Numero 1 del 2015
Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia
Testi pagina 23
21Gennaio 2015
La valorizzazione di due miliardi di
adolescenti e giovani sembra potersi
ottenere solo tramite un lavoro univer-
sale di empowerment giovanile che
investe gli ambiti dell’accessibilità allo
studio e dell’occupazione in un’ottica
transnazionale.
Decine di milioni di adolescenti nel
mondo non frequentano la scuola o
non riescono a raggiungere nemme-
no gli obiettivi minimi dell’apprendi-
mento. Le loro prospettive occupa-
zionali sono dunque, statisticamen-
te risibili; oltretutto, la crisi globale
dell’occupazione giovanile sembra
destinata a peggiorare. Tutte questio-
ni, da sottolineare, che riguardano in
modo prevalente le giovani donne.
“Nelle regioni in via di sviluppo ben il
60 per cento dei giovani non lavora
e non studia, o ha un lavoro precario
o informale. Oltre 500 milioni di ado-
lescenti e giovani sopravvivono, in
qualche modo, con meno di 2 dollari
al giorno, un livello di miseria da cui
molti non riusciranno ad emergere”.
Insomma sì, è vero, un’istantanea sul
nostro presente globale dimostra una
giovinezza planetaria mai vista ma,
d’altra parte, questi giovani sono in
condizioni di difficoltà estrema.
Soprattutto in occidente, peraltro, i
processi decisionali inerenti le stra-
tegie di valorizzazione e di “capita-
lizzazione demografica” estrometto-
no proprio adolescenti e giovani dai
luoghi della politica attiva.
Per queste ragioni, sembra davvero di
vitale importanza per il globo seguire
i punti chiave degli investimenti stilati
dall’UNFPA: coordinamento macro-
economico, apertura commerciale, mi-
gliore governance, efficienza dei mer-
cati finanziari e del lavoro - così che i
giovani possano veramente tornare ad
essere una preziosissima risorsa.?
Qualcuno sa spiegarmi fin quando si è giovani? O quando si smette di esserlo? O quando bisogna cominciare a percepirsi vecchi? Perché io sono piuttosto con-fusa. Ricapitolando: io ho 41 anni. Quando in seconda media la mia insegnante
si storia e geografia ci rivelò di essere in dolce attesa, io, forte dei miei 12 anni, ebbi il
coraggio di commentare coi compagni che doveva vergognarsi lei, a 35, a fare anco-
ra sesso! E soprattutto a rimanere incinta, perché era vecchia! Giuro, mi prenderei la
testa tra le mani e me la sbatterei contro il muro per avere ‘osato’ tanto. E con quale
supponenza poi! Adolescenza ingrata! Qualche giorno fa, davanti a casa, due giova-
nissimi hanno parcheggiato l’auto. Ho detto loro – neppure interpellata – che essendo
Ztl rischiavano la multa. Uno dei due mi ha risposto ‘Grazie signora, lei è stata molto
gentile’. Mi è crollato il mondo addosso! Ma signora a chi? mi sono guardata, avevo una
felpa, un paio di pantaloni larghi e le Converse! Io sono certa, o meglio ero certa fino a
quel momento, di non dimostrare la mia età eppure quel maleducato…..O invece è stato
educato? E mi ha appellato ‘signora’ perche al confronto sono comunque attempata?
Ancora, esco a fare la spesa e una conoscente mi ferma: ‘Allora, ti sei sposata?’, ‘No’,
la mia risposta. ‘Ahhh’, la replica imbarazzata, seguita da un ‘ma sei ancora giovane,
fai in tempo a trovare marito e ad avere figli…’. In centro incontro un amico medico,
racconto l’aneddoto, confesso che mi dispiace non avere figli e lui mi risponde che se ne
voglio devo darmi una mossa perché ormai sono vecchia e le possibilità di raggiungere
il traguardo sono molto ridotte. Per non parlare del lavoro. Io faccio comunicazione e il
mio rapporto col web e i social è tutt’altro che naturale, l’ho costruito con volontà e pa-
zienza. ‘Alla nostra età – l’incoraggiamento dei colleghi – abbiamo il mondo in mano’.
E cinque minuti dopo: ‘Però tu non puoi non adeguarti al sistema, perché rispetto ai
nativi digitali sei vecchia dentro….’. Qualcuno mi spiega??? Anche perché tutto que-
sto può avvenire nella stessa giornata! Io non ci capisco più nulla. Allora provo a fare
ordine. Punto primo: ho 41 anni, non sono vecchia, ma non sono giovane. Ho già un
passato sentimentale, quindi esperienze che mi hanno forgiata, temprata, disillusa. Se
arrivasse un figlio ora, per carità, sarebbe un sogno. Ma i bimbi si fanno quando si ha
quella dose di incoscienza che permette di non soffocarli e di lasciare spiccare loro
il volo. Punto due: ho 41 anni e lavoro da quando ne avevo 25, dopo la laurea. E sono
stanca, molto. Perché questa storia della crisi ha ingannato la mia generazione, ci ha
fatto credere che dovevamo continuamente investire su noi stessi, e così ci troviamo
forse realizzati, ma esausti, perché la lotta per la sopravvivenza sfibra. Punto tre: le
scarpe da tennis le portano tutti, senza più differenze anagrafiche, perché sono como-
de e casual. Quindi, il fatto di vestire giovanile non mi rende giovane. Poi, diciamola
tutta. I pantaloni li porto larghi perché stretti non mi stanno più. Perché verso gli ‘anta’
il fisico cambia….tradotto si allarga….e devi indossare capi meno impegnativi. Oh, che
invidia se penso alla mia insegnante di storia e geografia! Lei aveva ‘solo’ 35 anni, stava
per avere il primo figlio, era davvero bella e aveva tutta la vita davanti!!!
di Camilla Ghedini
TUTTA LA VITA DAVANTI
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