Numero 3 del 2015
8 Marzo al tempo delle crisi
Testi pagina 23
21Marzo 2015
Le associazioni e sindacati del settore (Al-
leanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Media-
coop, Federazione Italiana Liberi Editori, Federazione Ita-
liana Settimanali Cattolici, Federazione Nazionale Stampa
Italiana, Articolo 21, Sindacato Lavoratori Comunicazione
CGIL, Associazione Nazionale Stampa Online, Unione
Stampa Periodica Italiana) hanno lanciato la campagna
“MENO GIORNALI MENO LIBERI” per salvaguardare
il pluralismo dell’informazione e per una riforma urgente
dell’editoria. L’appello è a firmare una petizione, pubbli-
cata sul sito www.menogiornalimenoliberi.it e su tutti
i social network con l’hashtag #menogiornalimenoliberi
per chiedere di mettere mano ai tagli immotivati del contri-
buto diretto all’editoria e di avviare subito un Tavolo di con-
fronto sull’indispensabile riforma dell’intero sistema dell’in-
formazione (giornali, radio, tv, internet). A conti fatti i costi
per lo Stato saranno largamente superiori al valore del
Fondo per il contributo diretto all’Editoria, individuabi-
le, per il 2015, in circa 90 milioni di euro.
Il paradosso è che le realtà editoriali senza scopo di lu-
cro pagheranno due volte gli abusi che si sono verificati
in passato e che giustamente sono stati denunciati a più
riprese: prima perché c’erano soggetti che ricevevano
indebitamente i contributi, ora perché la battaglia per l’a-
bolizione dei finanziamenti pubblici portata avanti da alcu-
ne forze politiche rischia di farle scomparire per sempre.
La Carta fondamentale dei Diritti dell’Unione Euro-
pea impegna ogni Paese a promuovere e garantire la
libertà di espressione e di informazione, mentre lo
Stato italiano è agli ultimi posti in Europa per l’inve-
stimento pro capite a sostegno del pluralismo dell’in-
formazione. Anche il Presidente Mattarella nel suo di-
scorso di insediamento ha ricordato come garantire la
Costituzione significhi “garantire l’autonomia ed il plu-
ralismo dell’informazione, presidio di democrazia”.
Senza questi giornali l’informazione italiana sarebbe
in mano a pochi grandi gruppi editoriali e in molte regio-
ni e comuni rimarrebbe un unico soggetto, monopolista di
fatto, dell’informazione locale e regionale. Senza questi
giornali, impegnati da sempre a narrare e confrontare con
voce indipendente testimonianze e inchieste connesse a
specifiche aree di aggregazione sociale e culturale e ad
affrontare con coraggio tematiche di particolare rilevanza
a livello nazionale, l’informazione italiana perderebbe una
parte indispensabile delle proprie esperienze”.
Nel 2014 hanno chiuso 30 testate storiche e perso il lavoro circa 800 giornalisti e 1.000
tra grafici e poligrafici. Ora sono in pericolo 200 testate, 3.000 posti di lavoro tra gior-
nalisti, grafici e poligrafici. 300 milioni di copie in meno se Governo e Parlamento non
ripristineranno i contributi per l’editoria 2013. (tagliati retroattivamente a bilanci già chiusi).
Sono questi i numeri del disastro che si abbatterà sull’editoria non profit italiana cancellando tante
voci libere e minando il pluralismo: 500mila pagine di informazione verranno a mancare, con danni
gravissimi per l’indotto (tipografie, trasporti, distributori, edicole) e per le economie locali.
NOIDONNE è IN lOtta INsIEmE a quEstI gIOrNalI!
MENO gIOrNalI MENO lIBErI
la CamPagNa NaZIONalE
PEr la rIFOrma
DEl sEttOrE
E PEr Il PluralIsmO
DEll’INFOrmaZIONE
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