Numero 2 del 2007
Famiglia allargata e in evoluzione
Testi pagina 2
Papessa? No, moderatora. Maria Bo-nafede è la prima donna eletta a ca-
po della Tavola valdese. Portavoce del-
le Chiese valdesi e metodiste, coordina
il corpo direttivo dei protestanti italiani.
Nata a Milano, mestiere pastora (un
prete donna, per capirsi), ha due lauree
in filosofia e teologia, è sposata e ha un
figlio.
Perché il caso Welby ha suscitato
tante reazioni contraddittorie?
Perchè Welby ha fatto della sua vita,
del suo corpo immobilizzato e della sua
morte uno strumento di battaglia per
orientare l'opinione pubblica. Era un uo-
mo colto, poeta, pieno di amici e paren-
ti, circondato da persone intelligenti,
che ha scelto di combattere per morire
visto che non poteva più vivere e che
amava tanto la vita. Era sofferente ma
non piagnucoloso. Rifletteva sul dolore,
sulla vita, sul senso di quello che acca-
de e che era accaduto ponendo doman-
de aperte e terribilmente semplici. Un
uomo così è scomodo, perchè fa pena in
quella sua sofferenza totale, ma non era
monopolizzabile da nessuno essendo lu-
cidissimo e determinato. Non ha chiesto
l'eutanasia, ma di poter morire perchè
la sua biografia lo aveva portato alla fi-
ne delle sue possibilità di vita. E ha vo-
luto porre il problema: sapeva perfetta-
mente che i mesi iniziati con la lettera al
Presidente della Repubblica e terminati
il giorno della morte sono mesi che
avrebbero fatto discutere, che avrebbero
palesato quanto sia ridicolo parlare di
"morte naturale". Per questo, credo, la
diocesi di Roma ha negato le esequie fu-
nebri: una sorta di "punizione" esempla-
re per chi aveva fatto della sua storia
una storia esemplare.
C'è una posizione ufficiale della
Chiesa Valdese sull'eutanasia?
Da circa 15 anni la Chiesa Valdese
ha nominato una commissione per stu-
diare problemi etici. La Commissione si
è sbilanciata a favore dell'eutanasia do-
po l'approvazione di una legge in pro-
posito in 2 paesi europei, Paesi Bassi e
Belgio, nazioni diverse e con culture re-
ligiose prevalenti diverse, protestante
l'Olanda, cattolico il Belgio.
Una posizione ufficiale della Chiesa
Valdese non c'è. Se ne parla, forse si può
dire che sarebbe nel suo complesso lieta
se in Italia fosse possibile un confronto
libero e serio sul tema, esprimere dubbi
e perplessità, fare domande ed avere ri-
sposte, sia per chi è favorevole ad una
legge sia per chi ritiene che non sia un
bene averla. La mia impressione è che in
Italia sia quasi impossibile confrontarsi
seriamente senza essere subito etichetta-
ti.
Che legame c'è tra il caso Welby e la
laicità?
La laicità non è solo la distinzione
tra stato e chiesa che consente di ragio-
nare e prendere decisioni in modo auto-
nomo. Laicità è un metodo di lavoro, un
modo rispettoso dei diversi punti di vi-
sta e approcci al pensiero e del contri-
buto che ogni filosofia di vita ed ogni
fede può avere nell'orientamento delle
coscienze. Il legame con Welby è evi-
dente: nel nostro paese la gerarchia cat-
tolica ha un grande potere sulle co-
scienze e sulla vita politica e lo esercita
con forza e determinazione. La politica
di destra e di sinistra ha, salvo eccezio-
ni, paura di prendere le distanze esplici-
tamente da questo pugno di ferro con
cui la gerarchia cattolica pone i proble-
mi. L'informazione, soprattutto quella
televisiva, si piega a questo stato di co-
se. Welby non aveva finito di porre il
suo problema che immediatamente è
stato amplificato il caso di un altro gra-
vissimo malato che spiegava che voleva
vivere. La differenza era che lui poteva
farlo, ma non era vero il contrario.
Esiste un approccio diverso alle que-
stioni etiche tra cattolici e cristiani
di altre denominazioni?
Esiste un approccio diverso alle que-
stioni etiche, e non solo a quelle, fra un
cristianesimo integralista/integrista ed
un cristianesimo critico. Nel protestan-
tesimo storico, che ha contribuito alla
formazione di milioni di persone in Eu-
ropa e nel mondo, si assume il fatto che
qualunque decisione etica è una deci-
sione umana presa nel quadro delle ca-
ratteristiche dell'umanità: la fallibilità,
la creaturalità, il peccato, il rischio del-
la scelta.
Si prega perchè Dio dia il discerni-
mento necessario a compiere la scelta
migliore, ma nella consapevolezza che
la fede aiuta gli uomini e le donne ad es-
sere adulti e responsabili, non perenni
sottoposti ad un'autorità che ti ritiene
sempre minorenne e bisognoso di guida,
sia essa la gerarchia cattolica o una let-
tura fondamentalista della Bibbia. Stia-
mo parlando del passato e del presente,
di leggi e referendum: il nuovo diritto di
famiglia degli anni settanta, il fatto che
sia caduto solo nel 1981 il delitto d'o-
nore, il divorzio, l'interruzione volonta-
ria della gravidanza.
Del fatto che siano garantiti alcuni
diritti fondamentali a chi vive insieme
per tanti anni, spesso per una vita, si so-
stiene, si aiuta, si ama e non ha alcuna
garanzia. Sto parlando di coppie di fat-
to, di coppie omosessuali, ma anche di
amicizie, persone che sono riuscite a
rompere la solitudine che accompagna
spesso la nostra vita con convivenze e
solidarietà: i cosiddetti PACS sui quali
si continua a discutere in modo ideolo-
gico come di ogni cosa che riguardi l'e-
tica.
febbraio 2007 noidonne2
Maria Bonafede
Elena Ribet