Numero 9 del 2008
Stampa: libertà vigilata
Testi pagina 22
settembre 2008 noidonne
"L'articolo 21, come tutti gli altri della prima parte della
nostra Costituzione, tiene bene. Non ha bisogno di essere
riscritto, deve essere preso sul serio. Purtroppo non ci pare
che questo sia lo spirito del tempo. Notiamo da più parti
una sorta di fastidio per un esercizio della libertà di infor-
mazione che voglia essere, come dovrebbe essere e non è
a sufficienza, voce critica nei confronti del potere politico e
dei potere finanziari variamente espressi". Roberto Natale,
presidente Fnsi, coglie l'occasione del centenario dell'asso-
ciazione per puntualizzare la posizione del sindacato dei
giornalisti."Il nostro diritto dovere di informare è basato su
un diritto ancora più forte, che è quello di una comunità
nazionale a conoscere. Questo mi pare l'altro punto su cui
l'articolo 21 merita di essere preso ancor più sul serio.
Anche su questo avverto segni pericolosi: c'è scarsa consa-
pevolezza, o addirittura fastidio, per quello che ad una
comunità civile deve essere consentito conoscere… come ci
fosse la necessità di tenere i cittadini sotto tutela". Però
anche i cittadini dovrebbero sentire il dovere di pretendere
buona informazione. "Non riesco a prendetemela con cit-
tadini che non sanno ancora rivendicare questo loro dirit-
to. C'è una nostra responsabilità. Dovremmo essere noi a
far crescere questa consapevolezza e questo diritto. Ad
esempio l'educazione alla lettura dei quotidiani è un ele-
mento che nei progetti di riforma dell'editoria è stato
accennato, ma non ci abbiamo ancora lavorato con l'impe-
gno che il tema richiede. E' un lavoro di lungo periodo, pro-
fondo, difficile ma indispensabile. Inutile continuare a
deprecare il fatto che in Italia c'è la più bassa percentuale
di lettori di quotidiani d'Europa se non alleviamo nuovi
potenziali lettori. Lo stesso discorso lo farei per l'educazio-
ne ad un consumo del mezzo televisivo". Il problema è
grande, perché le immagini e i messaggi della tv ci inse-
guono ovunque. "Siamo molto esposti, ma questo non
sempre corrisponde ad una crescita della consapevolezza
nella fruizione di informazione. Anche qui, secondo me, c'è
un ruolo che come giornalisti e come sindacato dei giorna-
listi dovremmo giocare di più, lavorando con chi sta fuori
dalla nostra professione ma è interessato a far crescere
questa consapevolezza". Quanto è importante, oggi, il
ruolo di chi fa informazione? "In una fase in cui si parla
molto delle modificazioni profonde che produce la tecno-
logia e della quantità moltiplicata che produce il passaggio
tecnologico, multimediale, digitale, ci deve essere una
preoccupazione radicale per la qualità dei contenuti. Ogni
giorno sono cliccati su You Tube un miliardo di video: è
impressionante, ma i problemi di pluralismo e di contenu-
to della comunicazione non sono magicamente risolti dalle
centinaia di canali sul digitale o sul satellite o dalle decine
di migliaia di siti. L'informazione non ci manca, anzi è
straordinariamente diffusa, ma se ci facciamo abbacinare
dalla quantità senza andare a guardare se e dove stia la
qualità siamo persi in questo oceano comunicativo. Noi
giornalisti dobbiamo sentire ancora di più la responsabilità
di mettere in questo oceano almeno qualche litro di comu-
nicazione ricca in qualità, anche in funzione della necessi-
tà di far crescere la capacità di lettura critica in chi guarda,
vede, ascolta informazione. Pensiamo ad un ragazzo che
nel computer trova l'infinito. Il punto decisivo è se ha la
capacità di selezionare senza finire, come Pinocchio dei
giorni nostri attratto da Lucignolo, in un paese dei baloc-
chi scintillante in cui ha l'apparenza di avere tutto e invece
rischia di vedersi negata la qualità dei contenuti. La cresci-
ta quantitativa non diminuisce le nostre responsabilità, le
accresce". Informazione e prospettive di genere: il bilancio
non è positivo. "Occorre più attenzione da un doppio
punto di vista: quello sindacal sindacale - per aumentare le
garanzie alle colleghe che, in situazioni di crisi dell'editoria,
rischiano di pagare più degli uomini - e c'è la necessità di
un lavoro sui contenuti e sulla qualità dell'informazione
che riguarda anche le specifiche tematiche di genere, il
modo in cui le donne parlano e il modo in cui la nostra
comunicazione parla delle donne. Il tenere insieme i due
aspetti, il lavoro fatto in questi anni da Marina Cosi e oggi
da Lucia Visca mi sembra un elemento di ricchezza.
Sull'immagine della donna, sulla comunicazione global-
mente intesa dei temi di genere si è giocata in questi anni
- e si continua a giocare - una partita di straordinario valo-
re generale. Il modo in cui negli anni, troppo spesso in
Intercettazioni. E non solo
Roberto Natale, presidente della Fnsi, riflette a tutto campo
sulla comunicazione e sulla reale minaccia, oggi in Italia, per il
libero accesso all'informazione
60° COSTITUZIONE, stampa e informazione
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