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Numero 3 del 2015

8 Marzo al tempo delle crisi


Foto: 8 Marzo al tempo delle crisi
PAGINA 22

Testi pagina 22

20 Marzo 2015
corso lineare e uguale per tutte, ma che a livello mondiale va
perseguito. A mio parere, il senso dell’otto marzo è dare a tutte
le donne il coraggio di dire che questo percorso è possibile.
Noi come donne curde chiamiamo tutte le organizzazioni delle
donne a dedicare la Giornata Internazionale delle Donne alla
rivoluzione delle donne nel Rojava e alla resistenza delle Unità
di Difesa delle Donne YPG.
Avete incontrato le riflessioni femministe?
Siamo passate attraverso la fase dello studio delle esperien-
ze rivoluzionarie degli altri popoli, e anche quelli delle don-
ne, per poter elaborare un sistema originale che si adattasse
al nostro contesto. Sono state fondate accademie femminili
dove le donne hanno la possibilità di formarsi, di discutere,
di conoscere i diversi sistemi e movimenti. Ci sono anche
occasioni di scambio diretto; ci siamo incontrate con donne
dall’Europa e da altri luoghi così abbiamo potuto confron-
tarci dialetticamente e direttamente, mettendo alla prova i
concetti teorici. Un punto su cui abbiamo fatto un percorso
parallelo a quello femminista è la messa in crisi del concetto
di potere/dominio maschile, che è poi quello sottostante allo
stato-nazione storicamente inteso: se si resta ferme al con-
cetto che un cambiamento avviene solo attraverso la presa
del potere, possiamo al limite ottenere un cambio di regime e
avere qualche possibilità in più ma non avremo cambiato la
società, non avremo fatto una vera rivoluzione. Ci può essere
un primo momento in cui le donne si organizzano autonoma-
mente e mostrano che sono capaci di prendere in mano le
loro vite senza aspettare il permesso da un uomo, che sia il
loro padre, marito, o il loro comandante. Non si tratta di una li-
bertà esteriore nella quale la donna imita l’uomo o guadagna
il privilegio di farsi sfruttare al pari dell’uomo dalla modernità
capitalistica. Questa è una falsa idea di libertà. Successiva-
mente, quando le donne avranno imparato ad avere fiducia
in se stesse, potranno portare il loro esempio di vita concreto
come modello per le relazioni fra generi a qualsiasi livello
della società: non è strano sentire, ad esempio, combattenti
peshmerga che in Sud Kurdistan, nelle unità congiunte di
difesa costituite per evitare nuovi massacri contro gli ezidi a
?engal, affermino che preferiscono farsi comandare da don-
ne combattenti delle YPG o delle HPG perché più affidabili
dei loro comandanti maschi.?
4continua da pag. 14 (RIVOLUZIONARIE PER DAVVERO)
4continua da pag. 15 (ANCORA FORTE IL VENTO DEI FEMMINISMI)
tra teoria e prassi dovrebbe essere ricucita per vedere in che
termini le azioni collettive delle donne costituiscano al contempo
una nuova prassi politica.
Di fronte alle nuove razionalità della vita econo-
mica, e al governo dei corpi che questa implica,
ritieni che i pensieri delle donne possano rappre-
sentare un momento di critica?
Nel panorama filosofico internazionale ritengo che le novità più
interessanti vengano proprio dagli studi di genere. E non è un
caso. Uno dei grandi temi della contemporaneità è la biopoli-
tica, la disciplina che studia l’insieme delle pratiche con cui il
potere agisce sui corpi. La declinazione inevitabile di tale ar-
gomento da parte degli studi di genere ha dischiuso orizzonti
teorici originali. Penso ai contributi della Butler, della Braidotti,
di Donna Haraway, di Nancy Fraserma anche al frastagliato ar-
cipelago queer e transgender. Bisognerebbe, inoltre, cercare
di essere più consapevoli della preziosa riflessione filosofica
del femminismo italiano di Lonzi, Muraro e Cavarero. In Italia
gli studi di genere, tranne pochissime eccezioni, restano fuori
dell’accademia, mentre non è così nel resto del mondo dove si
moltiplicano gli istituti di Queer/Women’s/GenderStudies.
Nei loro rapporti con il presente, ritieni che i fem-
minismi siano ancora forma e pratica di cambia-
mento?
Assolutamente sì. Pur nelle sue declinazioni diverse, il fem-
minismo è ancora oggi un pensiero critico che lancia alcune
sfide significative, sia pratiche che teoretiche, per la compren-
sione del presente. Questo per almeno due ragioni: è sia una
modalità con cui guardare la storia in controluce facendosi ca-
rico delle ragioni e delle storie altrui, sia coraggio e pratica di
cambiamento che dischiude scenari etici possibili a partire da
sé. Secondo me, si tratta di una preziosa e irrinunciabile forma
di resistenza di cui siamo tenute a rendere conto. ?
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