Numero 4 del 2007
Al centro dell'attenzione
Testi pagina 2
“Sono la prima donna, provenientedal mondo arabo, a prestare ser-
vizio come Presidente dell'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite. E, para-
frasando Gandhi, sono il primo dei ser-
vitori degli Stati Membri". Già nelle
battute iniziali del suo intervento, alla
Conferenza "Verso una cultura dell'e-
guaglianza di genere nel XXI secolo",
organizzata dalla Fondazione Camera
dei Deputati, Sheikha Haya Rashed Al
Khalifa sottolinea i temi a lei più cari,
quelli per i quali si è impegnata e gra-
zie ai quali ha conquistato notorietà e
un incarico prestigioso: i diritti delle
donne, la cultura e la tradizione araba,
la coscienza di ricoprire un ruolo per
prestare un servizio alla comunità.
Una carriera di rilievo, soprattutto nel-
le istituzioni, caratterizza questa don-
na che è stata una delle prime due a
esercitare la professione di avvocato
nel suo paese, il Bahrain. Prima dell'at-
tuale incarico all'ONU, che svolge da
giugno dello scorso anno, Al Khalifa
ha creato uno studio legale specializ-
zato in diritto commerciale, la Haya
Rashed Al Khalifa Law Firm, che è il
più grande nel suo paese. Dal 2000 al
2004 è stata ambasciatrice in Francia e
ambasciatrice non residente per Belgio,
Svizzera e Spagna, è una delle poche
donne che abbiano mai avuto accesso
sia alla Corte di Cassazione che alla
Corte Costituzionale, è stata la rappre-
sentante permanente del Bahrain pres-
so l'UNESCO ed è diventata membro
della World Intellectual Property Orga-
nization Arbitration Committee, ente
delegato ad arbitrare e risolvere le dis-
pute sui brevetti e sui diritti d'autore.
La tentazione di descrivere la Presiden-
te come una femminista radicale, però,
si scontra proprio con questo suo per-
corso completamente dentro alle istitu-
zioni e la sensazione che la sua batta-
glia per i diritti delle donne si svolga
tutta all'interno di un establishment
consolidato. "Per creare una cultura
delle pari opportunità nel 21° secolo
sempre più donne devono assumere po-
sizioni di leadership nelle Nazioni Uni-
te e in altre organizzazioni multilatera-
li" ha infatti dichiarato in conferenza
stampa a Roma e la sua battaglia si è
concentrata nelle alte sfere del suo pae-
se avvalendosi della sua posizione co-
me membro delle Corti di Cassazione e
Costituzionale per far si che la compe-
tenza dei diritti di famiglia e delle don-
ne passasse dai Tribunali islamici a
quelli civili. La sua forte preparazione
giuridica le ha permesso di accostarsi
alla questione femminile nel mondo
arabo attraverso il punto di vista del-
l'interpretazione dei testi religiosi che,
nella sua opinione, deve essere più
aperta: "Le tradizioni culturali e reli-
giose hanno continuato a perpetrare le
ineguaglianze. Alcune interpretazioni
dei testi religiosi sono state trasportate
nelle tradizioni culturali e hanno domi-
nato le donne arabe. La riproduzione di
queste tradizioni culturali da una ge-
nerazione all'altra ha dissuaso le don-
ne dalla ricerca di una educazione non
tradizionale e di una carriera profes-
sionale. Questo spiega la natura con-
servatrice delle leggi matrimoniali che
impediscono alle donne l'esercizio dei
loro diritti". Ma la sua abilità diploma-
tica è stata quella di comprendere che
per rendere possibile la presenza delle
donne arabe sulla scena sociale, politi-
ca ed economica fosse necessario man-
tenere un contatto forte con l'identità
della religione islamica e con la cultu-
ra che su di essa si è sviluppata. Ed è su
questa base che Al Khalifa fonda la
sua argomentazione quando rivendica
la necessità di una educazione di qua-
lità per le donne: "I curricula scolastici
devono incoraggiare la creatività, il
pensiero critico e offrire una grande va-
rietà di prospettive culturali e religiose.
Se non investiamo in una educazione
di qualità, che metta in discussione le
implicazioni culturali di alcune dottri-
ne religiose, continueremo a negare al-
le donne pari opportunità". E ferma-
mente ci invita a riflettere sul fatto che
"il dibattito deve andare al di là delle
tensioni tra identità nazionale basata
sulla civiltà e la cultura islamica e gli
appelli per i diritti civili e politici che
qualcuno considera come importazioni
occidentali. Le femministe islamiche, le
donne arabe riformiste e moderne de-
vono sfidare i valori tradizionali per
mostrare che il cambiamento è inevita-
bile e salutare". Interpellata da 'noi-
donne' su come le donne occidentali
possano inserirsi in questo corso ed
aiutare l'avanzamento di questo pro-
cesso di cambiamento, la Presidente ha
risposto garbatamente, e con la mode-
razione che le è connaturale, che pos-
siamo "partecipare alla discussione, in-
formare ed informarsi, stimolare il di-
battito su questi temi, creare delle reti e
costruire degli esempi di emancipazio-
ne" e ha sottolineato in particolare l'ap-
porto dei mezzi di comunicazione nel
trasmettere modelli virtuosi. Il discorso
di Al Khalifa è rivolto sicuramente alle
donne islamiche appartenenti alle clas-
si sociali più alte e già inserite in un
tessuto economico e politico che vedo-
no nella sua affermazione un esempio
fondamentale per uscire dagli aspetti
più retrogradi del diritto islamico. Non
è certo una pasionaria, ma la sua ele-
ganza e determinazione non avranno
effetti meno incisivi.
aprile 2007 noidonne2
Sheikha Haya Rashed Al Khalifa
Nadia Angelucci