Numero 3 del 2008
Otto marzo da 100 anni: 1908 - 2008
Testi pagina 20
La professoressa Lea Melandri, fonda-trice ed attuale animatrice della Libe-
ra Università delle Donne di Milano
(www.liberauniversitadelledonne.it),
su sollecitazione di 'noidonne' riflette
sulle ragioni che inducono le donne a
fare "gruppo" e gli uomini a fare "squa-
dra" e sul perché si osserva una grande
frammentazione di questi gruppi. "Fare
gruppo, fare squadra? E' semplice: la
spiegazione sta nel diverso modo di la-
vorare insieme, donne con donne e uo-
mini con uomini, ovvero nella diversa
modalità di costruire legami sociali. Il
concetto di gruppo e di squadra non
possono essere analizzati al di fuori del
contesto storico della comunità umana.
La vita pubblica, esclusivamente o pre-
valentemente condotta dagli uomini, ha
inventato le istituzioni secondo norme
precise, metodi e logiche definite, che le
sottendono. Non c'è squadra senza nor-
mative, ruoli, gerarchie. La squadra è la
storia del sesso maschile: così è per la
chiesa (il potere è solo maschile), per l'e-
sercito, la politica, tutt'ora maschilissi-
ma nonostante gli sforzi delle donne per
accedervi. Gli uomini tra loro lottano,
competono, si distruggono, si fanno la
guerra, ma sempre si danno una conti-
nuità. La continuità è garantita dalle
istituzioni/ squadra, con norme intrinse-
che di auto-perpetuazione del potere.
Non è che le donne siano vissute isolate
e in solitudine, all'ombra di un uomo.
Anche le donne conoscono la socialità.
Dove sono nata, nella terra di Roma-
gna, la comunità delle donne si chia-
mava "trebbo", parola vernacolare di
difficile traduzione (dal latino trivium,
stare insieme, essere almeno in tre a tro-
varsi a parlare); ogni zona dell'Italia e
del mondo ha il suo "trebbo". E' stato
storicamente un modo di stringere lega-
mi all'ombra della case, delle famiglie,
delle relazioni personali, parentali, af-
fettive. Un mondo tenuto a parte dalla
sfera pubblica, svalutato, rimosso, o
esaltato immaginativamente. I politici
uomini si combattono, ma hanno qual-
cosa in comune. I movimenti delle don-
ne sono meno 'istituzionali', meno rego-
lati, più imprevedibili sia per quanto ri-
guarda le fasi esaltanti, quasi magiche,
che il rapido disgregarsi. Si tratta di
gruppi fluidi, che nascono, è vero, nel-
l'ambito pubblico, ma che conservano
del privato, la ricchezza e, al medesimo
tempo, la fragilità dei sentimenti, degli
affetti, delle emozioni personali.
La centralità della sfera personale è
ambiguamente l'elemento di forza, per-
ché ha al suo interno l'interezza della
persona, cosa che la politica tradizio-
nale non ha mai avuto. Quindi una po-
litica consapevole dell'importanza del
corpo, dell'appartenenza di sesso, in
grado di costruire un mondo "altro" da
quello che abbiamo conosciuto, costrui-
to su un dominio maschile che ha sepa-
rato natura e cultura, privato e pubbli-
co, individuo e società.
Il fare gruppo ha tuttavia, proprio
per questo, anche elementi di debolez-
za: nei gruppi entrano in campo le emo-
zioni, le fantasie, le proiezioni (ad esem-
pio il rapporto madre-figlia, che talvol-
ta è distruttivo), per cui il legame affet-
tivo che si crea è facile che si dissolva.
Ne consegue che il gruppo può procede-
re a momenti quasi in consonanza, per
le donne che ne fanno parte, come un
"corpo unico"; e che, subito dopo, que-
sta forza collettiva si incrini, per entra-
re, nel migliore dei casi, in una zona
carsica. Proprio allo stesso modo con
cui si comporta l'acqua, che si muove
sotterranea, invisibile (ma c'è) e ad un
certo punto riaffiora: ma quando? co-
me? dove? in che modo? con quale for-
za?"
Un tratto che caratterizza l'incontro
delle donne è il costante crearsi e lo sva-
nire di gruppi e gruppetti che si ritrova-
no o per leggere e commentare una poe-
sia scritta da una di loro, o magari per
conoscere la ricerca sulla vita di una
donna del '600, che faceva la Madre
Abbadessa in un convento alla periferia
di Parigi. E' questo un ritrovarsi intorno
ad argomenti che non incidono nella
sfera politica delle donne. Sono gruppi
con argomenti e modalità di ritrovo au-
toreferenziali. "Con la stagione degli an-
ni '70 si è dibattuto e portato alla poli-
tica la sfera personale (con lo slogan "il
personale è politico"), le problematiche
del corpo (la frase-chiave "il corpo è mio
e me lo gestisco io") e la maternità
(aspetto politico tutt'ora in prima linea
"decido io donna, quando e come avere
dei figli"), tutti fatti che avevano una
grande valenza rivoluzionaria, che han-
no prodotto leggi ed organizzazioni so-
ciali, pensiamo, ad esempio, ai consul-
tori famigliari. Partendo da un terreno,
marzo 2008 noidonne20
Debolezza e forza del gruppo
Conversando con Lea Melandri
Rossella Ciani