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Numero 4 del 2008

UDI: 50E50, donne e rappresentanze


Foto: UDI: 50E50,  donne e rappresentanze
PAGINA 23

Testi pagina 23

noidonne aprile 2008 23
Tra le misure a sostegno dell'occupa-
zione femminile ipotizzate dalla Nota vi
sono anche le politiche fiscali sia sul
versante delle imprese che assumono
personale femminile (riducendo il cari-
co fiscale sulle aziende che assumono
donne in aree svantaggiate), sia attra-
verso riduzioni fiscali sul reddito perce-
pito dalle donne che lavorano, così da
incentivarle a restare nel mercato del
lavoro.
Alcune cose si sono già fatte e si
stanno facendo: disposizioni della scor-
sa finanziaria prevedono infatti il soste-
gno all'imprenditoria femminile, stan-
ziamenti per la diffusione della cultura
e delle politiche di responsabilità socia-
le d'impresa, l'introduzione del congedo
di maternità e parentale nei casi di ado-
zione e affidamento, lo sviluppo di un
piano contro la violenza alle donne, il
contenimento degli incarichi, del lavoro
flessibile e straordinario nelle pubbliche
amministrazioni (favorendo invece il te-
lelavoro e la riorganizzazione dei tempi
di lavoro), il miglioramento dei para-
metri di calcolo della contribuzione fi-
gurativa.
È la maternità ancora oggi il primo
problema per le lavoratrici che devono
conciliare gli impegni familiari con
quelli lavorativi in un contesto sociale
che ancora non sostiene a sufficienza le
famiglie. Ecco quindi che aumentano le
dimissioni delle lavoratrici madri e i
cambi di mansione al rientro dopo la
gravidanza. Oltre ai problemi di conci-
liazione vi sono quelli legati alle discri-
minazioni che ancora colpiscono le gio-
vani donne che devono affacciarsi al
mondo del lavoro, considerate un po-
tenziale costo per l'azienda perché "a ri-
schio maternità". Solo una cultura e una
società miopi possono considerare la
maternità un costo e non un valore, un
investimento nell'attuale scenario di de-
ficit demografico che stiamo attraver-
sando e che rende la nostra società vec-
chia. Il carico di cura che grava sulle
spalle delle donne non riguarda soltan-
to i figli, ma anche i genitori anziani.
Come ha osservato Flavio Delbono, Vi-
ce Presidente della Regione Emila-Roma-
gna, nei prossimi anni la popolazione
sarà polarizzata sui segmenti demogra-
fici con maggiori necessità di cura ed è
necessario che la rete di welfare se ne
prenda carico. Nella stessa Regione
Emilia-Romagna, come spiegato da
Paola Cicognani, Responsabile del Ser-
vizio Lavoro della Regione, nonostante i
tassi di occupazione femminile abbiano
ormai superato gli obiettivi di Lisbona,
permangono degli squilibri per quanto
riguarda la qualità del lavoro femmini-
le, in termini di retribuzioni e stabilità
occupazionale.
La scarsa occupazione femminile e la
segregazione che coinvolge le donne nel
mondo del lavoro rappresentano un
danno per l'intera società e per l'econo-
mia in generale, perché rappresentano
uno spreco di risorse e talenti che non
possiamo più permetterci.
* in collaborazione con Sara Rambaldi
per l'Italia l'obiettivo di Lisbona del 60% di occupazione
femminile nel 2010 è ancora lontano. Siamo molto al di sotto
della media dell'Unione Europea. E il Sud ancora di più
Gentile dottoressa,
ho avuto modo di leggere, in va-
rie occasioni, la sua rubrica a casa
di mia mamma e ho deciso di
esporle la mia esperienza.
Mi chiamo Federico e ho 24 an-
ni. Da 4 anni, insieme ad un mio
caro amico, subito dopo le superio-
ri, ho fondato una società che si
occupava prevalentemente di assistenza informatica alle
aziende. Nonostante la nostra giovane età e nonostante fos-
simo appena entrati nel mercato, i contratti arrivavano ed il
lavoro era molto, anche se i pagamenti non erano sempre
puntuali, cosa che creava non poche preoccupazioni. Con il
mio socio filava tutto liscio e siamo sempre andati d'accordo.
A seguito di una cantonata presa con un cliente (in breve:
abbiamo comprato ed installato dei macchinari in una so-
cietà che il giorno dopo è sparita, rimettendoci un sacco di
soldi dato che avevamo anticipato tutto noi e trovandoci con
tasse da pagare su quelle forniture), abbiamo deciso di chiu-
dere la società e di andare ognuno per la nostra strada.
Il mio ex-socio ha cambiato completamente attività mentre
io sono rimasto nel campo dell'informatica. Adesso ho molte
più responsabilit dato che, grazie a delle conoscenze, sto la-
vorando come libero professionista in qualità di tecnico, ma
mi manca il continuo scambio sulle decisioni da prendere.
Come posso sopperire a questo scambio di informazioni che
a volte mi farebbe sentire meno esposto?
Federico Galimberti (Vicenza)
Caro Federico, mi spiace molto per quello che è successo al-
la vostra società, partita con le migliori intenzioni. Purtrop-
po il tipo di struttura finanziaria che abbiamo in Italia, nel-
la quale dobbiamo anticipare all'erario somme che non sono
state ancora concretamente acquisite, molto spesso è motivo
di crollo di società, soprattutto quando sono così nuove o
con persone così giovani che non hanno ancora una propria
solidità finanziaria alle spalle. Bisogna sempre tenere in con-
siderazione, quando si costituisce una società, che lo slancio
vitale dell'entusiasmo del momento deve essere supportato
anche da una programmazione molto accurata che tenga in
considerazione queste scadenze.
Lo scambio di informazioni che per tutti è molto importan-
te, soprattutto in un settore che è in continua evoluzione, può
essere colmato creando delle relazioni con altri tecnici che la-
vorano nello stesso ambito. Prova a collaborare con grandi
aziende all'interno delle quali esiste una vera e propria rete di
assistenza che ti permetta in questo modo di legare con altri
colleghi con i quali scambiare punti di vista e trovare possi-
bili soluzioni. In bocca al lupo!
Cristina Melchiorri
Gli scambi che aiutano
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