Numero 12 del 2006
Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie
Testi pagina 2
Hanan Awwad è poeta, scrittrice edintellettuale. Fondatrice e presidente
sia della sezione palestinese della Wilpf
(Lega Internazionale Femminile per la
Pace e la Libertà) sia dell'Associazione
Scrittori Palestinesi, è anche direttrice di
dipartimento in un ateneo di Gerusa-
lemme. Non porta il velo e tiene sulle
spalle il tipico keffiyah del suo paese. E
può bastare vederla per capire subito
che non è certo delle sue cariche che le
interessa parlare, bensì della difficile si-
tuazione del popolo palestinese: embar-
go, stato di polizia, frontiere sempre
spostate, un popolo umiliato, oppresso.
Più volte nel corso della nostra conver-
sazione le si gonfiano gli occhi. Non
piange, ma la voce è leggermente alte-
rata mentre racconta l'incubo di vivere
in una città occupata. "Puoi immagina-
re cosa significa vivere in un posto dove
ogni giorno confiscano nuove terre al
tuo popolo, cambiano i confini, muta la
demografia, i diritti di cittadinanza, ed
il tuo spostarti di solo pochi chilometri
dipende dai militari israeliani alla fron-
tiera, tanto che non sai se varrà la pena
uscire di casa".
In questa situazione così complessa
è possibile secondo lei pensare prati-
che di pace insieme alla parte israe-
liana?
Ci sono meeting per la pace, gruppi
di palestinesi e israeliani che manifesta-
no congiuntamente. Ci sono anche ana-
lisi politiche e idee, ma la realtà quoti-
diana è davvero molto difficile, è una
condizione di continua umiliazione per
i palestinesi. Non può esserci pace sen-
za giustizia, e non c'è giustizia in Pale-
stina finché c'è l'occupazione. Un dialo-
go paritario e diverse relazioni tra i due
popoli saranno possibili solo con una
reale pari dignità.
Qual è la posizione della Wilpf a pro-
posito della crisi in medio oriente?
La Wilpf ha istituito un comitato per-
manente per la crisi in Medio Oriente
formato da donne di varie nazionalità,
a cui partecipano sia palestinesi che
israeliane. In un suo recente documento
ha deplorato "l'escalation della violenza
in Libano, nei Territori palestinesi occu-
pati, specialmente Gaza, e in Israele, la
scelta di colpire obiettivi civili e distrug-
gere infrastrutture civili da qualsiasi
parte venga e, in particolare, l'eccessiva
sproporzionata rappresaglia militare da
parte di Israele, come una violazione
del diritto internazionale." Inoltre si
chiede "a tutte le parti in-
teressate di accettare il
cessate il fuoco, di rila-
sciare i prigionieri pale-
stinesi e libanesi illegal-
mente detenuti e di co-
minciare a negoziare una
giusta e durevole pace
che rechi sicurezza alle
popolazioni civili di
Israele, Palestina e Liba-
no. E auspicando "solu-
zioni pacifiche per pro-
teggere le vite umane in
Medio Oriente e ovunque
nel mondo" si propone "una Conferenza
internazionale di pace convocata dalle
Nazioni Unite e basata sul riconosci-
mento dello Stato sovrano di Palestina
entro i confini precedenti al 1967 e defi-
niti dagli accordi del 1947, con even-
tuali modifiche accettate concordemen-
te dalle parti."
Lei ha già dichiarato di sentirsi testi-
mone diretta e partecipe della resi-
stenza palestinese contro l'occupazio-
ne israeliana. Può dirci qualcosa sul
ruolo della donna nella resistenza?
Le donne palestinesi partecipano alla
resistenza in tutte le sue forme, subendo
persecuzioni e carcere. Vi sono anche
donne che hanno partorito in prigione.
Le donne palestinesi sono tra le più
istruite del mondo, e sono molto attive
alla vita sociale. Cerchiamo di dire la
nostra sulla futura costituzione palesti-
nese e siamo soddisfatte del fatto che
nella Dichiarazione di indipendenza
venga affermato che nello Stato palesti-
nese non ci devono essere discriminazio-
ne né di razza né di genere, e inoltre ci
sono importanti accenni al ruolo della
donna, considerata "la custode della so-
pravvivenza del popolo palestinese".
E il ruolo di intellettuali e scrittori?
E' stato molto importante fin dal
1948. La produzione letteraria ha vissu-
to un periodo particolarmente felice du-
rante il periodo di Arafat. Anche io mi
sento una scrittrice impegnata, in difesa
del diritto, della dignità e della giusti-
zia. E sento che, attraverso la mia pen-
na, difendendo il popolo palestinese, di-
fendo tutti gli oppressi del mondo e pos-
so fare emergere una speranza di vita.
Come quella che trapela nei versi
tradotti in italiano tratti da la rac-
colta poetica 'La terra più amata.
Voci della letteratura palestinese'
(Manifesto Libri, Roma 2002; Voci dal
muro, Manni Editore, Lecce 2004):
Costruirò una barca al sole/per navi-
gare verso queste nozze/metterò fine al-
la storia/così bella del passato/e sogne-
rò ritorno […] più alta t'amo speran-
za/che i desideri riporti alla vita,/t'amo
tempo di questo paese/vita di attimi lu-
centi/io ti amo miracolo/più di ogni mi-
racolo bello
dicembre 2006 noidonne2
Hanan Awwad
Giovanna Providenti