Numero 9 del 2007
Dolce attesa ... o malattia?
Testi pagina 2
Dal 1993 a oggi sono oltre 1000le donne e le bambine scom-
parse a Ciudad Juárez, Messico;
di queste, circa 460 sono state ri-
trovate morte dopo essere state
violentate e torturate. Marisela
Ortiz Rivera, psicologa e inse-
gnante, è tra le fondatrici di "Nue-
stras Hijas de Regreso a Casa" (Le
nostre figlie di ritorno a casa).
L'associazione di familiari e amici
delle giovani uccise e desapareci-
das è nata dopo la sparizione e
l'assassinio di Lilia Alejandra
García Andrade, che dopo aver
subito torture per cinque giorni, fu
strangolata e gettata in un cam-
po.
Marisela Ortiz, accolta a Mon-
tecitorio a maggio, durante il suo
viaggio in Italia per denunciare il
perpetrarsi dei femminicidi ha
portato una tragica testimonian-
za.
"È triste e doloroso parlare di
quello che avviene a Ciudad Juá-
rez e di ciò che abbiamo visto con
i nostri occhi. La realtà che c'è die-
tro i femminicidi è molto comples-
sa. A Ciudad è normale la violen-
za domestica, ma qui non si trat-
ta di questo. Provate a immagina-
re che state aspettando vostra fi-
glia che dovrebbe tornare da scuo-
la o dal lavoro. E non arriva. Su-
bito la si cerca, con le amiche,
chiedendo a tutti, ai vicini, sui po-
sti di lavoro: nessuno dice niente.
Perché hanno paura che accada
anche a loro. Quindi le madri si re-
cano alla polizia; qui vengono
ignorate, offese, denigrate, interro-
gate e persino incolpate. Alla ma-
dre dicono 'Tua figlia è fuggita con
un ragazzo, si droga, fa la bella
vita' e le dicono di dover aspetta-
re 36 o 72 ore per la denuncia di
scomparsa. In quelle ore, le madri
sanno che la loro figlia verrà tor-
turata, seviziata, violentata e poi
morirà per le violenze subite".
Parlamentari italiane hanno in-
vitato il Presidente del Consiglio
dei Ministri e il Ministro degli
Esteri a sollecitare il Presidente
Messicano Calderòn ad assicurare
il rispetto dei diritti umani. Il Pre-
sidente del Consiglio Prodi ha ri-
badito in una lettera l'impegno
dell'Italia per i diritti umani ed
esortato le autorità messicane ad
azioni di contrasto nei confronti
della criminalità organizzata, so-
prattutto alla luce dell'incarico
assunto dal Messico alla Presiden-
za del Consiglio dei Diritti Umani
dell'ONU.
Marisela Ortiz, che è già stata
minacciata di morte, al rientro
dall'Italia ha ricevuto nuovi mes-
saggi di insulti e intimidazioni.
"La comunità internazionale de-
ve intervenire, dobbiamo far circo-
lare documenti, foto, testimonian-
ze: non è possibile che le madri
aspettino in casa che succedano
queste cose, o che si ritengano for-
tunate se hanno trovato il cadave-
re delle figlie abbastanza presto a
significare che sono state torturate
meno a lungo. Le madri vengono
chiamate dalla polizia e viene det-
to loro che hanno trovato una ra-
gazza, che forse è la loro figlia,
che devono venire a prenderla; i
funzionari le portano in obitorio a
identificare il cadavere, irricono-
scibile per la violenza e la crudel-
tà delle sevizie subite. Visi distrut-
ti, con la pelle e i capelli rimossi,
violazioni sessuali, labbra stacca-
te a morsi. Abbiamo visto cose
terribili fatte anche su bambine,
una aveva solo 3 anni".
Si sono fatti molte ipotesi sulle
ragioni di queste violenze: riti sa-
tanici, orge, venditori di organi,
sacrifici umani. Le opinioni di cri-
minologi e antropologi convergo-
no sempre più sul fatto che si trat-
ti di riti per inserirsi in bande ma-
fiose.
"Si è cercato di mettere insieme
tasselli per capire questi crimini.
Abbiamo studiato i dossier e i ca-
si, nomi, date, luoghi di sparizio-
ne-ritrovamento-posizione dei ca-
daveri, tipo di torture subite. Ha
cominciato a delinearsi un quadro
impressionante, c'erano analogie e
corrispondenze, gli stessi funzio-
nari negligenti, dettagli che si ri-
petono. Tutte le vittime sono gio-
vani e belle, sono sequestrate per
settimane, uccise, sfigurate e muti-
late con accanimento e sadismo
disumani."
Secondo testimonianze e docu-
menti, gli assassini sono protetti:
si moltiplicano coincidenze che
sembrano stabilire un legame con
narcotraffico, polizia e militari.
Prima del 2001 i cadaveri veniva-
no sempre ritrovati; da quando le
inchieste si sono moltiplicate, i
corpi hanno cominciato a scom-
parire nel nulla. Coloro che hanno
lavorato a questi casi hanno rice-
vuto minacce di morte e alcuni so-
no stati assassinati.
"Il primo giovedì di ogni mese
organizziamo a Ciudad Juárez
una marcia di protesta silenziosa.
Aderite a questa "Giornata contro
il femminicidio", parlando di que-
sto dramma affinché i crimini non
cadano impuniti. Il nostro dolore
e l'indignazione ci danno il corag-
gio per affrontare la corruzione,
l'omertà e l'indifferenza verso le
morti assurde delle nostre figlie".
Informazioni nel sito: www.muje-
resdejuarez.org.
settembre 2007 noidonne2
Marisela Ortiz Rivera
Elena Ribet