Parlamento italiano a non approvarlo o a modificarlo pro-
fondamente".