Numero 4 del 2008
UDI: 50E50, donne e rappresentanze
Testi pagina 22
aprile 2008 noidonne22
Donne al lavoro in Italia: ancoratroppo poche, pagate meno degli
uomini e ostacolate nei percorsi di car-
riera, per colpa anche di servizi sociali
insufficienti. È questo lo stato dell'occu-
pazione femminile in Italia, ancora in
coda a quasi tutte le classifiche europee
e non, sulle pari opportunità.
Su questi temi si è tenuta a Bologna
una giornata di lavoro per confrontarsi
sulle soluzioni operative volte a miglio-
rare lo stato dell'occupazione femmini-
le, a partire dal documento "Donne, In-
novazione, Crescita", No-
ta aggiuntiva della Presi-
denza del Consiglio dei
Ministri al Rapporto sul-
lo stato di attuazione del
programma nazionale di
riforma 2006-2008, sulle
iniziative per l'occupa-
zione e la qualità del la-
voro femminile nel qua-
dro degli obiettivi europei
di Lisbona. Al seminario
di studio, tenutosi nei
giorni scorsi e coordinato
da Alessandra Servidori
del Collegio Istruttorio
del Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali, so-
no intervenuti rappresen-
tanti del mondo economico e sociale,
con una particolare attenzione alla
componente femminile.
La prof.ssa Melina De Caro, Capo
Dipartimento per le Politiche Europee
della Presidenza del Consiglio dei Mini-
stri, ha presentato la Nota da cui emer-
ge un quadro poco confortante. L'Italia
è ancora lontana dall'obiettivo di rag-
giungere il 60% di occupazione femmi-
nile nel 2010 come previsto dagli accor-
di di Lisbona. Nel 2006 questo tasso era
del 46,3%, molto al di sotto della media
dell'Unione Europea del 57,4% e lonta-
no anche dall'obiettivo intermedio del
57% che era previsto per il 2005. È so-
prattutto al Sud che le donne incontra-
no maggiori difficoltà: qui il tasso di oc-
cupazione femminile è infatti del 31,1%.
Esiste ancora per le donne il "tetto di
cristallo" che non consente loro di rag-
giungere ruoli di responsabilità e quan-
do invece riescono a raggiungere i verti-
ci, guadagnano in media il 26,3% in
meno rispetto ai colleghi uomini. In ge-
nerale il pay gap in Italia è del 23,3%
L'occupazione femmi-
nile è considerata una ri-
sorsa per l'economia ed è
ormai dimostrato che
non è più un ostacolo al-
la natalità: si fanno in-
fatti più figli nei Paesi in
cui le donne lavorano di
più e in cui si investe
maggiormente in politi-
che di conciliazione e
servizi. In Italia resiste
invece una cultura di
discriminazione che rele-
ga le donne a lavori di
servizio "femminili", me-
no pagati, più precari
dove l'avanzamento di
carriera è più difficile.
La crescita passa attraverso le donne
Occupazione femminile
* Donatella Orioli
Un modello organizzativo per metta al centro le persone
Negli ultimi decenni il mercato del lavoro ha subito dei cambiamenti macroscopici, e l'entrata massiccia delle donne
nel mondo del lavoro è senz'altro uno degli elementi più innovativi. A questi mutamenti sociali ed economici non è però
seguito un cambiamento nell'organizzazione del lavoro che è rimasta sostanzialmente invariata, poco attenta alla
componente di genere e ai diversi bisogni e motivazioni delle donne. La convinzione che le aziende debbano essere
"neutre" per garantire le pari opportunità al proprio interno, in realtà non è altro che una difesa del modello tradizionale
che non è affatto neutro, ma risponde ad una cultura maschile.
La gestione delle organizzazioni è uno dei temi su cui si concentra l'impegno e l'attività del Centro Studi Progetto
Donna, che opera a Bologna dal 1989 e che oggi è un network attivo su tutto il territorio nazionale, svolgendo attività
di ricerca, formazione, consulenza per promuovere le pari opportunità nel mondo del lavoro.
L'idea alla base degli interventi di Progetto Donna è che il modello organizzativo vada rovesciato. Al centro delle
organizzazioni devono essere collocate le persone, che sono le vere risorse in grado di generare creatività e innovazione.
Il modello organizzativo tradizionale si ispira a procedure rigide da portare a termine senza tenere conto delle necessità
e delle specificità di chi deve eseguirle, ossia le donne e gli uomini che lavorano. È necessario quindi passare ad un
modello organizzativo che metta al centro le Risorse Umane, identificandone i diversi bisogni e le diverse motivazioni,
perché più le persone sono motivate e soddisfatte del loro lavoro, più aumenta la qualità delle loro prestazioni. Si tratta
di una strategia d'impresa che lega le Risorse Umane al business (il modello che si vuole diffondere è infatti denominato
R.U.B.ess - Risorse Umane Business), con un'ottica particolare al genere e ai bisogni delle donne, che consenta loro di
avanzare di carriera, conciliare al meglio la vita professionale e quella lavorativa, e portare all'azienda e all'organizzazione
i vantaggi che la diversità di genere e l'impiego dei talenti di tutti possono apportare.
Progetto Donna