Numero 1 del 2015
Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia
Testi pagina 21
19Gennaio 2015
Da quanto dice, sembra decadere
l’idea largamente diffusa - e a questo
punto, tutta da ridiscutere - di una
“giovinezza spensierata”. Sembra, anzi,
che i giovani siano una categoria sociale
straordinariamente deprivata, infragilita dal
sistema sociale e culturale, è così?
Sì, hai usato il termine giusto: siamo di fronte ad un
processo di fragilizzazione delle persone giovani.
Non è casuale - niente che produca profitto è occa-
sionale - e avviene attraverso vettori specifici, tra cui
l’ideologia dell’apparenza, l’educazione mediatica
all’incontinenza verbale e acquisitiva, la mercifica-
zione e la spettacolarizzazione dei sentimenti, la pre-
sentificazione della vita - l’istigazione a comportarsi
come se non ci fosse un domani - il che è funzionale
sia alla legittimazione culturale del precariato (il futu-
ro è breve, meglio non progettare nulla, giocatevi tut-
to alle macchinette). Se analizziamo attentamente, si
tratta delle necessità un bio-potere finanziario auto-
ritario, volto al controllo dei comportamenti giovanili,
che ha come obiettivo quello di confiscare il cervello
alle generazioni future, tenerle surriscaldate coi so-
cial network, il ‘pornotuttoilgiorno’ l’idea che si pos-
sa avere tutto ciò che si desidera - almeno
per finta. Mentre la realtà che si trove-
ranno a vivere gli/le adolescenti di
oggi è molto più difficile di quella
che abbiamo fronteggiato noi:
hanno davanti una crisi ecolo-
gica ed economica di grande
portata, e all’orizzonte scenari
di guerra. Se il sistema rie-
sce a sedurli/e con le merci,
a spegnere le loro potenzialità
di pensiero critico, di capacità
di azione dotata di senso, allora il
controllo sulle menti potrebbe diven-
tare definitivo. Speriamo che invece sia-
no loro a spegnere la televisione e il computer, che
comincino a camminare fuori dalle città inquinate, e
ad interrogarsi collettivamente sulla realtà, sulla ter-
ra, sui tempi, sui luoghi, sulle relazioni elettive, come
fanno già oggi i/le giovani nei centri sociali, nelle re-
altà autogestite, nelle terre occupate, nei gruppi di
agricoltura solidale, negli eco villaggi - dove posso-
no cominciare a progettare la loro vita con i loro corpi
reali, con i loro sentimenti veri, fuori dallo specchio
distorto del potere e lontano dalle sue brame.?
VIA, FUORI DALLA GABBIA!
La figura femminile, così terribilmente
stereotipata, emerge nella sua silhouette dal
mondo luccicante delle pubblicità come se
fosse, o dovesse per forza essere: alta, bella,
magra, ricca, elegante, giovane, seducente,
accattivante. In tre parole, tutte ben farcite di
marketing pubblicitario: glamour, trendy, sexy.
Così devono essere le donne, così le ragazze.
Bene, ma perché? Quali costruzioni sociali e
quali sovrastrutture giacciono al fondo di questi
modelli?
Sono queste le domande che si pone la sociologa
Laura Corradi nel suo libro, illuminante,
sovversivo, sagace ed ironico Specchio delle
sue brame (Ediesse),
una acuta analisi socio-
politica delle pubblicità:
genere, classe, razza, età
ed eterosessismo.
Le pubblicità, riflettendo
in simboli ciò che avviene
nella società occidentale,
ne riproducono le
disuguaglianze, le rendono
accettabili e desiderabili,
assumendo come unica
prospettiva quella del
maschio bianco, adulto,
sessualmente orientato
alle donne. Ecco perché la pubblicità tratta
le donne perlopiù come “oggetti”, prodotti
appositi per l’uso e l’abuso degli uomini. Una
direzione raccapricciante, che tuttavia può
essere sovvertita recuperando consapevolmente
le facoltà del nostro immaginario. La liberazione
dei corpi dal controllo biopolitico e dalla gabbia
dei ricatti sociali può finalmente cominciare da
questa sorta di “vaccino intellettuale” che è la
lettura di questo libro.
Marta Mariani
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