Numero 4 del 2016
Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali
Testi pagina 23
21Aprile-Maggio 2016
questa logica, guarda soprattutto al risparmio anche se va a
discapito della salute”. L’impegno per un cambiamento prima
di tutto culturale Michela lo ha sostenuto a partire dai suoi ge-
nitori, che “si aspettavano un futuro diverso per la loro figlia,
nella consapevolezza che la terra comporta molti sacrifici”,
infatti, non a caso, hanno lasciato la conduzione dei terreni
prevalentemente ai terzisti. E adesso? “Adesso sono soddi-
sfatti e sono anche orgogliosi di vedere come sta crescendo
l’azienda”. L’entusiasmo di Michela ha coinvolto in questo
cammino anche il suo compagno di vita, Alberto, che l’ha
seguita lasciando il precedente lavoro e inserendosi perfet-
tamente nella gestione. Ma qual è l’attrazione ‘fatale’ per la
terra che prova una giovane, oggi, e che la porta a scegliere
l’agricoltura? “La passione, l’amore, un diverso approccio alla
vita. Vedo le mie amiche che fanno le avvocate e con le quali
sono rimasta in contatto. Capisco che mi manca qualcosa
ma sono consapevole che ho molto altro, per esempio un
rapporto diverso con i miei figli e un diverso modo di vivere e
concepire la vita. Del resto è qualcosa che hai dentro e che
non ha una spiegazione razionale, già mentre facevo l’univer-
sità pensavo di organizzare un posto tutto mio. La vita all’aria
aperta ti da una libertà incredibile, essere svincolata da orari
è meraviglioso e capisci che gli altri sono più frustrati. Questo
non significa che sia tutto perfetto e nella gestione quotidiana,
da imprenditrice, la lista dei problemi è infinita e il tempo libe-
ro davvero pochissimo”. Quali sono le questioni che pesano
di più? “La burocrazia è uno scoglio importante, se non hai un
supporto e un aiuto è dura. Un giorno a settimana va via tra
carte e incombenze amministrative e il lunedì, che sarebbe
il mio giorno di libertà, lo devo impiegare per questi aspetti.
Poi, certo, non bisogna avere paura di fare sacrifici: non ci
sono orari, non hai ferie, gli animali hanno bisogno di esse-
re accuditi tutti i giorni… ma gli aspetti
positivi sono maggiori rispetto a quelli
negativi. Però bisogna essere obiettivi
e va detto che, se non hai una famiglia
alle spalle, è difficile farcela iniziando
da zero e per chi non ha una tradizione
e anche terre di proprietà è quasi im-
possibile. Lo stato dovrebbe aiutare i e
le giovani”. Ecco, venendo all’aspetto
delle politiche, chiediamo a Michela
rispetto al suo ruolo di presidente del
Veneto di Donne in Campo. “L’asso-
ciazione è un supporto importante per
farci crescere come imprenditrici. È de-
cisivo per essere pienamente nel solco
dell’innovazione sentendoci parte di un
gruppo. Penso al ‘baratto dei saperi’,
programma ideato come scambio che
ci porta in aziende forti in un particolare
settore: vediamo come funziona e osserviamo le criticità; in
questo modo possiamo valutare se e come quell’esperien-
za è attuabile nella nostra realtà. In questo modo è possibile
evitare errori o sbagliare investimenti, è un crescere insieme
prendendo forza l’una dall’altra sia come imprese che come
persone. Ci sentiamo molto coinvolte in un progetto nazio-
nale, di cui stiamo discutendo a livello governativo, che offre
opportunità e riparo nelle aziende agricole alle donne vittime
di violenza. L’altro aspetto che rende Donne in Campo parte
importante del nostro lavoro è quello di compensare lo svan-
taggio che deriva dalle nostre dimensioni piccole o piccolis-
sime. Una recente conferenza sulla rete di impresa è stata
occasione per stringere maggiori legami in un’ottica strate-
gica al fine di aumentare per ciascuna di noi la possibilità
di raggiungere nuovi mercati. I nostri sono spesso prodotti
di nicchia e si fa fatica a farli conoscere; la rete sarebbe un
punto di forza importante che consentirebbe di aumentare le
esportazioni e le vendite. Una piccola azienda da sola non
può farcela, anche perché il mercato è spietato e solo insieme
riusciamo ad essere più concorrenziali e a far capire la diffe-
renza tra i prodotti di qualità e quelli industriali. Sappiamo che
tutto il lavoro di educazione ai consumi e di apprezzamento
della qualità è indispensabile per favorire un approccio nuovo
verso gli alimenti. In questo senso è importante il lavoro di chi
va nelle scuole e insegna a fare l’orto, è un modo diretto per
sensibilizzare ed educare”. E le donne di Donne in Campo?
“Sono un traino decisivo per il settore: hanno capito prima de-
gli uomini quali strade andavano percorse e stanno lavorando
con grande passione. In fondo è proprio la passione a fare la
differenza: le donne ci mettono il cuore ed è il valore aggiunto
su cui puntare. Le donne e i giovani sono l’investimento per
il futuro”. ?
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