Numero 1 del 2011
Il futuro in testa
Testi pagina 22
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di Tiziana Bartolini
pinioni a tutto campo, dialogo in diretta, rifles—
sioni attente e battute sull’attualità . La serata or-
ganizzata in onore di Susanna Camusso dalla Casa
Internazionale delle Donne di Roma (9 dicembre) è sta—
to un appuntamento denso di politica e umanità . Prima
di tutto la felicità collettiva, perchè “una di noi è arriva-
ta lì, erede di Di Vittorio†(Lidia Campagnano), manife-
stata con musica, applausi e sorrisi. Poi l’attenzione del-
la platea, numerosa, sulle sollecitazioni delle giovani pre-
carie, delle studentesse che difendono l’università pub-
blica, del mondo delle migranti, sul diritto alla salute e sul
welfare del futuro.
“La CGIL ha sottovalutato l’impatto del precariato e noi
abbiamo sbagliato a delegittimare il sindacato perchè non
abbiamo più strumenti per negoziare nel mondo del la—
voro. È giunto il momento di dialogare cercando spazi di
condivisione e connessioniâ€. (Teresa Di Martino, Diver-
samente occupate). L’ammissione di una sottovalutazio—
ne per la CGIL è un passo verso il dialogo e la Segreta-
ria generale osserva. “Mi interrogo ogni giorno sulle pro-
fonde diflerenze che le tante precarietà hanno, mi interro-
go su come e successo che ahhiamo creduto positiva la li-
hertà di scelta, dell’autogestione del tempo senza renderci
conto delle contraddizioni che si aprivano con la riduzio-
ne dei diritti. Il tema oggi è come le tante singolarità che
la precarietà deï¬nisce si possono trasformare in una vertenza
® noidonne | gennaio | 2011
collettiva. Il 27 novem-
hre ahhiamo provato a
dire che la nostra amhi—
zione sarehhe quella di
favorire un movimento
di giovani {non pia di-
sposti a tutto’, a partire
da un punto per cui
ognuno deve provare a
porre dei limiti. È una
campagna che la Cgil
propone in modo che in ogni luogo si costruiscano dei pun-
ti di discussione. La precarietà ci interroga, soprattutto come
donne, nel rapporto con la famiglia e l’altra questione è che,
se vogliamo comhattere questa precarietà innovando, doh-
hiamo pensare a qual e l’organizzazione del lavoro che par-
la e guarda alle donne. Forse serve un’operazione molto dis-
sacrante, cioè immaginare che il modello sul quale decidere
come si negozia e si organizza il mondo non può essere l’ope-
raio della catena di montaggio, perché quella figura concreta
e simholica che è stata centrale nella costruzione del sindacato
oggi non risponde piu afar identiï¬care tutti. È evidente che
gli operai esistono, ma va preso atto che quel modello 0r-
ganizzativo non risponde alle cose che sono successe. Pen-
so che siamo in una fase di straordinaria transizione in cui
hisogna ridare significato alla parola rappresentanza, in-
dividuare quale è l ’ohiettivo intorno al quale situazioni di-
La Segretaria generale
del più grande sindacato
italiano, dialoga
con una platea femminile
durante un incontro
alla Casa Internazionale
delle Donna a Roma