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Numero 7 del 2007

Uomini contro la violenza sulle donne


Foto: Uomini contro la violenza sulle donne
PAGINA 19

Testi pagina 19

noidonne luglio/agosto 2007 19
poveri dell'Africa: ostetriche in Came-
rum, operatrici per l'infanzia e infermie-
re in Eritrea, insegnanti in Ghana, infer-
miere in Kenia, docenti universitarie in
Etiopia, assistenti sociali e infermiere in
Madagascar, docenti universitarie in
Mozambico, insegnanti nella Repubbli-
ca Centroafricana e specializzate in
neuroscienze in Sudafrica e Congo.
Terminati gli studi, le donne potran-
no svolgere la propria attività nei luoghi
di appartenenza, contribuendo a sot-
trarre a condizioni di assoluta emargi-
nazione sociale realtà in cui povertà e
abbandono sono la regola quotidiana.
Ognuno degli undici progetti ha co-
me testimone un componente della Na-
zionale Italiana Cantanti - Luca Barba-
rossa, Paolo Belli, Niccolò Fabi, Sandro
Giacobbe, Paolo Meneguzzi, Andrea
Mingardi, Mogol, Povia, Pupo, Enrico
Ruggeri, Paolo Vallesi - a formare una
vera e propria squadra della solidarietà
capitanata da Gianni Morandi.
"Il nostro è un impegno costante e vo-
gliamo ogni volta 'osare' qualcosa in
più", sostiene il direttore generale di Co-
nad Francesco Pugliese. "Per il biennio
2007-2008 abbiamo deciso di dare cor-
po ad un progetto rivolto alle donne
africane, per fare crescere figure profes-
sionali che possano conquistarsi un po-
sto di primo piano nelle società in cui
vivono e aiutare il loro paese ad affran-
carsi dalla povertà e dall'emarginazio-
ne. La solidarietà non ha finzioni, non si
maschera con il volto del perbenismo:
reclama fatti e voglia di mettersi a dis-
posizione. E' un valore che appartiene
naturalmente a Conad, che si sente par-
te di una realtà più ampia: quella di chi
non rinuncia a credere nella possibilità
di un mondo migliore".
Fondazione Rita Levi-Montalcini on-
lus, Conad e Nazionale Italiana Can-
tanti rispondono così alla generale in-
differenza dei protagonisti internazio-
nali verso un'Africa ancora lontana dal
poter aspirare a gestire in modo autono-
mo le proprie ricchezze naturali e da
quella emancipazione che, lei sola, per-
metterebbe alle sue genti di avere un
ruolo sul palcoscenico del mercato glo-
balizzato.
Recita un vecchio adagio del Mali
"Meglio vedere una volta con i propri
occhi che ascoltare cento volte". E' tem-
po che anche l'opulento mondo occiden-
tale apra gli occhi sulla realtà della
donna in Africa e si impegni a restituir-
le una grande dignità, fatta di istruzio-
ne, rispetto e un ruolo più incisivo in
campo economico, politico e sociale.
210 borse di studio della Fondazione Rita Levi-Montalcini
onlus finanziate da Conad e Nazionale Italiana Cantanti
aiuteranno la crescita delle persone. Un'occasione 'grande'
per dimostrare come, anche con un piccolo contributo, si può
disattivare il circolo vizioso delle 'illibertà' umane in Africa
Il resto è silenzio
"In silenzio, lei si è fatta spazio nella mia
vita, in punta di piedi. In silenzio ha aperto
la sua valigia, e ha messo le sue cose nel
mio armadio, in bell'ordine. Non c'era altra
soluzione, di armadi ne avevo uno solo". La
voce narrante del romanzo è quella della
protagonista, Sara, una donna che lavora
con le parole degli altri dette in lingue di-
verse dalla sua. L'altra è Musnida, e anche il
suo è il mestiere dell'interprete, come Sara,
nella cui vita era comparsa all'improvviso
esule dalla Sarajevo assediata e distrutta.
Quasi inevitabile offrirsi di ospitare quella
donna così provata e farle spazio nella pro-
pria casa, ma subito emerge la difficoltà a
misurarsi con il dolore; entrambe sono abi-
tuate a lavorare con le parole, ma il dolore
non sanno dirlo: Musnida si porta dentro il dolore per la guerra, per il proprio
paese perduto, per la propria città; e per la sorella uccisa nel tentativo di recu-
perare il corpo del fratello sotto il fuoco dei cecchini. Sara non riesce ad acco-
gliere il dolore nella propria vita, per la paura di farsene travolgere. E così en-
trambe scelgono il silenzio. Le due donne si erano già conosciute dieci anni pri-
ma, proprio perché svolgevano lo stesso lavoro, in un tempo in cui la guerra in
quella parte di Europa sembrava ancora un evento del tutto impensabile. Il ter-
zo tempo della storia è il presente. Sara ascolta per caso una conversazione sul-
l'autobus e quella breve convivenza con Musnida, che risale ormai a dodici an-
ni addietro, riaffiora con tutto il suo carico di sentimenti inespressi, di interro-
gativi senza risposta, di angoscia per le guerre di ieri e di oggi, a cui assistiamo
con impotenza. Chiara Ingrao, che nel 2005 aveva pubblicato Soltanto una vi-
ta, un testo insolito e coinvolgente costruito intorno alle parole della madre, ci
colpisce ancora una volta con questo romanzo che sembra voler sfuggire alle
forme codificate della narrazione. Accanto alla voce narrante infatti prende vi-
ta sulla pagina, segnalata dal corsivo, anche la voce di Musnida che racconta
l'eterna vicenda di Tebe, di Antigone e di Ismene, di tutte le guerre e di tutte le
sorelle e i fratelli che le hanno attraversate, e della nostra colpevole cecità.
Il resto è silenzio, Chiara Ingrao. Baldini Castoldi Dalai, pag. 156, 16 euro
Maristella Lippolis
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