Numero 7 del 2015
Salute, informazione sinergie. Speciale Expo, Donne in campo - CIA
Testi pagina 21
DONNE IN CAMPO/SPECIALE EXPO 19Luglio-Agosto 2015
I NUMERI DELLE DONNE
IN AGRICOLTURA
Qual è il contributo delle donne al comparto?
Ecco qualche numero: il 9% delle imprenditrici
opera nel settore primario, a fronte di una quota
che tra gli uomini si ferma 6,6%. Anche negli
anni della crisi il trend di nuove imprese agricole
avviate da donne è crescente: sono aumentata
in cinque anni di quasi il 13% compensando
gli abbandoni. E vi è una particolarità: le
imprese condotte da donne sono le più
creative, quelle dove i criteri gestionali sono
più manageriali. Il tratto di marcata modernità
delle imprese agricole femminili è dato dalla
spiccata multifunzionalità. In particolare, la
multifunzionalità si concretizza nelle aziende
gestite dalle donne in alcuni ben precisi ambiti,
specialmente quelli più innovativi per il settore,
come ad esempio le fattorie didattiche (fatte
100 le imprese agricole con fattorie didattiche
annesse, 33,6 hanno un capo azienda donna), gli
agriturismi (32,3), le attività ricreative e sociali
(31,1) e la prima trasformazione dei prodotti
vegetali (29,2), mentre non è a atto radicata
la tendenza a svolgere lavoro per conto terzi
(7,8), sistemazione di parchi e giardini (11,1)
o produzione di energie rinnovabili (16,3). La
produzione media dell’impresa agricola condotta
da una donna risulta superiore a quella facente
capo ad un uomo (28mila e 500 euro nel 2011
contro circa 24mila e 800 euro); ma lo scarto
aumenta vertiginosamente se si considerano
le aziende multifunzionali. In conclusione
l’agricoltura al femminile produce più valore, è
multifunzionale, è innovativa, è orientata al bio
e a tutto tondo esprime il valore dell’agricoltura
custode.
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acque”. Ma l’agricoltura va oltre i suoi ambiti stretti.
“L’Italia, con il suo diversifi cato territorio, le sue mille
storie e culture, sfata sul piano produttivo l’idea che
l’agricoltura legata alle fi liere dei grandi numeri sia più
produttiva di quella delle maglie strette. Infatti essa o
è estensiva (modelli nord americani) con basse rese e
grandi superfi ci o intensiva, con forti input chimico ed
energetici (modelli europei sempre più insostenibili).
Ma soprattutto le fi liere dei grandi numeri, basati su
modelli standardizzati che non sanno adattarsi ai terri-
tori - si legge nel documento della Cia - spesso creano
marginalità e abbandono”. È chiaro, quindi, che “sem-
pre di più, tutte le comunità dovranno presidiare con
grande attenzione i propri equilibri attraverso fi liere e
reti locali in cui l’affl usso delle grandi derrate alimen-
tari e la presenza dei grandi mercati sia integrato con
produzioni (alimentari e non) coerenti con la vocazio-
ne, l’identità e la gestione organizzata del territorio,
la possibilità di usufruire dei suoi paesaggi, della sua
storia, delle sue strade, delle sue attrazioni, delle sue
energie. Questo è vero nelle regioni dell’Africa centrale,
come in quelle delle grandi aree metropolitane orientali
e statunitensi, come nelle nostre regioni europee, così
cariche di culture”.
L’agricoltura si fa carico delle più ampie problematiche
della contemporaneità, riorganizzando la capacità di
produrre in modo sostenibile, di assicurare equamente il
cibo ridandogli valore e affermandolo come diritto, con-
tribuendo attivamente all’educazione alimentare quale
presupposto per contrastare le diverse forme di spreco
alimentare, di gestire capillarmente le risorse naturali, di
impostare un nuovo welfare. Quindi “alimentazione, sa-
lute, occupazione, sostenibilità, diritti universali, equità
e coesione sociale - sottolinea Scanavino - è il contribu-
to dell’agricoltura al futuro che vogliamo”.
L’AGRICOLTURA
CHE HA I …NUMERI!
Solo in Italia l’agricoltura e l’agroalimentare
producono un fatturato vicino ai 300 miliardi
l’anno. Sono oltre 20mila gli agriturismi
disseminati sul territorio e oltre 80mila le
aziende che sviluppano molteplici attività,
dalla produzione di energie agli agri-
nidi, dalle fattorie sociali e didattiche alla
manutenzione delle aree verdi anche urbane.
È un “movimento” multifunzionale che già
produce molto, ma ci sono ampi margini
di crescita economica ed è ragionevole
stimare che nei prossimi 10/15 anni le attività
connesse all’agricoltura sposteranno più di
40 miliardi di euro l’anno con la prospettiva
di garantire entro il 2020 tra i 200mila e i
300mila nuovi posti di lavoro.
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