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Numero 6 del 2015

Cibo ribelle - Speciale donne arabe


Foto: Cibo ribelle - Speciale donne arabe
PAGINA 23

Testi pagina 23

21Giugno 2015
36,8% delle donne in Italia sono sovrappeso o obese con-
tro il 55,6% degli uomini) e quindi sono meno soggette a
fattori di rischio per la propria salute.
Tutto bene quindi? Si e no. Rimangono forti criticità a
seconda delle classi sociali e del livello di istruzione che
mettono maggiormente a rischio l’alimentazione e la salute
degli adulti e dei bambini, e che richiedono un percorso
di crescita e di consapevolezza non solo delle donne ma
anche degli uomini.
Tra gli uomini over 15 i laureati sovrappeso o obesi sono
infatti il 46,4% contro il 68,7% di coloro che non hanno su-
perato la licenza elementare, mentre tra le donne over 15 le
laureate sovrappeso o obese sono il 19,9% contro il 57,7%
delle donne con licenza elementare.
L’alimentazione corretta dei bambini, e il ruolo prevalente
delle madri in questa attività, rappresenta poi un ambito di
particolare criticità sociale e sanitario che le chiama ad un
percorso di crescita nella gestione della loro salute sempre
più consapevole.
Tra i bambini4 di 8-9 anni infatti quelli in sovrappeso sono il
20,9% e quelli obesi il 9,8%, con una maggiore concentra-
zione nelle regioni del centro e del Sud. Importante (anche
qui!) è il ruolo delle madri dei bambini in sovrappeso. Tra
queste infatti il 38% ritiene che il proprio figlio sia sotto-
normopeso e solo il 29% pensa che la quantità di cibo da
lui assunta sia eccessiva.
È insomma una grande fatica, preparare da mangiare per
tutta la famiglia, stare dietro alla salute di tutti, sopporta-
re e superare i capricci alimentari dei bambini e, spesso,
dei grandi. Avere rigore e disciplina ogni giorno, o almeno
provarci.
Una fatica che però, oltre ad essere un fardello di re-
sponsabilità spesso opprimente, rappresenta anche un
importante potere economico e, alla fine, se lo vedia-
mo in prospettiva più ampia, anche politico. Se infatti le
famiglie spendono in acquisto di alimenti e bevande non
alcoliche 143,2 miliardi di Euro5 l’anno, e se consideriamo
che la responsabilità della spesa quotidiana ricade soprat-
tutto tra le incombenze femminili, capiamo immediatamen-
te il potere economico in questo ambito che hanno le don-
ne, e la rincorsa dell’industria alimentare ad aggiudicarsi le
loro scelte di acquisto.
Come vengono spesi questi 143,2 miliardi di Euro? Lo
sappiamo bene, ogni volta che andiamo a fare la spesa,
ma è interessante vedere i dati dei segmenti di mercato
più salutisti. Per la nostra italianissima dieta mediterranea,
che è indicata come una delle più sane, se adottata senza
eccessi, si parla di un giro d’affari di 35 miliardi di Euro6 e
di un valore potenziale del “brand” di un miliardo di Euro.
Tutto l’alimentare bio coinvolge il 68% degli italiani per un
fatturato complessivo di 3,1 miliardi di Euro7, mentre per
i soli prodotti dietetici (barrette, beveroni, pasti sostitutivi,
prodotti fatti apposta per chi segue un determinato regime
alimentare), si spendono 150 milioni di Euro l’anno8.
Le donne hanno quindi un forte potere di acquisto in
questo ambito, e possono fare la differenza nello sce-
gliere di mangiare più o meno sano, nel rivolgersi a ne-
gozi bio o a prodotti delle multinazionali, dietro ai quali
si nascondono interessi economici di rilevanza mondiale
che troppo spesso vanno a scapito della qualità del cibo.
Si calcola infatti che il 70% dei prodotti alimentari sia con-
centrato in sole 10 multinazionali che fatturano ogni anno
450 miliardi di dollari e hanno una capitalizzazione di 7.000
miliardi9. È facile immaginarne il potere di persuasione at-
traverso campagne di marketing di livello globale, soprat-
tutto rispetto ai ceti sociali più modesti e con un livello di
istruzione inadeguato a proteggerli dalla forza accattivante
del messaggio pubblicitario.
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