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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
PAGINA 21

Testi pagina 21

noidonne settembre 2007 21
Quali sono le buone pratiche che lei
ha adottato all'interno della sua im-
presa e quali benefici ha riscontrato?
La nostra è una azienda media dove
le donne che vi lavorano sono poche e
quelle che sono uscite le rimpiangiamo
ancora. Il nostro è un lavoro pesante, ti-
picamente maschile e quindi non è faci-
le trovare manodopera femminile. E' fre-
quentemente usato il part-time, la flessi-
bilità degli orari in entrata o in uscita,
la possibilità di concordare orari per
esigenze particolari. Tutto ciò garanti-
sce a tutti maggior serenità e efficienza.
Nell'ambito dei suoi incarichi ha
spesso l'occasione di confrontarsi
con realtà imprenditoriali e istituzio-
nali europee. Facendo una compara-
zione quali sono le criticità e le posi-
tività del modello italiano?
La realtà imprenditoriale in Europa è
legata al numero dei dipendenti e alla
diversa organizzazione del lavoro. All'e-
stero è più facile sostituire tre donne in
maternità in un'impresa di soli cinque
dipendenti che una in una micro impre-
sa italiana. All'estero i servizi per la fa-
miglia sono centrali e adeguati, contra-
riamente all'Italia che, fatta eccezione
per qualche realtà, non mi sembra che
ci sia ancora una vera strategia pianifi-
cata a lungo termine. Da noi c'è troppa
lentezza e ci si dedica quasi esclusiva-
mente ad alcuni temi specifici come le
pensioni o l'articolo 18: ma tutto il re-
sto? Maternità, disabilità, anziani, fa-
miglia ecc…?
Ex insegnante, oggi imprenditrice,
due mondi ancora molto lontani. Co-
sa si potrebbe fare concretamente,
tenendo conto delle ristrettezze eco-
nomiche del nostro Paese, per mi-
gliorare questa integrazione?
Da un lato sarebbe necessario sem-
plificare le regole introducendo maggior
elasticità, accompagnata da servizi di-
versificati e innovativi che rispondano
ai bisogni delle persone, in particolare
delle mamme che lavorano.
Dall'altra parte bisogna integrare
sempre di più il rapporto scuola-lavoro
per evitare disorientamenti improduttivi
nel momento in cui ci si immette nel
mercato del lavoro. In conclusione non
dimentichiamoci che la donna resta la-
voratrice se è supportata laddove è ne-
cessario.
Il lavoro sia autonomo che dipen-
dente è un valore e da questa società ci
aspettiamo dei segnali forti per costrui-
re un futuro solido, stimolante, competi-
tivo che valorizzi ciò che abbiamo co-
struito e che non disperda le intelligenze
del nostro Paese.
Gentile dottoressa, sono una ragazza
pugliese di 34 anni residente da 6 anni a
Milano, mi sono diplomata in Ragioneria
con 60/60esimi e ho conseguito la laurea
a Bologna in Scienze della Formazione
con 110 e lode. Ho anche frequentato un
master in Economia Aziendale, che au-
menta maggiormente le possibilità di un
mio inserimento nel mondo del lavoro.
Come vede, ho un curriculum di tutto rispetto e ho anche avuto diverse
esperienze nel campo amministrativo, anche se tutte a tempo determina-
to. Sono una ragazza molto decisa, attiva e che sa quello che vuole, con
una naturale predisposizione alla leadership e capace di trovare sempre
le soluzioni migliori di fronte ad un problema, sia amministrativo che di
organizzazione del personale.
Mi ritengo una persona positiva e molto volenterosa, ma sto affron-
tando una situazione dalla quale non riesco ad uscire.
Sono attualmente disoccupata e da 3 mesi circa sto inviando il mio
curriculum a diverse agenzie di collocamento e anche alcune aziende nel-
le quali vorrei impiegarmi. Vista la mia formazione e le mie esperienze, mi
propongono molti colloqui. Il primo colloquio con l'agenzia interinale è
solitamente molto positivo e tutti gli esaminatori esaltano le mie qualità
fissando un secondo incontro con il responsabile delle varie aziende inte-
ressate. Quando poi arrivo al colloquio con il Direttore del Personale o
con l'Amministratore Delegato, vengono sì riconosciute le mie qualità e lo
spessore del mio curriculum, ma nel momento in cui mi aspetto una ri-
sposta positiva per un assunzione, non ricevo alcun riscontro, né da par-
te dell'azienda né da parte dell'agenzia interinale. Non riesco a capire do-
ve sbaglio nel propormi e perché tutte le mie qualità cadono nel nulla, la-
sciandomi senza la possibilità di poter capire come migliorare la mia pre-
sentazione. Può darmi un consiglio?
Denise Pertosa - Milano
Cara Denise, nel mondo del lavoro, sono diversi i punti cardine che
vengono tenuti in considerazione per l'assunzione, soprattutto per i posti
dirigenziali, come credo tu stia cercando. La formazione scolastica e le
esperienze maturate sono sempre al primo posto. Mi sembra che tu da
questo punto di vista i numeri giocano a tuo favore. Anche la flessibilità
rappresenta un valore fondamentale nelle valutazioni, ossia la capacità
di poter essere disponibili alle esigenze sempre in evoluzione delle azien-
de, ma di questo non mi hai scritto nulla. Importante è soprattutto come
ci si pone nel momento del colloquio di selezione, e da quello che mi scri-
vi mi sembri una persona molto "forte", o comunque molto sicura di te, vi-
sta la tua propensione a riconoscerti leader. Questa però è una carta da
giocare nel momento in cui tu sei già inserita nell'organico perchè, ad un
primo impatto, potrebbe essere scambiata per arroganza. Credo che il
punto sul quale dovresti concentrare la tua attenzione, dovrebbe essere la
tua reale capacità di relazionarti. Qual è l'impatto "l'energia" che tu ema-
ni nel momento in cui tu ti proponi per un lavoro. Ti consiglierei di chie-
dere a qualche tuo amico di simulare insieme un colloquio di selezione e
di dirti con tutta franchezza quali sono quei punti che secondo lui "sto-
nano" e che dovresti migliorare. Ti faccio qualche esempio: il tuo modo di
entrare in una stanza, di salutare il tuo interlocutore, il modo in cui sei
vestita o stai seduta, la tua postura durante il colloquio. Tutte queste so-
no delle micro-informazioni che però diventano importanti per un valu-
tatore. Quindi l'esser leader è una qualità sempre ben vista, ma questa de-
ve emergere al momento giusto. Buona fortuna!
Cristina Melchiorri
Quando i numeri non sono tutto
“l'impresa è neutra ma la conduzione dell'impresa
è differente tra uomo e donna”
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