Numero 2 del 2008
Politiche scomode
Testi pagina 2
Tre ostaggi liberati, tra cui un bambi-no, dopo anni di prigionia nella
giungla in mano alle FARC; gioia delle
famiglie, soddisfazione di Chávez, di-
mostrazione di voler collaborare da
parte della guerriglia e di Uribe. Ma nel-
la selva colombiana, in un luogo che
deve somigliare molto al paradiso, In-
grid Betancourt e moltissimi altri prigio-
nieri continuano a vivere il loro inferno.
Il 23 febbraio saranno sei anni esatti
dal momento in cui Ingrid venne vista
per l'ultima volta, ad un posto di bloc-
co militare, prima di entrare nella zona
smilitarizzata in cui si stava recando
per riuscire a parlare con le FARC e do-
ve venne trattenuta in ostaggio. Candi-
data alle elezioni presidenziali, perso-
naggio politico fuori dalle logiche cor-
rotte del suo paese, è una delle eredi di
una famiglia dell'alta borghesia già im-
pegnata in politica.
Dopo una vita in giro per il mondo,
con il padre ambasciatore e il marito di-
plomatico, torna in Colombia e si impe-
gna in politica. La sua è una battaglia
contro la corruzione e la povertà che
stringono in una morsa milioni di co-
lombiani.
È un'avversaria scomoda perché cre-
dibile; appartiene alla high class ma
colpisce proprio quel mondo rifuggendo
gli imbrogli e il malaffare. In fondo il
suo sequestro non è poi così inopportu-
no. In quasi sei anni Uribe, rifiutandosi
di intavolare un dialogo di pace con la
guerriglia, non ha dato neanche una
possibilità alla speranza che lei e gli al-
tri possano tornare.
E torniamo ai nostri giorni. L'ultima
prova in vita, a distanza di più di tre
anni dalla precedente, l'ha ottenuta il
presidente venezuelano Hugo Chávez. È
una lunga lettera, accompagnata da un
video che ha fatto il giro del mondo.
Struggente, drammatica, così è stata de-
finita da molti commentatori; effettiva-
mente il racconto delle condizioni in cui
Ingrid si trova a vivere da sei anni è toc-
cante. Il nulla in cui dice di trovarsi, le
condizioni fisiche e di salute che peggio-
rano, "la precarietà e l'incertezza come
unica costante".
Ma se andiamo oltre i passaggi più
angosciosi, gli unici riportati dalla
grande stampa nostrana per capirci, Be-
tancourt non è la donna distrutta e pro-
strata che vogliono farci credere. Non
ha perso la ragione; è provata ma an-
cora intera e lucida.
"Avete la vita davanti, cercate di ar-
rivare più in alto possibile; studiare è
crescere, non solo perché si apprende in-
tellettualmente, ma anche per l'esperien-
za umana; le persone che vivono intor-
no a noi ci alimentano dal punto di vi-
sta emotivo e ci aiutano ogni giorno ad
avere più controllo su noi stessi, per for-
giare un carattere che sia di servizio agli
altri, in cui il nostro ego si riduca alla
sua minima espressione e cresca in umil-
tà e forza morale.
Le due cose vanno insieme. Questo è
vivere, crescere per essere utili". Suggeri-
menti, indicazioni, riflessioni, pezzi di
un colloquio quotidiano ed ininterrotto
con i suoi figli che ricorda bambini e ora
sono adulti. Lucidamente indica loro
quale strada è più conveniente seguire
negli studi, come comportarsi. E chiede
che le mandino messaggi attraverso la
radio (nella follia che vive la Colombia,
da anni programmi radiofonici tengono
in contatto i sequestrati con i propri fa-
miliari).
A dispetto di quanti vogliono dipin-
gerla come una donna allo stremo delle
forze, che non ha neanche più la capa-
cità di ragionare coerentemente, è anco-
ra in grado di compiere un'analisi rigo-
rosa sulla situazione.
Di indicare con chiarezza e in ma-
niera molto diretta i responsabili.
"Per molto tempo siamo stati come i
lebbrosi che rovinano il ballo, noi se-
questrati non siamo un argomento 'poli-
ticamente corretto'; suona meglio dire
che bisogna essere forti di fronte alla
guerriglia, anche se dovesse costare il
sacrificio di vite umane"; qui guarda in
faccia quel potere forte - il presidente
Uribe - che rifiuta ogni tipo di trattativa
e pensa esclusivamente a soluzioni di ti-
po militare.
E più avanti fa un paragone con gli
Stati Uniti di Lincoln, dicendo che lui
"difese il diritto alla vita e alla libertà
degli schiavi d'America anche se si tro-
vò ad affrontare molti Floridas e Prade-
ras" (si riferisce a due municipi colom-
biani che le FARC chiedono al governo
di smilitarizzare per poter procedere con
lo scambio umanitario ed avviare il pro-
cesso di pace ndr).
Sono accuse dirette a chi rifiuta ogni
soluzione negoziale, dimostrando a pa-
role un'apertura e nei fatti mettendo in
pericolo gli ostaggi; solo per ricordare
gli ultimi avvenimenti, la prima fase del
rilascio di Clara Rojas e Consuelo Gon-
zalez de Perdomo fu rimandata perché,
contravvenendo agli accordi, l'esercito
colombiano continuava a bombardare
la zona di selva in cui erano in corso le
operazioni di riconsegna, mettendo in
pericolo la vita dei sequestrati.
Al di là dei tanti proclami per chie-
dere la sua liberazione, diciamo pure
che il suo sequestro, e il suo permanere
nelle mani della guerriglia, fa comodo a
parecchi e per questo la vorremmo tra la
gente, con il suo carisma e le sue paro-
le, sensibili e salde allo stesso tempo,
per contribuire alla costruzione di una
nuova America latina e di un mondo un
po' più femminile, lei che ne è così ca-
pace.
febbraio 2008 noidonne2
Ingrid Betancourt
Nadia Angelucci