Numero 5 del 2012
Mamme nel Terzo Millennio
Testi pagina 21
QUI LO CHIAMANO ‘MAMMO’
Corinna è italiana, Ben americano: sposati e con una bimba picco-
la, hanno scelto di vivere a Roma. Ricercatrice lei, dottorando lui, in-
vece di ripiegare sui nonni o pagare una tata hanno deciso che a casa
con la figlia sarebbe rimasto il papà . Ben è quello che, in un paese
fortemente ancorato alle tradizioni e penalizzato dalla disparità di
genere viene definito “mamme", temine che parla di cose date per
scontate, ruoli prestabiliti. E insieme un paradigma di ciò che la so-
cietà continua ad aspettarsi dalle donne, nel ruolo che ancora con-
tinua ad attribuire loro. Quale sarebbe stato l'approccio alla loro scel-
ta Corinna lo ha capito sin dal corso pre-parto: tutto al femminile,
padri assenti, ostetriche che impartivano lezioni solo alle mamme.
Una scelta accettata dalla società , la loro? “Durante tutta la settimana
è Ben a portare la bimba al parco. A fargli compagnia di solito un
esercito di tate e nonni. Quando nel fine settimana sono io a dedi-
carle più tempo, il parco si riempie di papà . Non è questione di pre-
giudizi, ma di come è impostata la società â€. Secondo lei “nessuno do-
vrebbe essere costretto a scegliere tra lavoro e genitorialità , né uo-
mini né donne. Noi, con un posto all’asilo pubblico e alle spalle una
famiglia che ci ha aiutati, ci sentiamo privilegiati. Se il sistema di
welfare funzionasse meglio e le strutture pubbliche fossero più ac-
cessibili sarebbe più sempliceâ€. Di una cosa Corinna è sicura: se Ben
non fosse stato un giovane papà americano, ma un padre italiano-
medio, la scelta di restare a casa con la figlia non sarebbe stata al-
trettanto spontanea. “Nella maggior parte degli uomini che cono-
sco non vedo la stessa voglia che ha lui di dedicare così tanto tem-
po ai ï¬gli. Ma essere un “mammo†alla ï¬ne signiï¬ca fare esattamente
quello che la società si aspetta debba essere una responsabilità ma-
terna: crescere i figli. Essere genitori nel nostro paese è difficilissi-
mo, ed è molto più che passare con loro il week endâ€.
UN FIGLIO CIASCUNA.
I DATI UFFICIALI
Sono i dati a raccontare come muti la famiglia italiana “tradizionale". Sec-
ondo l'ultimo censimento Istat, nel 2009 erano 6 milioni e 866mila i mono-
genitori single non vedovi. 12 milioni di persone in Italia, pari al 20% della popo-
lazione, vivono in famiglie composte da coppie non coniugate o separate e
ricostituite in forme cosiddette “non tradizionali", un dato raddoppiato rispet-
to al decennio passato. I nuclei familiari monogenitoriali eranoi milione e
775mila nel 1993, 2 milioni circa 10 anni dopo. Tra i monogenitori, l'86,1% sono
donne, mentre i single non vedovi sono nel 55,3% dei casi uomini. Nel 39,5%
dei casi i nuclei monogenitoriali sono sotto la responsabilità di donne sepa-
rate o divorziate, nel 52,8% di vedove e solo nel 7,7% di nubili. Il mutamen-
to delle forme familiari è dovuto in parte all'aumento di separazione e divorzi
e, parallelamente, dalla diminuzione dei matrimoni celebrati nel nostro paese.
Una tendenza in atto già dall'inizio degli anni Settanta, che ha visto però nel
biennio 2009-2010 un calo del 6% delle nozze celebrate, con una media di
3,6 matrimoni ogni 1000 abitanti. Numeri che tornano a confermare come
la gestione familiare, che sia tradizionale o ricomposta in forme alternative,
resti comunque nella maggioranza dei casi sulle spalle delle donne, sole o ac-
compagnate. Nel biennio 2008-2009 il 76,2% del lavoro familiare delle cop-
pie era ancora a carico delle donne, mantenendo intatta una forte disug-
uaglianza di genere. Le madri che hanno avuto figli prima di compiere i 20
anni erano lo 0,57% nel 1995, l’1,77% nel 2008, concentrate per la maggior
parte nelle aree del Mezzogiorno e delle Isole. I piccoli nati in Italia da geni-
tori stranieri nel 2010 sono stati oltre 78mila: la media di figli per le donne
italiane è di 1,33, contro il 2,05 delle donne straniere.
