Numero 11 del 2007
Stop femminicidio
Testi pagina 2
Più di tante parole sono piccoli se-gnali, a volte a margine e cornice
di una situazione, che riescono a dare
un significato ad un contesto.
Nell'Aula Magna dell'Università
Roma Tre, che per l'occasione ospita-
va, nel segno della tradizione, docenti
abbigliati con toghe ed ermellini, l'ar-
rivo sorridente e disinvolto di Michelle
Bachelet, Presidenta del Cile, il suo
breve ma gioioso saluto a Giuliana
Sgrena malgrado la presenza massic-
cia del servizio d'ordine e il tailler tra
il fucsia e viola acceso indossato dal-
la Presidenta, hanno portato un soffio
di aria nuova e buonumore.
Anche il suo atteggiamento duran-
te l'intervento ha sottolineato una dis-
continuità rispetto alla rigidità della
tradizione e un'attenzione speciale a
privilegiare il rapporto diretto con la
platea, che ha coinvolto nel suo ragio-
namento parlando praticamente a
braccio e rivolgendosi direttamente al-
l'uditorio. Piccoli segnali, certo. Ma
nell'immobilismo a cui siamo abituati
anche uno sbattere d'ali sembra una
cannonata.
E ancora, un ricordo emozionante
legato al colpo di stato del 1973. Al-
l'indomani del golpe in Cile Giorgio
Napolitano, che oggi accoglie la Presi-
denta Bachelet, aprì in Piazza Santis-
simi Apostoli, a Roma, la prima mani-
festazione di solidarietà contro il bru-
tale rovesciamento del governo di Sal-
vador Allende. Nel settembre del 1973
Michelle Bachelet aveva 22 anni e le
toccò assistere, come a tanti suoi con-
cittadini, al bombardamento della
Moneda, il palazzo del governo, e al-
la fine sanguinosa del governo demo-
cratico. C'è, in questo incontro tra Pre-
sidenti che hanno vissuto in maniera
così differente lo stesso avvenimento,
qualcosa di commovente che ha a che
vedere con la fatalità e il rigore della
Storia. C'è anche il segno della forza
propulsiva di un continente, l'America
Latina, capace di svegliarsi da un in-
cubo e rilanciare, nel caso del Cile,
con una presidenza femminile piena di
contenuti e, forse, l'immobilismo della
nostra Europa il cui ricambio di una
classe dirigente, seppur meritevole,
appare impossibile.
Queste sono le ragioni che ci spin-
gono a guardare con interesse il per-
corso del Cile che, anche se in modo
più moderato, si inserisce nel processo
più ampio dei paesi sudamericani che
stanno mostrando la volontà di speri-
mentare nuove soluzioni politiche e
nuovi modelli sociali.
La Bachelet, il cui padre, generale
fedele ad Allende, morì in seguito alle
torture subite nelle prigioni della dit-
tatura, fu lei stessa imprigionata nel
tristemente noto carcere clandestino di
Villa Grimaldi.
La lezione tenuta dalla Presidenta
in occasione dell'apertura dell'anno
accademico, verteva su 'Diritti umani,
democrazie e coesione sociale', tre be-
ni da lei definiti "cruciali per la convi-
venza nel mondo odierno; tre beni
pubblici globali dei quali dovrebbe go-
dere ogni persona" e che sono alla ba-
se della creazione di "un ordine socia-
le più giusto e più inclusivo" possibile
"solo se si mette al centro del dibattito
il rispetto della dignità della persona
umana". Ha ricordato la sua genera-
zione costretta ad "affrontare la perse-
cuzione politica" e a diventare "adulta
in questa lotta". Questa esperienza ha
consegnato alla sua generazione un
mandato etico da lasciare alle genera-
zioni future perché mai più accada
quello che in tanti hanno vissuto;
pronti oggi a "porre molta enfasi nel
concetto di riparazione, di educazione
e di memoria".
Analizzando i sistemi politici si è
soffermata sulla democrazia come "il
sistema politico nel quale i diritti pos-
sono crescere, svilupparsi ed estender-
si", ma ha sottolineato la necessità di
"porre molta attenzione ai fattori che
possono mettere in crisi questo sistema
come la fragilità delle strutture di con-
trollo, la mancanza di trasparenza, la
corruzione e il disinteresse dei cittadi-
ni nei confronti della politica". Ha
concluso rammentando di essere "una
militante di sinistra fin dalla gioven-
tù" e di perseguire la giustizia sociale
come parte fondante del suo DNA po-
litico. La grande sfida e l'imperativo
etico per il rafforzamento delle grandi
democrazie progressiste risiedono, se-
condo la Bachelet, nel raggiungimento
della coesione e della giustizia sociale.
Ha lasciato la platea con una doman-
da: "come possiamo continuare a raf-
forzare le nostre democrazie, far cre-
scere il benessere e lo sviluppo della li-
bertà ma allo stesso tempo far fiorire
l'equità sociale?"
Proprio a questo suo interrogativo è
doveroso legare le tante contraddizio-
ni che sta vivendo il Cile. Se la sua
biografia personale ce la fa sentire vi-
cina per gli eventi che ha dovuto vive-
re e le scelte che ha fatto, la sua bio-
grafia politica, specialmente da quan-
do è al governo nel suo paese, non è
sempre in linea con quanto sostiene e
quanto ascoltato in questa occasione.
In particolare rispetto ai diritti umani
del popolo originario dei mapuche, al-
lo scarso vigore dimostrato nel com-
battere le vere disuguaglianze sociali
che affliggono il suo Paese, come edu-
cazione, sanità e trasporti pubblici, e
ai privilegi incredibili ancora in pos-
sesso dell'esercito. Non ci basta che
una donna sia al potere per essere
soddisfatte, vorremo davvero che ci
sia un segnale forte di esercizio della
'differenza'.
novembre 2007 noidonne2
Michelle Bachelet
Nadia Angelucci