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Numero 2 del 2012

Lavorare per 5 euro l'ora


Foto: Lavorare per 5 euro l'ora
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ritti alle prestazioni di sicurezza sociale nemmeno in caso
di maternità o disoccupazione e caratterizzato da con-
dizioni di lavoro che possono essere non decenti, e per-
sino abusive. Infatti le lavoratrici coinvolte appartengo-
no di frequente alle categoria sociale più vulnerabile: quel-
la delle immigrate extracomunitarie.

I contratti a tempo determinato e interinali sono rego-
lati in modo diverso nei vari paesi membri, ma è comune
che comportino effetti negativi rispetto alle prestazio-
ni di sicurezza sociale, in particolare per quanto riguarda
le indennità di disoccupazione.

Le lavoratrici con contratti temporanei sono esposte al
rischio di esclusione dalla protezione contro i licenzia-
menti illegali anche durante la gravidanza e la mater-
nità: la scadenza del termine di fatto erode o cancella
il diritto fondamentale delle lavoratrici alla tutela della materni-
tà facendo venir meno la tutela contro il licenziamento. Sotto que-
sto profilo l'impatto negativo è forte e si somma al fatto che la
misura delle indennità per congedi di maternità è a volte inferiore
rispetto a quella delle lavoratrici standard.

Dati dell’OCSE indicano che i lavori temporanei sono associati con
una penalizzazione salariale rispetto a quelli a tempo indeter-
minato. In Italia, ad esempio, le donne occupate con contratti di
lavoro parasubordinato (collaborazioni, contratti a progetto) mo-

L'EUROPA



strano, secondo dati recenti dell'Inps, addirittura guadagni medi
pari al 50% di quelli degli uomini.lo

La maggiore presenza di donne nei lavori precari è dunque un
elemento di rilievo dell'ampio differenziale retributivo che si ri-
scontra nell'UE.

Gli effetti dell'accumulo di svantaggi retributivi e previdenziali con-
nessi ai lavori precari nel corso della vita diventano particolar-
mente visibili sui trattamenti pensionistici, tanto più nei sistemi
pensionistici basati sul sistema contributivo.”

La crisi economica esplosa al massimo della virulenza nel 2009
ha fatto emergere drammaticamente gli effetti della precariz-
zazione del lavoro.

La perdita di posti lavoro ha portato nel febbraio 2010 al 9,6%



il tasso di disoccupazione dell'UE e quello giovanile al 21,4%, più
del doppio di quello totale.12 tra il maggio 2008 e il settembre
2009, il tasso di disoccupazione nell'Unione è aumentato più sen-
sibilmente per gli uomini (dal 6,4% al 9,3%) che per donne (dal
7,4% al 9%) in quanto i settori finanziario, dell'industria e delle
costruzioni, a prevalenza di manodopera maschile, sono stati i pri-
mie i più duramente colpiti. Successivamente, però, i tassi di di-
soccupazione femminile e maschile si sono mediamente assestati
su un ritmo di crescita simile riflettendo l’allargamento della cri-
si ad altri comparti in cui la composizione degli occupati per ses-
so è più equilibrata e anche al settore femminilizzato dei servi-
zi e del commercio.13 Comunque in tredici Stati membri, la di-
soccupazione è sempre rimasta più elevata fra le donne (in Gre-
cia oggi è al 19,5% contro il 13,8% di disoccupazione maschile).
La disoccupazione femminile risulta però sottostimata se non si
tiene conto del fatto che durante la recessione è ulteriormente
aumentata la sovrarappresentazione delle donne tra gli inattivi:
rappresentano più dei due terzi dei 63 milioni di persone tra 25-
64 anni che sono inattive nell'Unione europea. Così come è au-
mentata la loro sovrarappresentazione nel part-time involonta-
rio e tra i disoccupati part-timer, ossia tra i lavoratori a tempo par-
ziale che vorrebbero aumentare il loro orario di lavoro ma non
sono registrati come disoccupati.

La crisi ha evidenziato drammaticamente il problema del-
l'esclusione in molti paesi dei lavoratori non-standard dai siste-
midi protezione sociale e in particolare dall'accesso ai sussidi di
disoccupazione. Si è reagito alla crisi con la ulteriore diffusione
di contratti atipici a scapito dei contratti di lavoro standard.

Il rischio che si sta profilando è quello paventato anche dal PE e
dalla Commissione europea di una fuoriuscita dalla crisi attraverso
la sostituzione dei contratti di lavoro standard con quelli atipici
e precari. Sta emergendo che queste forme di flessibilità del la-
voro più che funzionare come trampolino per un'occupazione sta-
bile per gli outsider del mercato del lavoro rischiano di intrappolare
nella precarietà, mentre aggravano la segmentazione dei mer-
cati del lavoro, rendendo socialmente esplosiva la divisione e le

noidonne | febbraio | 2012

finìw

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