Numero 4 del 2012
Obiettori. Di coscienza?
Testi pagina 20
OBIElTORI. DI COSCIENZA?/ 3
QUALE DIRITTO
HA PIU VALORE?
Il libro di Chiara Lalli affronta
il nodo dell'obiezione di coscienza
di Tiziana Bartolini
| conflitto tra la richiesta del paziente e
I l quella del medico non sarà forse sa-
nabile, ma per non rimanere sospeso
in uno spazio senza significato, deve
essere risolto attribuendo un peso a ciascuna ri-
chiesta. I| paternalismo sceglie di assegnare più
peso alla scelta del medico. Quale peso voglia-
mo scegliere noi?" Chiara Lalli si accomiata così
dal lettore nel suo ‘C'è di dice no' (II Saggiato-
re, pagg 233, euro 19,00) dopo aver seziona-
to la parola ’obiezione di coscienza' nelle sue
varie declinazioni. A partire da quando, pa-
gando prezzi molto alti esclusivamente a li-
vello personale, i primi giovani rifiutavano
di fare il servizio militare. Fedele al sottoti-
tolo -Da||a leva all'aborto. Come cambia l'obiezione di
coscienza - Lalli esamina l'evoluzione (o, forse, l'involuzione?) che
nei decenni ha subito il senso più profondo della parola. I| libro
inizia con la descrizione di alcuni casi di obiezione alla leva mi-
litare di ragazzi che hanno pagato con il carcere il loro rifiuto di
imbracciare le armi. Prima dell'approvazione della legge 230 nel
199810 Stato ha punito severamente gli obiettori, che hanno pa-
gato duramente per una scelta che può considerarsi a basso im-
patto per la socialità . In altri termini, quei giovani recavano dan-
no? E a chi? Stride, in questo senso, l'impatto che ha l'obiezio-
ne di coscienza praticata nel servizio sanitario pubblico da chi è
pagato per prestare attività professionali di alto profilo e spe-
cializzazione. Di nuovo l'autrice parte dalla narrazione di casi dram-
matici: l'aborto terapeutico di Margherita e quello di Monica e il
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traumatico incontro con il “sistema intermittente 'obiettori-non
obiettori', quindi nell'applicazione zoppa della 194, che prevede
la costante presenza di non obiettori nei luoghi in cui la legge vie-
ne applicata". Nel capitolo successivo, ’Dalla parte del medico',
è una ginecologa - Paola Lopizzo - a spiegare perché è partico-
larmente doloroso per chi fa nascere bambini dedicare una par-
te della propria attività a “distruggere la vita". È doloroso, ma no-
nostante la solitudine continua nella sua scelta di non obiettare.
“Forse anche perché sono una donna, c'è una legge dello Stato
e - per quanto a volte sia pesante - cosa succederebbe se nes-
suno eseguisse interruzioni di gravidanza? Se tutti fossero
obiettori la legge decadrebbe...â€. Dunque la possibilità che una
legge dello Stato sia applicata, a tutela della salute
delle donne è affidata alla buona
volontà e al senso di responsabili-
tà della singola persona. Chiara
Lalli - anche con riferimenti alla leg-
ge 40, alla sperimentazione animale
o alla pillola del giorno dopo - richia-
ma quanto sancito persino nella Car-
ta dei diritti fondamentali dell'Unione
europea, all'articolo10, comma 2: “il di-
ritto all'obiezione di coscienza è rico-
nosciuto secondo le leggi che ne disci-
plinano l’esercizio" per osservare che
“..ammettere il diritto all'obiezione di co-
scienza presuppone il definirne i| dominio di
esercizio nei contenuti e nelle modalità . Ba-
sta pensare alla 194 e alla 772 per incontra-
re un rischio di rimanere in superficie: sempre
di obiezione di coscienza si parla, ma le condi-
zioni di esercizio e contesto sono profondamente
diversi". Per la 194 il conflitto si determina nel momento in cui c'è
la pretesa che “la coscienza del medico schiacci quella della don-
na". Lo sbilanciamento è evidentemente a sfavore della donna, che
è in una posizione subalterna al medico. “L’ultima stanza di que-
sto labirinto è un culde sac la 194 conferisce alla donna la pos-
sibilità di richiedere un servizio e al medico la possibilità di sottrarvisi.
Come se ne esce?" L'alto numero degli obiettori ha eroso abbon-
dantemente quanto la legge ha sancito. Chiara Lalli ha scritto que-
sto libro per affrontare il nodo: l'obiezione di coscienza e, conclu-
dendo, scrive: “Conoscere quanto accade nei corridoi degli ospe-
dali rende difficile continuare a pensare che si possa continuare a
dormire. Certo, si può sempre fare finta". I
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w noidonne | aprile | 2012