Numero 8 del 2010
Idee in viaggio
Testi pagina 23
21noidonne | luglio-agosto | 2010
JOB&JOB
ti gli esami di psicologia, senza però arriva-
re a laurearsi, un progetto interrotto dal-
l’arrivo di tre figli, molto seguiti. Passare dal-
la famiglia alla libreria, è stato
difficile?
No, una famiglia è a tutti gli effetti
un’impresa organizzativa ed eco-
nomica, e portarla avanti è fare la-
voro imprenditoriale. Invece è sta-
to difficile trovare un locale ade-
guato per la libreria. Volevo uno
spazio luminoso, comodo in cui la
gente si sentisse a suo agio. Un luo-
go dove facesse piacere incontrar-
si in maniera non legata a ruoli, sta-
tus, ma dove venire a pescare del-
le idee nei libri per poi scambiarle
con gli altri, proprio quello che qui
mancava, a parte i trenta bar. Se-
condo me, quando due persone si in-
contrano e riescono a parlarsi veramen-
te, stanno facendo cultura quindi, da questo punto di
vista, volevo un luogo dove si facesse cultura.
A sette anni di distanza, L’isola che non c’è,
è ancora al suo posto, nella bella sede am-
pia e luminosa che Maria infine ha trovato.
Luogo d’incontro, di incroci, di
iniziative, sta riuscendo a
creare un gusto per la let-
tura, per l’ascolto, e in defi-
nitiva un diverso humus del
posto, un’idea più consape-
vole di comunità.
Non è solo merito mio, in tanti ave-
vamo maturato le stesse esigenze.
Ne sono testimonianza il mio zoccolo
duro di frequentatori, le sinergie pro-
gettuali con alcune persone moti-
vate, e i tanti giovani che mi hanno
appoggiato e che considerano la li-
breria un punto di riferimento. Con-
vinta che si diventa lettori da picco-
li, questa energica libraia un giorno a
settimana se ne va, con una valigia piena
di libri, a leggere storie nelle classi della scuola ele-
mentare, materna e media, e i bambini del paese ormai
la chiamano festosamente “Maria raccontastorie”
( )
LUOGO
D’INCONTRO,
DI INCROCI,
DI INIZIATIVE,
STA RIUSCENDO
A CREARE
UN GUSTO
PER LA LETTURA,
PER L’ASCOLTO,
E IN DEFINITIVA
UN DIVERSO HUMUS
DEL POSTO, UN’IDEA
PIÙ CONSAPEVOLE
DI COMUNITÀ
In tempi di crisi e di cassa integrazione, di col-lasso matrimoniale e di gap economici,
constato che sempre più spesso noi donne fac-
ciamo fatica a manipolare il denaro e se ab-
biamo un gruzzoletto evitiamo di fare investi-
menti azionari ad alta rendita, perché abbia-
mo bisogno di tenere il nostro risparmio liquido
e disponibile. Per tradizione alle donne è sta-
to insegnato che salvaguardare il capitale è la
migliore strategia finanziaria in cui possono spe-
rare. Non correre rischi,volare basso e spendere
il meno possibile. E invece oggi la disponibili-
tà ad assumere rischi calcolati è diventata es-
senziale per produrre reddito: chi rimane nel
mercato dei certificati di deposito e dei fondi
monetari ha molto da aspettare, dicono gli
esperti. Noi donne abbiamo certamente im-
parato a guadagnare ma facciamo fatica ad am-
ministrare. Una giovane che voglia assicurar-
si il proprio futuro deve impiegare parte del ca-
pitale in investimenti con un certo margine di
rischio .Sul piano psicologico questo vuol dire
essere capaci di reggere l’ansia, quella connessa
al fatto di versare soldi in investimenti, e la pau-
ra spesso pervasiva associata al tema di af-
frontare la volatilità del mercato. Da una recente
indagine demoscopica effettuata sul rapporto
ambivalente che corre tra sesso femminile e de-
naro è emerso chiaramente che noi donne sia-
mo paralizzate al riguardo: alla domanda su cosa
significasse per loro il denaro, il 40% delle don-
ne risponde con aria sognante ‘libertà e indi-
pendenza’ e le più pragmatiche ‘sicurezza di pa-
gare i conti’, i propri conti di casa e famiglia.
Ma perché siamo così limitate nella nostra ca-
pacità di agire? Eppure una maggiore ric-
chezza è un obiettivo perfettamente ragione-
vole, e per imparare a investire bene basta vo-
lerlo. Bisogna essere disposte a mettersi in gio-
co e sbagliare: troppo spesso decidiamo qua-
si inconsciamente che l’uomo deve rischiare,
a noi spetta spendere o accumulare riserve. E
invece credo che darci successo finanziario
esprima anche una cura di noi stesse riuscendo
davvero a “femminilizzare” il denaro. Diverso
è il potere aggressivo in cui il denaro è usato
e accumulato dal potere interiore fornito dal-
la possibilità di gestire il nostro denaro con-
sapevoli di avere tutti gli strumenti necessa-
ri per affrontare qualunque imprevisto. E vi pare
poco di questi tempi?
idee di Catia Iori
MA IL DENARO È DONNA?
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