Numero 2 del 2009
Se 60 anni vi sembran pochi provate voi a lavorar...
Testi pagina 20
febbraio 2009 noidonne20
Una riforma per la conciliazione
dei tempi
Intervista a Carlo Giovanardi
Quale è la sua opinione, sia dalpunto di vista politico che giu-ridico, in merito alla sentenza
della Corte di Giustizia Europea in
riferimento all'innalzamento dell'età
pensionabile delle donne a 65 anni ?
C'è poco da commentare. Lo scorso
13 novembre, la Corte di giustizia euro-
pea ha dichiarato, con sentenza, l'ina-
dempienza dello Stato italiano, per aver
mantenuto in vigore una normativa in
forza della quale i dipendenti pubblici
hanno diritto a percepire la pensione di
vecchiaia in età diverse a seconda che
siano uomini o donne, in violazione del-
l'articolo 141 CE, che sancisce il princi-
pio della parità di retribuzione tra uo-
mini e donne e si applica anche alle pre-
stazioni pensionistiche, laddove queste
ultime siano corrisposte a motivo di un
rapporto di lavoro ormai concluso ed
abbiano, dunque, natura retributiva. In
altri termini siamo di fronte ad una co-
stante giurisprudenza che afferma che
l'art. 141 CE vieta qualsiasi discrimina-
zione in materia di retribuzione tra la-
voratori di sesso maschile e lavoratori
di sesso femminile, quale che sia il mec-
canismo che genera questa ineguaglian-
za. Perciò la fissazione di un requisito di
età che varia secondo il sesso, per la
concessione di una pensione che costi-
tuisce una retribuzione, ai sensi dell'ar-
ticolo 141 CE è in contrasto con questa
disposizione. Lo Stato italiano ha dun-
que 60 giorni per adeguarsi alla senten-
za (13 gennaio 2009). Il t e r m i n e
ancorché non perentorio ha comunque
una valenza in quanto in caso di man-
cato adempimento la Commissione eu-
ropea aprirebbe una procedura di infra-
zione, Il perdurante inadempimento
provocherebbe un nuovo ricorso presso
la Corte con l'applicazione di sanzioni
molto ingenti per l'Italia. Ciò posto ap-
pare chiaro che non è ipotizzabile la-
sciare senza esecuzione la sentenza. Per-
ciò è già stato comunicato formalmente
a Bruxelles, per scongiurare l'apertura
della procedura d'infrazione, l'impegno
da parte del Governo italiano ad ade-
guarsi alla sentenza e perciò ad allinea-
re l'età di pensionamento di vecchiaia
tra donne ed uomini. Si farà sicuramen-
te con criteri di flessibilità, gradualità e
su base volontaria. L'individuazione
delle concrete modalità di attuazione
sono ora al vaglio di un'apposita com-
missione tecnica.Su tale questione credo
che ormai sia necessario porsi in un ot-
tica diversa: la costruzione di misure
previdenziali diverse per le donne aveva
una ragione d'essere molti anni fa, che
trovava le sue radici in un'Italia diversa
sia dal punto di vista sociale che eco-
nomico. La donna aveva altri punti di
riferimento e, in particolare la famiglia,
nella quale cercava la propria realizza-
zione. Si tendeva, cioè, compensare gli
svantaggi ai quali erano esposte le car-
riere delle donne, ponendo rimedio ai
problemi che esse potevano incontrare
durante la loro carriera. Questi proble-
mi vanno ora affrontati con un approc-
cio completamente diverso, proprio per-
ché completamente diverse sono le esi-
genze e i riferimenti della nostra società.
Si deve pensare ad un rafforzamento se-
lettivo delle offerte di welfare.
E' prevedibile che tale interpretazio-
ne sarà poi estesa a tutte le lavora-
trici italiane?
Credo che nel breve periodo tale
estensione non si verificherà, ma è evi-
dente che non potrà non essere all'ordi-
ne del giorno una riflessione sull'esten-
sione dell'equiparazione anche nel cam-
po privato.
Anche coloro i quali ritengono giu-
sta l'equiparazione a 65 anni dell'e-
tà pensionabile delle donne osserva-
no che è indispensabile porre mano
al welfare aumentando il livello
quantitativo e qualitativo dei servizi
sociali. Quale la sua opinione in pro-
posito?
Come ho già detto è necessario porsi
su un'altra ottica. Il mondo è cambiato,
la società è cambiata e le misure devo-
no essere più mirate. L'introduzione nel-
l'ordinamento di misure forse più con-
grue rispetto alle dinamiche demografi-
che per le lavoratrici, dovrebbe perciò
essere accompagnato da migliori tutele
per la maternità, il lavoro di cura e la
carriera professionale. In altri termini,
mi attiverò affinché gli innegabili ri-
sparmi che deriveranno da tale adegua-
mento siano destinati a migliorare tutti
quei servizi per la prima infanzia e raf-
forzate quelle misure volte a facilitare la
conciliazione dei tempi di cura della fa-
miglia e dei tempi di lavoro. E' necessa-
rio ribadire con forza la centralità della
famiglia, quale monade della nostra so-
cietà, ma non a danno della donna o
dell'uomo bensì creando le condizioni
perché possano coesistere al meglio i
ruoli di madre, moglie con quello di la-
voratrice.
Tra le sue deleghe come Sottosegre-
tario ci sono anche le politiche per la
famiglia. Quali sono i provvedimenti
del governo che a suo parere vanno
nella direzione giusta?
Il Governo, ancor prima che questa
crisi economico finanziaria disegnasse il
suo reale perimetro e portata, nei pri-
missimi giorni del suo mandato ha va-
rato una serie di provvedimenti di con-
creto e immediato favore per le famiglie.
Mi riferisco innanzitutto alla totale eli-
minazione dell'ICI sulla prima casa.
Questa misura, è bene ricordarlo, ha ri-
guardato più dell'80% delle famiglie ita-
liane, proprietarie della casa in cui abi-
tano, consentendo loro di allocare di-
versamente e al meglio le risorse reddi-
tuali così liberate. Con lo stesso provve-
dimento con cui si è eliminato l'ICI sul-
la prima casa si è resa possibile la rine-
goziazione dei mutui sulla prima casa,
il cui onere è diventato particolarmente
gravoso per numerosissime famiglie.
a cura di Tiziana Bartolini