Numero 10 del 2009
RU 486: la pillola ideologica
Testi pagina 2
“Quel che non si può comprare nécorrompere deve tacere. Eccola
qui la strategia d'autunno: zittire con
ogni mezzo il dissenso, che ormai questo
è diventato il semplice dovere di crona-
ca e diritto di critica”. Così scriveva
Concita De Gregorio, Direttora de'
L'Unità, il 3 settembre nell'editoriale in
cui commentava la citazione in giudizio
che il Presidente del Consiglio Silvio Ber-
lusconi ha fatto recapitare in redazione.
Ricordando quanto in quei giorni acca-
deva - la denuncia a La Repubblica per
le dieci domande e l'attacco personale
al suo editore, l'aggressione al Direttore
di Avvenire che ne ha provocato le di-
missioni, le polemiche con i Commissa-
ri europei e gli strappi con le gerarchie
ecclesiastiche - la De Gregorio osserva-
va che "non ci sono in Italia molti orga-
ni d'informazione che non dipendano
direttamente o indirettamente dal suo
favore, dal suo smisurato potere econo-
mico e dal suo potere di influenza e di
minaccia. Premere, corrompere o com-
prare. Dove non si può pagare, allora
uccidere". E definisce tutto quel che ac-
cade (e cosa ancora accadrà?) "squa-
drismo mediatico di governo". Tre milio-
ni di euro, ecco la 'quotazione' del dan-
no che L'Unità avrebbe arrecato al Pre-
sidente del Consiglio. Ma, attenzione, la
citazione non riguarda "un articolo o un
commento ma due numeri del giornale
nella loro interezza", quelli del 13 luglio
e del 6 agosto 2009. "La novità, oggi, è
che non si contesta un articolo ma un
giornale intero. (...) È l'insieme che non
gli piace. È il giornale: la sua linea, il
suo tono.
Chiedere un milione per ogni numero
suona come un avvertimento: potrebbe
farlo ogni giorno. Non vuole giustizia in
sede penale, non gli interessa stabilire se
quegli articoli riferiscano il vero. Vuole
soldi. Minaccia di chiederne così tanti
da ridurci al silenzio. Non accadrà, se
accadesse sarà per sua mano. Come du-
rante il fascismo, come quando la cen-
sura imponeva i sigilli". Sì alla mobili-
tazione, scrive De Gregorio, ma "è il mo-
mento di opporre allo strapotere dei sol-
di la politica (...)di sostenere con forza
rinnovata chi si sottrae alla logica del
plutocrate. Di dare più forza alle voci
del dissenso, ogni giorno. Non tanto e
non solo per noi, che dal 1924 abbiamo
conosciuto stagioni peggiori. Per tutti,
per l'Italia che verrà". Non riteniamo ca-
suale il fatto che la citazione in giudizio
inviata a L'Unità riguardasse tutte don-
ne. Oltre alla Direttora - alla quale rico-
nosciamo il merito di aver aperto il gior-
nale al dibattito sul silenzio delle donne
- sono chiamate in causa anche Nata-
lia Lombardo, Federica Fantozzi,
Maria Novella Oppo e Silvia Balle-
stra: ragazze 'disobbedienti', professio-
niste che alla 'colpa' di fare il loro me-
stiere aggiungono 'il demerito' di farlo
anche 'in quanto donne'. Non di rado,
infatti, abbiamo sentito direttamente
dalla voce del Presidente del Consiglio
offese rivolte alle giornaliste che gli fa-
cevano domande nel corso delle confe-
renze stampa. Ci è sembrato necessario
dedicare questa pagina alle colleghe de'
l'Unità vittime di una misoginia incon-
trollata oltre che di un potere maschio e
maschilista. La minaccia è pesante, ma
la forza dell'ironia non le abbandona.
Scrive Maria Novella
Oppo: "Nell'atto di cita-
zione, in particolare, è ri-
portato un brevissimo
brano di mio pugno, pra-
ticamente questo: "Qual-
cuno poteva pensare che
il governo cercasse alme-
no di nascondere lo
scandaloso conflitto di
interessi del boss. Invece
no, Berlusconi spinge la
Rai contro Murdoch, perché si rompa le
corna. Due nemici colpiti al costo di
uno. Costo che naturalmente è pagato
dagli italiani". Ora, per queste scarse
(da ogni punto di vista) paroline, l'uo-
mo più ricco d'Italia pretenderebbe da
me ben 200.000 euro, praticamente
5000 euro a parola. Tralasciando il co-
sto delle sillabe perché la matematica
non è il mio forte. Francamente, se le pa-
role sono pietre, d'ora in avanti mi van-
terò che le mie sono pietre preziose. (...)
Ma io, essendomi sempre limitata a cre-
dere che le parole valgono per la verità
che possono contenere, scopro adesso di
essere miliardaria di parole e di verità.
Senza che lui possa farci niente, visto
che neppure uno dei suoi miliardi può
comprare una delle mie parole. E così,
per la prima volta nella vita, mi sento
talmente più ricca di lui, che mi suscita
perfino una certa pena". Le fa eco Silvia
Ballestra "Eccomi qui: io, il presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi e
200.000 euro che ci dividono.
Il prezzo (richiesto) dell'intimidazio-
ne che l'uomo più ricco e potente d'Ita-
lia lancia a una scrittrice che vive sol-
tanto del suo lavoro, proprietaria sol-
tanto delle sue opinioni e padrona di
scriverle su un giornale indipendente".
Sta proprio qui il nervo scoperto: Berlu-
sconi avrà pure creato il Popolo delle Li-
bertà, ma è la parola 'indipendenza' che
proprio non digerisce.
ottobre 2009 noidonne2
Concita e le altre
Concita De Gregorio foto di G. A. Rocchi
Silvia Balestra
Natalia Lombardo
Maria Novella Oppo