Numero 5 del 2010
Non solo madri
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Calle Chile ad Asunción è una stradaa senso unico; le automobili par-
cheggiate sui lati contribuiscono a crea-
re confusione. Come la musica, non il
suono dolce delle arpe paraguayane,
ma una cumbia proveniente dalla Dire-
zione di Ingegneria dell'Armata Nazio-
nale. Proprio di fronte, al numero 2111,
c'è il Museo della Memoria, Dittatura e
Diritti Umani nella ex sede dell'agghiac-
ciante Commissariato della Tecnica,
luogo in cui, durante la dittatura di
Stroessner (1954-1989), sono passati
numerosi oppositori al regime.
Da fuori sembra una tranquilla vil-
letta a due piani, non fosse per la targa
sulla porta che ricorda quella che è sta-
ta la sua funzione e quanti da lì sono
passati. L'interno è un percorso nella
Memoria, tra oggetti, immagini, docu-
menti e simboli, ricostruito sulla base
delle testimonianza di chi a quell'orrore
è sopravvissuto. Uomini, donne, addi-
rittura bambini come testimonia l'Archi-
vio del Terrore - Archivio del Plan Con-
dor - che di quel luogo e di altri disse-
minati in tutta l'America del Sud rac-
conta la storia. Scoperto da Martin Al-
mada, Premio Nobel Alternativo per la
Pace 2002, il 22 dicembre 1992 l'Archi-
vio, che ha contribuito a svelare i lega-
mi della repressione tra i paesi dell'A-
merica Latina e tra questi e gli Stati Uni-
ti, ha anche avuto il merito di risveglia-
re la Memoria. E protagonista di questo
risveglio è Maria Stella Cáceres, secon-
da moglie di Almada, ma soprattutto
una donna che con la sua professionali-
tà e sensibilità è riuscita a dare una for-
ma e un senso ad una storia che ri-
schiava di rimanere ostaggio delle Aule
dei Tribunali. Attualmente è la Direttri-
ce del Museo: "La Memoria cambia a se-
condo della prospettiva da cui la si os-
serva: personale, di gruppo, comunita-
ria. In Paraguay c'è la Memoria degli
oppressori che parla attraverso i docu-
menti dell'Archivio del Plan Condor; c'è
la Memoria delle Vittime che parla at-
traverso le testimonianze dirette e c'è la
Memoria del Rapporto finale della
Commissione di Verità e Giustizia. Sono
tutte Memorie reali ma tra di loro con-
traddittorie e devono essere vincolate in
un'unica memoria aperta che dobbiamo
ancora ricomporre. La Memoria della
nuova generazione."
Argentina, giornalista nel quotidia-
no El Independiente della provincia ar-
gentina de La Rioja, chiuso dalla ditta-
tura, poi docente universitaria, Maria
Stella ha concentrato, negli ultimi anni,
tutti i suoi sforzi nella costruzione fisica
e simbolica di questo museo che, nella
sua elaborazione, dovrebbe servire al-
l'autonarrazione, come elemento simbo-
lico fondante della nuova società para-
guayana post-dittatura.
"L'origine del Museo è nella lotta con-
tro l'impunità che si è andata rafforzan-
do fino ad invadere ogni spazio della
mia vita quando ho conosciuto Martin
Almada, nel dicembre del 1985. Le no-
stre vite si sono unite e il giorno della
scoperta dell'Archivio del Plan Condor
ero con lui. L'Archivio era già di per sé
un Museo perché contiene la prova di
come si può distruggere una società e la
responsabilità dell'imperialismo inglese
prima, e nordamericano poi. Oltre all'a-
spetto politico, che sancisce la respon-
sabilità delle dittature e che mostra l'or-
ganizzazione del sistema di repressione,
la 'scientificità' e la sistematicità della
tortura, la follia dei volantini con sva-
stiche inneggianti ad Hitler, quell'insie-
me di documenti contiene anche oggetti
appartenenti alle vittime, album di foto
rubati nelle case delle persone seque-
strate, indumenti. C'era in quel Terrore
la rappresentazione dell'intera società
paraguayana. Ma anche le iniziative
giudiziarie e finanche i Tribunali Etici,
creati con lo scopo di attribuire respon-
sabilità, mi sembrava non rendessero
giustizia. Malgrado i libri, le ricerche, le
testimonianze, mancavano immagini
che fossero in grado, anche simbolica-
mente, di raccontare questo dolore e
parlare alla società.
Giunsi alla conclusione che bisogna-
va rappresentare le vittime per ricordar-
le. Così la mia prima 'azione' fu quella
di lanciare, durante una sessione del
Tribunale etico, dei petali di rosa con i
nomi dei desaparecidos. Raccolsi poi
una serie di foto che diventarono prima
l'appendice del libro di Martin Almada
sull'Archivio del Plan Condor e poi una
vera e propria banca dati di immagini.
Il primo Museo della Memoria è stato
gazebo itinerante che abbiamo utilizza-
to in 27 diverse esposizioni. Nel mo-
mento della presentazione delle legge
istitutiva della Commissione di Verità e
Giustizia sui crimini commessi dalla
dittatura ho curato un'esposizione di
fronte al Ministero con lo scopo di scuo-
tere la società. Erano foto di 40 detenu-
ti desaparecidos; le immagini di queste
persone rimasero, quasi in un tempo so-
speso, di fronte ad una targa celebrati-
va dedicata a Stroessner, il dittatore. Il
clamore causato da questa iniziativa
mi convinse che stavamo lavorando
nella giusta direzione. Fu in questa oc-
casione che la figlia della guerrigliera
desaparecida Juana Peralta mi disse che
non aveva mai visto sua madre così bel-
la. Il Museo, nel luogo in cui adesso fun-
ziona, ha visto la luce nel 2005. L'ac-
cordo formale tra il Ministero e la no-
stra associazione per la gestione dello
spazio è stato firmato il 16 agosto
2006, giorno della morte di Stroessner."
maggio 2010 noidonne2
Maria Stella Cáceres
Nadia Angelucci