(Dati: Istat, Eurostat, Rapporto Save The Children maggio 2011, “Madri sole - sfide
politiche e genitorialità alla prova, F.Bimbi ed. Lavoro, Roma 2005).
LONDRA, DOVE FARE I FIGLI
E DI MODA
Anglotedesca, sposata con un inglese di origine india-
na, 3 figli in dieci anni (Xavier, Elias e Althea) e un la-
voro part time. Corinne ha una marea di interessi e
un’organizzazione di vita molto meditata che coniuga
i servizi pubblici con il privato. “La maggior parte dei
miei amici ha tre figli, come me. In questo momento in
Gran Bretagna avere una famiglia numerosa è c001, va
di moda. Frutto probabilmente di una serie di fattori tra
cui l’immagine rimandata dai media dei nostri politi-
ci, tutti abbastanza giovani e con famiglie numerose, e
dalle nostre celebrities, vedi David Beckham. E poi, mol-
to importante, una serie di aiuti statali che vanno dal
Bonus universale per ï¬glio che si riscuote fino ai 18 anni
del ragazzo/a, alla possibilità di usufruire fino ad un
anno di aspettativa dopo la nascita (ovviamente non a
stipendio pieno), al part time senza problemi. Negli anni
’70, quando ero una ragazzina, i miei genitori erano vo-
tati alla tecnologia, a1 lavoro. Anche la riproduzione ve-
niva inglobata in questi processi e quindi non più di due
figli, parti ipermedicalizzati per poter tornare veloce-
mente al lavoro, di allattamento neanche a parlarne, e
i bambini/ e rapidamente spediti a scuola. Ho l’im-
pressione che io e le mie amiche abbiamo voluto ri-
spondere a questo riscoprendo dei tempi più vicini ai
ritmi naturali. Nel mio caso ho partorito in casa due dei
miei tre figli. È un servizio offerto dallo Stato ed è sta-
ta un'esperienza fantastica specialmente dopo la na-
scita; le settimane più serene della mia vita dove in un
ambiente protetto abbiamo dato il benvenuto a queste
nuove persone. Ho anche allattato i miei bambini per
tre anni e fino a questa età non ho voluto mandarli al
nido. Credo infatti che da piccoli si possa imparare solo
dagli adulti; è in un secondo tempo che i compagni co-
minciano ad avere un ruolo nella vita. Inoltre penso che
per i miei figli l’aver sperimentato nell’infanzia i1
mondo come un luogo sicuro e protetto li renderà più
liberi e autonomi nel futuro. In questo momento Xavier,
il più grande, 1o anni, ha vinto una borsa di studio e sta
frequentando una scuola che prevede la residenzialità ,
quindi dorme fuori casa 5 notti a settimana. È stata, ed
è ogni giorno, una scelta difficile che abbiamo fatto in-
sieme a lui per permettergli di dedicarsi a tempo pie-
no alla musica che è la sua passione". E quella che sem-
bra una contraddizione segna invece una capacità ,
tutta d’Oltremanica, di coniugare i vincoli di amore e re-
lazione con la libertà . “La mia vita non si esaurisce as-
solutamente in famiglia. Sono sociologa ed insegno in
una scuola pubblica e quando i ragazzi cresceranno ho
intenzione di tornare a tempo pieno. In questi anni, mal-
grado le mie assenze per maternità , ho fatto carriera e
ora sono, con grande soddisfazione, responsabile del Di-
partimento di Sociologia. Dal punto di vista degli scat-
ti di anzianità sono addirittura più avanti di una collega
che è entrata a lavorare con me e invece di avere tre fi-
gli ha preso un anno sabbatico. La maternità non è solo
coo], è anche riconosciuta come valore sociale".
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noidonne | maggio | 2012 m