Numero 4 del 2008
UDI: 50E50, donne e rappresentanze
Testi pagina 2
Laura era una ragazza molto
bella e una bambina che ha vissuto
di fretta come se sapesse che la sua
vita sarebbe stata molto breve.
Si è sposata a 18 anni e suo fi-
glio è nato quando ne aveva 21.
In una delle ultime conversazio-
ni che abbiamo avuto le chiesi con
tutto il mio cuore che scappasse
dal paese, avevo paura che la ucci-
dessero come poi è accaduto, e le
sue parole sono state 'mamma
nessuno vuole morire, tutti abbia-
mo un progetto di vita però sappia-
mo che molti di noi moriranno e la
nostra morte non sarà inutile.
Estela Carlotto
Quando il 24 marzo 1976 le Forze
Armate argentine salgono al potere con
un colpo di stato, Estela Carlotto è una
tranquilla signora, un'insegnante, spo-
sata con quattro figli.
Se ripensa a quei tempi dice di sé:
"Ero direttrice di una scuola, ho sempre
cresciuto i miei figli con libertà, non mi
sono mai piaciute le ingiustizie ma non
ero una donna attiva". Ma quando, un
anno dopo, suo marito viene sequestra-
to dalle forze armate e rilasciato solo
dopo un riscatto di 30.000 dollari, e so-
prattutto quando scompare sua figlia
Laura, si trasforma completamente:
"Sono cambiata; ho appreso da Lau-
ra e dagli altri miei figli una lezione
molto forte rispetto all'atteggiamento
da tenere verso le ingiustizie: è un inse-
gnamento che non dimenticherò mai,
anzi che interiorizzo sempre più".
Nella ricerca incessante, prima di
sua figlia che le sarà restituita cadave-
re, e poi di suo nipote Guido, nato in un
campo di concentramento e tuttora de-
saparecido, incontra un mondo scono-
sciuto fatto di ricatti, promesse non
mantenute, minacce, disperazione; e co-
nosce un gruppo di donne, madri come
lei, che come lei stanno cercando i loro
figli e loro nipoti: "A quell'epoca erava-
mo molto innocenti; preparavamo un
corredino per i nostri nipotini convinte
che ce li avrebbero restituiti e che li
avremmo cresciuti aspettando il ritorno
dei loro genitori".
Dall'incontro di queste 'madri alla ri-
cerca' nasce l'Associazione delle Madres
e poi delle Abuelas de la Plaza de Mayo
che celebra i suoi trenta anni: "Il bilan-
cio di questi 30 anni di lotta è molto po-
sitivo per tante differenti ragioni.
Il movimento delle Abuelas è nato
come conseguenza di una dittatura mi-
litare e quindi di un dolore enorme,
quello della sparizione dei nostri figli,
delle nostre figlie e dei nostri nipoti, na-
ti in luoghi a noi sconosciuti e che ab-
biamo sempre sperato di ritrovare al più
presto.
Il nostro obiettivo è stato sempre
quello di recuperare due generazioni.
Per ognuna di noi l'impatto con il dolo-
re è stato tremendo, la ricerca è stata so-
litaria nei primi anni e anche molto ri-
schiosa perché noi stesse potevamo spa-
rire. Poi ci siamo incontrate e ci siamo
prese per mano provando a percorrere
una strada molto penosa: ci siamo do-
vute rendere conto che i nostri figli e le
nostre figlie non sarebbero tornati e che
i nostri nipoti non ci sarebbero stati
consegnati. La fratellanza che ci lega è
inalterabile, fortissima è la solidarietà
femminile che ci unisce e che ci fa pas-
sare sopra le tante differenze; qualcuna
di noi già non c'è più, altre sono malate
ma noi andiamo avanti per tutte con
l'obiettivo di non cedere mai finché po-
tremo".
Dalla forza di queste donne che han-
no urlato per far conoscere le loro storie
si è propagata una eco tale da coinvol-
gere il mondo intero e, da qualche anno,
sono cominciati, in Argentina e anche
in Italia, i processi contro chi si è mac-
chiato di quegli orrendi crimini.
"Durante questo lungo cammino non
abbiamo mai smesso di lottare e abbia-
mo sempre avuto la forza di andare
avanti: nel periodo della dittatura e an-
che dopo occupando simbolicamente la
Plaza de Mayo ma, allo stesso tempo,
facendoci sentire in tutto il mondo.
La nostra associazione ora è ben or-
ganizzata e ha raggiunto un prestigio
internazionale perché abbiamo sempre
mantenuto un forte rispetto per l'altro.
Le nostre accuse sono sempre state cir-
costanziate e autentiche, cercando di
proteggere i nostri nipoti che sono vitti-
me innocenti.
Però abbiamo mantenuto sempre la
nostra forza implacabile per far emerge-
re la verità e portare in giudizio chi ha
assassinato più di 30.000 persone e ha
rubato 500 bambini.
Oggi si sono unite a noi persone gio-
vani e preparate che potranno conti-
nuare a portare avanti questa battaglia
dopo di noi; si tratta di persone che
hanno una alta professionalità: sono
psicologi, genetisti, ricercatori, esperti
informatici, comunicatori".
E per i prossimi 30 anni signora Car-
lotto? "Sicuramente andrà avanti la ri-
cerca dei trentamila scomparsi. Poi
mancano ancora all'appello 400 bam-
bini; abbiamo recuperato solo 88 dei
nostri nipoti.
Questi ragazzi sono cresciuti, sono
uomini e donne. Durante questi anni ci
siamo preoccupate di non lasciarli soli
nella loro crescita; abbiamo messo in
atto varie strategie per accompagnare i
cambiamenti, strategie che abbiamo di-
retto alla società intera ma che erano
indirizzate a questi desaparecidos in vi-
ta che non sanno che c'è una famiglia
che li sta cercando".
aprile 2008 noidonne2
Estela Carlotto
Nadia Angelucci