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Numero 1 del 2007

Che sia un anno di PACS


Foto: Che sia un anno di PACS
PAGINA 2

Testi pagina 2

Mayra Buvinic è una esperta di ge-nere e sviluppo sociale. Nomina-
ta un anno fa direttora del Diparti-
mento genere e sviluppo presso la Ban-
ca Mondiale, precedentemente aveva
diretto il Dipartimento Sviluppo Socia-
le del Inter-America Development
Bank di Washington, ed è fondatrice e
componente dell'International Center
for Research on Women (ICRW). Ha
inoltre scritto due libri sulla povertà e
lo sviluppo delle donne nel Terzo Mon-
do.
L'abbiamo incontrata in occasione
della celebrazione dei 25 anni di vita
dell'Aidos (acronimo di Associazione
Italiana donne per lo sviluppo, che in
greco significa "società fondata sulle
differenze"), a cui Mayra ha rinnovato
il suo apprezzamento e sostegno nel
comune impegno verso un cambia-
mento che veda tutte le donne non più
vittime ma protagoniste.
Ho avuto l'onore di intervistarla, se-
dute in disparte sulle poltroncine di
velluto della bellissima sala del Gon-
falone. Mentre risponde alle mie do-
mande mi accorgo che intende davve-
ro quello che dice, le sue parole non so-
no mai vuote né astratte. E spesso ri-
pete "really" mentre mi dice cosa è pos-
sibile fare per cambiare il mondo dal-
l'alto di una posizione elevata come la
sua.
La sua è una carriera importante
interamente rivolta alle tematiche
delle donne. Come è iniziata?
Ho iniziato a lavorare nell'ambito
dei "gender issues" davvero tanto tem-
po fa: nel 1975 in occasione della Pri-
me Conferenza a Città del Messico,
dove capitai quasi per caso. Avevo fi-
nito il dottorato in psicologia sociale
con una tesi, e relativo periodo di ap-
prendistato, sul tema della "differenze
sessuali nella violenza e nell'aggressio-
ne". Le delegate dello Stato di Was-
hington cercavano aiuto per mettere
insieme un grande seminario all'inter-
no della Conferenza del Messico, e vi-
sto l'argomento della mia tesi di dotto-
rato hanno chiamato me. E questo è
stato anche l'inizio dell'International
Center for Research on Women, fonda-
to l'anno successivo.
Cosa è cambiato dal 1975 ad oggi?
Anche se è vero che l'andamento
non è sempre progressivo, e molti sono
gli "up and down", chi, come me, ha
iniziato a lavorare in questo ambito
più di 30 anni fa (e non solo dal mo-
mento apicale dalla Conferenza di Pe-
chino) non può non constatare che i ri-
sultati raggiunti sono davvero tanti. Il
cambiamento dal 1975 è davvero no-
tevole, quasi inimmaginabile: nessuno
allora avrebbe preso seriamente i "gen-
der issues" come oggi.
E qual è oggi l'impegno più urgente
nel suo lavoro?
All'interno della Banca Mondiale la
mia personale sfida è rivolta all'empo-
wrement economico delle donne: nel-
l'area economica le donne sono molto
indietro rispetto ad altri campi. Non
hanno ancora pieno accesso a tutte le
risorse e a tutte le professioni cui po-
trebbero desiderare accedere. E questo
vale sia per i paesi in via di sviluppo
che da noi. A mio parere è necessario
andare oltre l'idea del "microcredito" e
dare alle donne piena fiducia e potere,
garantendo loro autentico accesso in
tutti gli ambiti occupazionali di quali-
tà, come finanza, tecnologia, etc.
E questo "accesso" delle donne por-
terà una differenza?
A che differenza sta pensando?
Quella con gli uomini? Io credo che og-
gi la differenza su cui è necessario por-
re tutta la nostra attenzione sia non la
differenza sessuale, bensì la differenza
tra donne. L'eccessivo "gap" esistente
tra donne: alcune hanno la possibilità
di accedere, ma la maggioranza di lo-
ro sono povere, svolgono lavori umili,
redditi bassi, etc. Il problema della
scarsa percentuale delle donne ai posti
di potere va vista in questa ottica: aiu-
tare più donne a rafforzarsi, mirare a
superare il gap esistente tra donne,
permettere l'accesso anche alle "unskil-
led".
Cosa sta facendo la Banca Mondia-
le per migliorare la condizione del-
le donne più povere?
Ecco, questo è un po' il compito del
mio dipartimento: stiamo organizzan-
do un piano di azione e intendiamo
davvero usare tutte le risorse possibili
della Banca per innalzare il livello eco-
nomico delle donne. Vogliamo che le
donne possano avere accesso non sol-
tanto al microcredito, ma a tutti i si-
stemi e servizi finanziari. Il microcredi-
to ha aiutato le donne moltissimo, ma
non le aiuta a compiere il salto neces-
sario che possono sicuramente fare
grazie a bravura e capacità ampia-
mente dimostrata.
Crede davvero che un "salto" delle
donne sia possibile nella nostra so-
cietà?
In tutti questi anni ho capito che il
cambiamento può avvenire e può av-
venire in tempi molto brevi. Come ad
esempio sta dimostrando una società
molto conservatrice come il Cile, in cui
oggi abbiamo una donna presidente.
Inoltre mi sono accorta che non appe-
na la donna inizia ad avere un proprio
reddito, questo cambia davvero tutte
le dinamiche all'interno della casa.
Che cosa ha imparato dalle donne
per lei stessa?
Le donne, in particolare le più dis-
eredate, senza educazione e cognizioni
particolari, mi hanno insegnato il loro
modo di essere davvero straordinarie.
E la capacità di stare insieme tra don-
ne. A loro mi ispiro nella mia vita per-
sonale.
gennaio 2007 noidonne2
Mayra Buvinic
Giovanna Providenti
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