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Numero 6 del 2010

Spot! Pubblicità & dignità


Foto: Spot! Pubblicità & dignità
PAGINA 23

Testi pagina 23

Fiorenza è goriziana DOC, in un'altravita era responsabile di amministra-
zione in una grossa azienda metalmec-
canica del centro-Italia, dove ha incon-
trato il suo futuro marito, un ingegnere.
Dopo tre figli e tanti trasferimenti in gi-
ro per l'Italia, si stabilisce ad Aiello del
Sabato, Irpinia. Fiorenza non sa stare
ferma. Sa occuparsi di tutto. Inizia a fa-
re marmellate per quella caratteristica
tutta femminile di conservare ricreando
e anche un po' per gioco. L'idea e la pas-
sione si sono, col tempo, trasformate in
attività produttiva: "Un po' lo dobbia-
mo anche all'Associazione Donne in
Campo, che ci ha spinto a diventare
azienda a tutti gli effetti". Infatti, dopo
un inizio come ditta individuale, ora
Fiorenza è in società con la figlia e con-
ta di ampliare la produzione. "La nostra
materia prima proviene per il 90% dai
nostri campi e dai campi locali. Si può
ben dire che è una produzione a km 0 e
completamente biologica. Solo le aran-
ce provengono da un convento sulla co-
stiera amalfitana" spiega Francesca.
La caratteristica di questi prodotti ri-
siede, infatti, nella ricerca e sperimenta-
zione. Oltre alle confetture di frutta
(classiche e/o fantasiose), nascono le
confetture di melanzane con limone e
mandorle, di cipolle (ramate, rosse, al
vino bianco, con l'uvetta, con succo d'a-
rancia), di zucchine, di pomodori (ver-
di, cuore di bue e di Sorrento), di pepe-
roncini piccanti (per i formaggi), di ba-
silico e noci per un accoppiamento con
mozzarella di bufala, di zucca e zenze-
ro e finanche di ortiche. "La materia pri-
ma più laboriosa è la cipolla, quella più
difficile è il peperoncino", confessa Fran-
cesca. Fiorenza e Francesca sono donne
entusiaste, circondate da tutti i colori
della frutta e dei loro variopinti barat-
toli. Francesca (ingegnere meccanico)
ha una sorella, Laura (chimico) che vi-
ve a Messina, ma Fiorenza vorrebbe che
lavorasse nell'Azienda. Francesca, inve-
ce, dopo una significativa esperienza di
ricerca universitaria (come tesi progettò
una macchina insaccatrice ed impallet-
tatrice, che le valse la lode) e dopo due
anni come responsabile di produzione
in un'azienda metalmeccanica, ha deci-
so di abbandonare tutto per dedicarsi
alle sue passioni: creare gioielli con pie-
tre dure e filo di acciaio, ricamare il
punto croce e fare le marmellate.
C'è anche un terzo fratello, Corrado,
ingegnere, che lavora in una delle car-
tiere storiche di Cava de' Tirreni.
Il marito di Fiorenza, Sergio, è il pri-
mo supporter del Poggio del Picchio: ha
investito con la moglie e la figlia in que-
st'attività ed è entusiasta. Tutti loro so-
no davvero una famiglia interessante.
Il Poggio del Picchio organizza gior-
nate di degustazione per l'Irpinia, per
insegnare gli accostamenti delle confet-
ture e delle gelatine con gli altri cibi del-
la tradizione mediterranea. È un'azien-
da presente nella rassegna "Buon paese"
di SlowFood tra gli ottomila "buoni"
agro- alimentaristi d'Italia. Spesso Fio-
renza e Francesca incontrano i bambini
delle scuole: "I bambini sono curiosi. E
devo dire che sanno riconoscere il valo-
re dei prodotti. Ci dicono che la nostra
marmellata di castagne è più buona
della Nutella." La famiglia di Fiorenza
ama l'Irpinia e quello che sa dare. Le at-
tività di Fiorenza, del marito Sergio, e
della loro figlia Francesca, oltre ad esse-
re un eccellente esempio d'intelligenza
delle mani, sono un tributo ai prodotti
di questa verde e sconosciuta terra.
noidonne giugno 2010 23
Il mantra delle marmellate
Fiorenza Giselico
Marika Borrelli
il gusto del biologico
fra tradizione e innovazione
Sono una madre romana di quaran-
ta anni, con una figlia di cinque anni
e, nonostante i tempi bui, resto ostina-
tamente femminista. Quando raccon-
to a mia figlia le favole per farla ad-
dormentare, quelle che mia mamma
raccontava a me da piccola, come
Cenerentola o Biancaneve, mi appare
chiarissimo che il racconto trasmette
modelli di donne piuttosto subalterne,
che vivono in attesa del principe azzurro. E non è certo questo
messaggio che vorrei far passare nella testolina sveglia della mia
bambina, che assorbe tutto come una spugna…
Marta Di Cera - Roma
Cara Marta, come non essere d'accordo con te? È così vero che
in Spagna il Governo Zapatero e la Ministra dell'Eguaglianza, la
trentatreenne Bibiana Aidò, in accordo con il Sindacato degli in-
segnanti Fete-Ugt hanno lanciato una campagna chiamata "Edu-
cando nell'uguaglianza" che, con 40.000 opuscoli, distribuiti ai
docenti di tutte le scuole del paese smonta la visione "maschili-
sta" delle favole tradizionali. Qui si legge:
"Quando raccontiamo le fiabe, regaliamo parole e le parole so-
no un alimento tanto importante come il cibo e il sonno… vo-
gliamo insegnare a leggere in forma critica le fiabe che usano gli
stereotipi sul ruolo di donne e di uomini." Naturalmente questa
mossa ha suscitato scalpore nel mondo culturale spagnolo: "il
governo per ora ha salvato solo Cappuccetto rosso, per il colore
del cappello" ha ironizzato lo scrittore conservatore Alfonso Us-
sia. Nella campagna viene proposta anche una nuova fiaba,
"femministicamente" corretta, "la principessa differente", che co-
mincia così: "Non molto tempo fa c'era una principessa che si
chiamava Alba Aurora, delicata ed amabile, ma anche molto
agile e sportiva, a cui piaceva, tutti i sabati, scalare montagne o
fare camping in spiaggia." Anche qui c'è un principe, che bussa
alla finestra di Alba e si offre di salvarla da un mago malvagio.
"Io non ne conosco, risponde lei, ma se ce ne fosse uno troverei il
modo di liberarmene da sola. Il principe, tristissimo, fa per an-
darsene, ma Alba lo richiama e gli propone di visitare la Mura-
glia cinese in moto. Lui accetta entusiasta… poi salgono sulla
moto e… diventarono buoni amici…"
Cristina Melchiorri
Femminismo in favole
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