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Numero 4 del 2016

Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali


Foto: Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali
PAGINA 21

Testi pagina 21

19Aprile-Maggio 2016
mania, perché lì il lavoro c’è ma, secondo le regole, sono
molti quelli rispediti in Italia in quanto paese di arrivo.
L’Italia, dice qualcuna, rappresenta il paese che dal
mare salva tutte e tutti quelli che può, ma il lavoro che ci
avevano raccontato che avremmo trovato bisogna anda-
re altrove per averlo, qui troviamo forse più solida-
rietà, ma il lavoro no!
La Germania ritorna nei discorsi e qualcuna dice che,
però, li sono selettivi; ultimamente hanno fatto entrare
solo quelli che vengono dalla guerra della Siria e i più
preparati. Parlando di Germania affiora un’idea della
Cancelliera Merkel come “amica” degli emigrati ma
che non può tutto. Sull’Europa, e su alcuni dei paesi
che la compongono, cadono anche forti critiche.
Aver ucciso Gheddafi, sottolinea qualcuna, ha scate-
nato la guerra e ha provocato la fuga dal terrore, per-
ché lui “dava un ordine” all’Africa e lavoro a tanti.
Tornando all’Europa, chi in Italia è venuta per studiare
e vi è rimasta, non avendolo programmato, per amo-
re, ricorda il sogno europeo che nacque a Ventotene
da un gruppo di giovani che immaginavano un’unione
basata sulla convivenza, costruita poi gradualmente
di riforma in riforma. E a lei fa eco chi ricorda, fra le
italiane presenti, che tanto più in questo momento di
attacco all’Europa bisogna ricostruire ideali e pensare
ad un insieme di stati, uniti politicamente più che eco-
nomicamente, impegnati a tornare allo spirito originario.
Un’Europa di tutti che risponda al sogno che molti hanno
immaginato raggiungendola, ma che non si realizza, viene
sottolineato, se l’Unione Europea non risolve i suoi proble-
mi. Chi lo dice era diretta in Canada ma si è fermata qui,
diversi anni fa, “in questo paese così bello e che mi ha ac-
colta”. E ragionando sull’oggi, ancora una considerazione
che si aggiunge pensando agli emigrati dei nostri giorni,
all’accordo recente che li vede in tanti “gestiti” dalla Tur-
chia e ai quali, dice qualcuna, “l’Europa risponde male”. E
parlando ancora di migranti, un altro argomento si fa stra-
da: fino a che troppi stati, anche d’Europa, si appropriano
delle materie prime e delle risorse dei paesi più poveri, la
gente lascerà sempre la propria terra cercando riparo altro-
ve. Concetti e parole, quelle riportate, che nella loro sem-
plicità d’espressione rispecchiano il sentire di tante e tanti
e a cui bisogna dare udienza come non mai in un momento
in cui l’Europa è sotto attacco e, per farcela, deve stringer-
si, abbracciando interessi comuni. ?
Ringraziamo Ametula, Deby, Edith, Fafour, Farida,
M.Teresa, Morsina, Paola, Shammi,Taio per aver condiviso
con noi, e con le lettrici di NOIDONNE, i loro pensieri.
IL MITO DI EUROPA
Questa è la storia del mito, che affonda le radici nelle vicende degli dei
dell’antica Grecia, della giovane principessa da cui viene il nome alla
“nostra” Europa; e più specificatamente le avventure in cui la coinvolse
Zeus, il re degli dei, chiamato poi Giove dai Latini.
Europa è figlia di Agenore, re di Tiro, città Fenicia situata in quella
terra che oggi chiamiamo Libano. Era una ragazza bellissima e di lei
si invaghì Zeus, che approfittando dell’abitudine della giovane di pas-
seggiare e giocare con le ancelle sulle rive del mare, trasformatosi in
un possente toro bianco, si mescolò nella mandria del Re portata al
pascolo nelle vicinanze delle fanciulle. Tale era la bellezza della bestia
e la sua mansuetudine, come narrò Ovidio nelle Metamorfosi, che Eu-
ropa ne rimase affascinata e lo carezzò e vezzeggiò mettendo fra le
sue corna una ghirlanda di fiori. Volle provare a cavalcarlo e fu allora
che il toro, alzatosi, iniziò a volare e attraversò il mare fino ad arrivare
all’isola di Creta. Lì, in un boschetto di platani, “fece sua” Europa, la
quale, per ringraziare i platani dell’accoglienza, concesse loro di non
perdere mai le foglie. Da quell’unione nacquero tre figli: Sarpedone,
Radamanto e Minosse, ed Europa divenne regina di Creta in quan-
to Zeus la affidò ad Asterio, re dell’isola, che riconobbe anche i figli
come suoi. Sarà poi Minosse a divenire erede al trono e il suo regno
fu a sua volta origine di miti e leggende, fra cui la più nota è quella del
Minotauro. Europa ebbe da Zeus anche tre doni, su cui diverse e plu-
rime risultano le ipotesi di cosa simboleggino: Talos (l’uomo di bron-
zo), Laelaps (il cane guardiano) e un giavellotto che, scagliato, centrava
sempre l’obiettivo. In modo vario, e con più versioni e interpretazioni
nei secoli, all’immagine del toro e delle sue possenti corna è collegato
lo spicchio della luna. Alla luna in qualche modo si congiunge anche
la figura di Europa, che secondo alcune interpretazioni della parola
stessa avrebbe il significato di “quella dal grande occhio”, ovvero an-
cora una volta la luna. Certo è che poi il toro, quasi a firmarne la divi-
nità, fu identificato in una costellazione celeste che ancora possiamo
osservare fra le stelle.
Tante le spiegazioni e le teorie che spiegano perché Europa divenne il
nome del nostro continente, ma tutte richiamano il legame profondo
fra le civiltà greca e romana che in modi diversi arrivarono a segnare,
alle origini, la storia del nostro continente. Si calcola che siano circa
200 le raffigurazioni del mito di Europa e una di queste, in un mosaico
di Sparta risalente al III secolo dopo Cristo è, non a caso, rappresentata
nella moneta da 2 Euro della Grecia.
Infinite, come è immaginabile e come potrà scoprire chi avrà voglia di
approfondire la ricerca, le considerazioni, storie e interpretazioni di
un mito che ha alla base una donna, il potere, la divinità, la bellezza,
il cielo e tanto d’altro. Per molte/i di noi un’aspirazione su tutte: che
l’Europa, pur con tutte le critiche e le modifiche necessarie alle sue
politiche, consolidi la sua unità come luogo di pace e civiltà.
Paola Ortensi
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