Numero 10 del 2015
Madri
Testi pagina 22
20 Ottobre 2015
lA sToRiA
di sARA
il desiderio di maternità,
il Percorso della Procreazione
assistita. finalmente
la gravidanza e Poi il sogno
sPezzato. ringraziamo sArA
Per averci regalato
il racconto del suo dolore
MAdRi | 3
Quando lo scorso 29 agosto - nel corso della Scuola estiva di politica delle donne di Befree - Tiziana Bartolini mi ha chiesto se volevo scrive-
re la mia esperienza di maternità per questo numero di
“NOIDONNE”, all’inizio ero titubante: l’argomento è per
me dolcemente-dolorosamente complicato ed è difficile
scriverne in tempi brevi, in modo conciso e su richiesta,
ma poi ho pensato che era l’occasione per riconnette-
re pezzi sparsi di alcune riflessioni e per non privare
altre della mia esperienza. Da femminista, e da mam-
ma di una bimba morta in utero nei pressi della data
del parto, penso sia giusto e sano trasformare il dolore
in messaggi politici, è questo un modo per procedere,
comunque e oltre, e anche per dare corpo e vita a lei.
Così ho scelto di scrivere il mio racconto e di farlo oggi
perché è il mio compleanno, mi sembra così di intrec-
ciare le fila di tre percorsi: io-figlia, io-mamma, io-“non
mamma”-figlia, e perché ogni volta che parlo di Zoe per
me è una piccola rinascita. Da bambina non mi pensavo
mamma, volevo fare altre cose da grande; crescendo,
lentamente rifiutavo tutti i ruoli considerati femminili e
comunque, prima di capire se volevo procreare, volevo
laurearmi, lavorare, avere una casa adeguata e una sto-
ria d’amore che mi sembrasse giusta per condividere
un’esperienza genitoriale. Così cominciai questo per-
corso solo intorno ai 40 anni; il desiderio doveva essere
forte se scelsi di sottopormi a protocolli di procreazione
assistita, che ritenevo invasivi da tutti i punti di vista. Per
me la Legge 40 era insopportabile tanto quanto i metodi
relazionali dei vari centri di procreazione medicalmente
assistita catanesi, un vero concentrato di stereotipi sulle
donne, la procreazione e la maternità. Così, dopo gli
Il documentario si apre e si chiude con molta
ironia. Può essere una chiave per affrontare
questo momento di passaggio?
Io ho cercato di mantenere un tono che non fosse mai
drammatico. Ho volutamente aperto e chiuso in questo
modo, perché credo che la vita continua, e che questa è
una fase che si supera. Non è detto che poi non ci torne-
rai su quella scelta, però intanto ci hai pensato, ragionato.
Finisco con un’apertura verso la vita e con l’idea che sei tu
che devi essere libera di decidere per te stessa.
Alla fine ti sei data una risposta sul perché
alcune donne non fanno figli? Quanto conta
l’aspetto socio-economico?
I figli non esistono finché non ci sono. Tutto quello che av-
viene prima è una proiezione di te. E c’è quella della ma-
ternità e mille altre. C’è chi si immagina con un bambino in
braccio e chi no. Avere figli è una scelta tra le altre. Ci sono
tante immagini del sé, e più vai avanti più le immagini di te
si moltiplicano. L’aspetto socio-economico è sicuramente
un fattore, ma l’ho lasciato da parte perché secondo me a
quarant’anni non è prioritario. A quell’età hai fatto pace con
il tuo stile di vita, se vuoi fare un figlio lo fai. Il problema è
che sei grande e quasi metà della tua vita l’hai vissuta sen-
za un figlio quindi l’immagine di te madre non prende tutto
lo spazio. Devi quasi forzarti a immaginarti con un bebè
in braccio. Sei disposta a volerlo in un modo così forte? E
tutto quello che hai costruito intanto dove lo metti? La que-
stione è questa, e ovviamente ne porta con sé tante altre. ?
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