Numero 5 del 2008
Donne elette: tutto è cambiato, nulla è cambiato
Testi pagina 2
Oggi ha 52 anni e da bambina avevaun'aspirazione quasi banale, dato il
tipo di famiglia in cui è cresciuta: vole-
va diventare un rabbino - come suo pa-
dre e suo nonno - ma, essendo nata fem-
mina, il suo sogno si presentava del tut-
to impossibile non essendo prevista la
posizione di rabbina nello Stato di
Israele. Questo prima della sua nomina,
il 23 luglio del 1992. Abbiamo incon-
trato Naamah Kelman a Japur lo scorso
mese di marzo e le abbiamo rivolto al-
cune domande.
Perchè è importante far sapere che
esistono donne rabbino?
La nomina di una donna al rabbina-
to introduce una nuova concezione di
leadership in Israele, dato che in prece-
denza solo agli uomini era concesso
questo titolo. La tradizione del rabbina-
to femminile (esclusa l'anticipatrice Re-
gina Jonas, morta ad Auschwitz) inizia
prima di lei: con l'ordinazione di Sally
Priesand nel 1972 e la successiva ordi-
nazione di 500 donne dagli anni Ottan-
ta ad oggi negli Stati Uniti d'America.
E nel resto del mondo?
Ci sono donne rabbine laddove esiste
il giudaismo riformato: in USA, Europa,
Sud America, ed ex Unione Sovietica, le
donne possono oggi essere leaders in
ogni area della comunità giudaica e ad
ogni livello accademico. La loro presen-
za ha trasformato il rabbinato, offrendo
nuovi modelli di conduzione e insegna-
mento. Inoltre le donne rabbino hanno
introdotto nuove aree di studio e di ri-
cerca, stanno riscrivendo e creando ri-
tuali che prima non esistevano, dato
che le donne erano assenti dall'intera
sfera pubblica della "Jewish Life". Il
cambiamento riguarda anche l'esegesi
biblica, perchè le donne rabbino si pon-
gono domande riguardo la presenza e il
ruolo delle donne nella Bibbia e hanno
iniziato a rileggerla in un'ottica diffe-
rente da quella patriarcale. Stiamo resti-
tuendo alle donne la loro voce rimasta
in secondo piano! Per esempio inda-
ghiamo su come abbia reagito Sarah, la
matriarca, quando Abramo prese i loro
figli per sacrificarli, quale fosse il ruolo
delle levatrici e delle donne che serviva-
no nel tabernacolo o al tempio, e così
via.
La presenza delle donne rabbino può
cambiare qualcosa nel mondo?
Non ne sono così sicura... certo una
sempre maggiore presenza di donne lea-
der religiose può essere un'indicazione
per le altre professioni. Inoltre si potreb-
be dire che la maggioranza delle rabbi-
ne sono attive nel dialogo intereligioso,
nel costruire ponti con donne di diversa
provenienza, là dove possibile.... ma gli
uomini che sono "in dialogo" anche so-
no molto bravi a cercarsi e comprende-
re l'un l'altro! Più che altro è il movi-
mento delle donne, ormai diffusosi
ovunque come una valanga crescente,
che dovunque passa conduce inevitabil-
mente a un cambiamento... Ormai è evi-
dente a tutti che non si può tornare in-
dietro dal processo di uguaglianza!
Secondo lei un numero maggiore di
donne rabbino in Israele potrebbe
portare più pace in Medio Oriente?
Penso che se la maggioranza di noi,
rabbini o no, usasse la religione come
strumento di riconciliazione e speranza,
invece che come causa di conflitto, allo-
ra potremmo ottenere qualcosa. Se tutti
i capi religiosi diffondessero l'idea che
ogni essere umano, in quanto creato ad
immagine di Dio, va salvaguardato e
tenuto a cuore, allora forse potremmo
incontrarci e costruire insieme un mon-
do più pacifico.
Ci dice qualcosa riguardo alla sua
storia personale?
Sono cresciuta in una famiglia in cui
tutti e tre noi figli siamo stati educati a
servire il popolo d'Israele: mio fratello
maggiore sarebbe diventato un rabbino
e io ne avrei sposato uno e mi sarei de-
dicata interamente alla famiglia e alla
comunità, come mia madre. Grazie a
Dio la rivoluzione femminista irrompen-
do sulla scena ha cambiato le cose, ed
io sono diventata "l'uomo" che avrei do-
vuto sposare. Sono cresciuta a New York
in un'era di grandi mutamenti sociali...
il Movimento per i diritti civili, il movi-
mento femminista, etc.
Ho portato questo spirito ad Israele.
Ho sempre desiderato contribuire a co-
struire una società progressista, inclusi-
va, egalitaria e dove tutti siano rispet-
tati e appagati. La mia famiglia mi ha
sempre sostenuto amorevolmente in
questo, compreso il mio adorato fratello
che è anche il mio rabbino (io appar-
tengo alla sua sinagoga) collega e ani-
ma gemella.
E la relazione con i colleghi solo uo-
mini durante gli anni di apprendi-
stato?
Sono stata ordinata nel 1992 e sono
molto amica con la maggioranza dei
miei colleghi uomini. Il mio amico più
caro alla Rabbinical School è ora il de-
cano del nostro Seminario e io sono sua
associata.
Il fatto di essere una donna cambia
qualcosa nella sua "vocazione" ?
Qualche volta vorrei potere mostrare
maggiormente le mie emozioni, ed esse-
re più calda e affettuosa. Sì insomma i
così detti "attributi materni" sono lì e si
fanno sentire, io tento di trovare un
equilibrio ma certe cose non sono tanto
popolari in una figura di leader! In
quanto donna credo davvero di correre
più rischi rispetto agli uomini, di avere
più da perdere....
Speranze per il futuro?
Spero che presto le donne rabbino
non saranno più una novità, che noi
tutti possiamo creare una società più
compassionevole e che le donne possa-
no esserci in ogni ambito di leadership.
maggio 2008 noidonne2
Naamah Kelman
Giovanna Providenti