Numero 10 del 2007
50E50: il 13 ottobre tutte a Roma
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apporto per il loro operato artistico.…e
Penelope ha preso in mano il proprio de-
stino… come Rosa Spina ha abbraccia-
to la Fiber-art, forma espressiva che sot-
trae al filo il suo significato strumentale
e la stereotipata condizione di elemento
di lavoro femminile, forzatamente do-
mestico, per donargli maggiore autono-
mia.
Da allora ad oggi, un'infinità di espe-
rienze, fra le quali l'importante amicizia
con Mimmo Rotella, che ha influenzato
la sua ricerca espressiva. Le sue
opere infatti sono, come i "Decol-
lage" del Maestro, manipolate,
dipinte e detessute fondendo il se-
gno tessile con il segno pittorico.
Da allora ad oggi, la collabo-
razione con altre donne fino a
creare il C.R.A.T. (Centro di ricer-
ca arte tessile) che promuove e
valorizza la tessitura, traman-
dandola in modo serio e profes-
sionale alle nuove generazioni
con corsi di formazione rivolti al-
le scuole, e portandola anche in
quei luoghi, come il carcere minorile,
dove più che altrove è necessario un
messaggio positivo di passione, tenacia,
creatività e continua ricerca di nuove
espressioni e di antiche radici.
In Sardegna, fino a qualche tempo fa
la nascita di una bambina veniva salu-
tata con la frase "Hamus una filonza-
na!", ossia "Abbiamo una filatrice"…co-
me Arianna, Rosa ha seguito il suo filo
oltre il labirinto dei luoghi comuni dan-
do a "quel" filare la magia e il piacere di
un'arte condivisa con altre donne per
valorizzarne l'essenziale.
noidonne ottobre 2007 19
"Rosa Spina ha abbracciato la Fiber-art, forma espressiva
che sottrae al filo il suo significato strumentale e la stereoti-
pata condizione di elemento di lavoro femminile, forzata-
mente domestico, per donargli maggiore autonomia"
Tra seta e ginestre
i colori del tempo
hanno clessidre di luna.
Si perdono negli occhi della notte
le storie tessute o sospirate
che profumano di miele e di sole.
All'alba quando le idee
nuotano nella quiete rosa-azzurra
resta un sonno leggero
ad aspettare il naufrago
e un mantello da re
per avvolgerne i sogni.
Gentile dottoressa, ho 26 anni e lavoro
come impiegata in uno studio commercia-
lista. Le scrivo perché in questo periodo
sono confusa e insofferente. Mi sento in-
trappolata nella routine quotidiana e ho
paura di non riuscire ad uscirne.
Anni fa al momento della scelta della
scuola superiore, non ho avuto il coraggio
di seguire le mie aspirazioni e nell'indeci-
sione delle tante possibilità di scelta degli indirizzi scolastici cui potevo
accedere mi sono fatta consigliare e, in molta parte, influenzare dai miei
genitori, che prospettandomi sempre davanti "il lavoro sicuro", mi hanno
indirizzato verso un'istituto tecnico di ragioneria.
Mi sono diplomata con grande fatica e, grazie all'aiuto e alle cono-
scenze di mio padre, ho trovato subito lavoro in uno studio commerciali-
sta di Latina, per il quale lavoro tutt'ora.
Io che mi sono ritenuta sempre una persona solare e che ho sempre de-
siderato un lavoro più creativo e di contatto con il pubblico mi sono ri-
trovata circondata da persone inquadrate sempre china a controllare fat-
ture e a far quadrare i conti.
Il mio vero sogno è sempre stato quello di fare la parrucchiera… mi
piace prendermi cura del mio aspetto e di quello degli altri, alcune delle
mie amiche più care sono parrucchiere e nonostante gli orari alcune vol-
te massacranti, sono sempre entusiaste di quello che fanno.
Anch'io ho cominciato con entusiasmo il mio attuale lavoro e mi sono
sempre sentita fortunata per averlo trovato subito, vista anche la diffi-
coltà di trovare un primo impiego per le mie ex-compagne di scuola.
Adesso però mi sento veramente stanca e frustrata, anche solo il pen-
siero di recarmi al lavoro mi provoca nausea.
Sto pensando seriamente di frequentare la scuola parrucchieri per tro-
vare uno stimolo più creativo. Ho paura però della reazione dei miei ge-
nitori, ho provato a parlare loro di questo mio progetto ma non ne vo-
gliono neanche sentire parlare, abito ancora con loro perché non sono in
grado di potermi permettere un affitto… oltretutto la scuola per parruc-
chieri ha frequenza giornaliera. Non so che fare, può darmi un consiglio?
Serena Patti (Latina)
Cara Serena, mi dispiace di aver dovuto limare la tua lunga lettera dal-
la quale esprimi sinceramente il tuo disagio. C'è sempre un momento nel-
la vita in cui bisogna fare una scelta "forte". Alla tua prima volta non hai
avuto coraggio o non eri matura per seguire la tua strada. Ora da come
mi scrivi mi sembra che sei più pronta a superare lo scoglio dei tuoi geni-
tori e anche di tutti quei condizionamenti che ti hanno messo sul "lavoro
sicuro" per vivere finalmente le tue vere aspirazioni. Sei giovane, puoi ti-
rare fuori la grinta per andare contro corrente perchè la soddisfazione nel
fare un lavoro che permette sì di guadagnare, ma anche di sentirsi vivi e
creativi, non ha prezzo.
Sei sicura che non puoi permetterti un affitto, o piuttosto non vuoi ri-
nunciare alle comodità della casa paterna? Cerca una o due amiche per
poter condividere un appartamento che ti permetta di essere autonoma!
Dovendo lasciare poi il lavoro per poter frequentare la scuola diurna,
potresti tenere aperto qualche rapporto di collaborazione con diversi stu-
di, soprattutto nei periodi di maggior pressione lavorativa data da sca-
denze fiscali, così che la sera tu puoi lavorare per mantenerti agli studi.
È il momento di ingranare la quinta e di saper rinunciare a qualche co-
modità per concretizzare i tuoi sogni… in bocca al lupo!
Cristina Melchiorri
Comodità o autonomia?