Numero 6 del 2009
Libere o sicure?
Testi pagina 20
giugno 2009 noidonne20
Protagoniste senza garanzie
Ricchezze precarie
Alla base dell'etica e della dignità dellavoro, che sembra ormai si sia per-
duta dopo anni di inesorabile precarizza-
zione e progressivo svuotamento delle tu-
tele, c'era probabilmente anche una co-
struzione culturale che faceva del lavoro
un momento centrale nella vita degli es-
seri umani, un nucleo forte, fonte di un
percorso e di un riscatto individuale e
collettivo. Tutto questo, lo sappiamo,
non c'è più. Ormai ci muoviamo agevol-
mente tra termini come flessibilità, som-
ministrazione, Co.Co.Pro, partite IVA, la-
voro atipico; la crisi economica incombe
e giustifica tagli all'occupazione e desta-
bilizzazione sempre più forte dei lavora-
tori. Cosa si muove nel mondo del preca-
riato? Ne abbiamo parlato con Filomena
Trizio Segretaria generale della Nidil-
CGIL e Alessandra Tibaldi Assessora al
Lavoro, Pari opportunità e Politiche gio-
vanili della Regione Lazio, organizzatrici
della bella mostra 'Ricchezze precarie'.
Intervista a Filomena Trizio
Perché una mostra sul precariato?
Sono molti anni che cerchiamo, attra-
verso differenti espressioni artistiche, di
far riflettere sul fenomeno della caduta
della cultura del lavoro così come è defi-
nito e normato nella nostra Costituzione.
L'articolo 1 della Carta - 'L'Italia è una re-
pubblica fondata sul lavoro' - individua
il lavoro come fondamentale nell'idea che
i costituenti avevano del futuro della re-
pubblica, veniva posto come ossatura
centrale per lo sviluppo del paese. Questa
cultura si è smarrita, anche per responsa-
bilità della politica che ha smesso di con-
siderarlo come una parte fondamentale
della vita degli individui, a favore della
centralità dell'impresa. C'è quindi molto
fare a livello culturale per recuperare la
sostanza della dignità del lavoro.
Quanti sono, secondo i vostri dati, i
lavoratori precari in Italia oggi? E
quante sono le donne?
Il precariato, che comprende numero-
se e diverse tipologie di lavoro (sommini-
strazione, tempo determinato, atipici,
Co.Co.Pro, partite IVA), si aggira intorno
ai 4 milioni di unità. Le donne a parità di
età e in presenza di livelli professionali
pari o spesso superiori a quelli maschili
occupano le fasce più basse in termini di
qualificazione professionale. Inoltre l'im-
piego femminile è caratterizzato quasi
sempre da uno scarto salariale. Il dato re-
gionale è poi molto importante, non a ca-
so nel Mezzogiorno c'è una concentrazio-
ne del lavoro femminile parasubordinato
nelle fasce professionalmente più basse.
Che conseguenze sta avendo e avrà la
crisi economica sui precari, in parti-
colare cosa sta avvenendo a livello di
occupazione femminile?
I precari sono stati colpiti sin dall'ini-
zio della crisi economica. La mancanza
di una stabilità contrattuale e di una re-
te di protezione sociale ha fatto sì che fos-
sero i primi a rimanere senza alcun soste-
gno. Tra l'altro c'è stato un grande ritar-
do a livello governativo ad intervenire,
infatti, fino al 31 dicembre 2008, non so-
no state varate misure in questo senso. E
quello che si è fatto dopo risulta in molti
casi inadeguato. Ad esempio il provvedi-
mento sul raddoppio delle indennità di
disoccupazione per i collaboratori a pro-
getto, a causa della complessità dei re-
quisiti richiesti, dalla fascia di reddito
annuo al periodo di lavoro ai versamenti
effettuati, rischia di coprire solo una par-
te minoritaria di lavoratori. Il rischio è
che si esca dalla crisi con un incremento
della precarietà quantitativo e con un
peggioramento qualitativo: nel senso che
potrebbe diminuire il ricorso a tipologie
più tutelate - come la somministrazione o
il contratto a termine - ed aumentare il ri-
corso a tipologie meno tutelate sia a li-
vello economico che di diritti, quali le
forme atipiche 'autonome' o i voucher, ac-
centuando i fenomeni già oggi presenti di
dumping nel lavoro e fra le imprese. Si
rafforzerebbe cioè una competizione ba-
sata sul costo del lavoro che è preoccu-
pante perché ricorda le modalità dei Pae-
si in Via di Sviluppo.
Intervista ad Alessandra Tibaldi
La crisi economica rischia di penaliz-
zare in maniera ancora più forte l'oc-
cupazione femminile già compromes-
sa nel nostro paese. Da dove bisogna
ripartire?
Il lavoro, in particolare quello femmi-
nile, va tutelato e sostenuto con ogni
mezzo. E' necessario contrastare ogni for-
ma di sfruttamento mascherato per il
quale flessibilità significa precarietà. Il
lavoro delle donne, proprio in questo mo-
Nadia Angelucci