Numero 2 del 2008
Politiche scomode
Testi pagina 19
di madre in figlia
Degli incompetenti non se ne può più. Non ho molta espe-
rienza nel mondo del lavoro, ma semplicemente guardando
la televisione talvolta mi chiedo il perché di certe presenze.
Abbiamo bisogno di gente che sappia rispondere corretta-
mente alle nostre domande agli sportelli informativi, che
sappia bene organizzare servizi e produzioni, che sappia
bene esercitare il ruolo politico per cui ha ricevuto mandato.
Comunque è un mezzo per raccogliere prime informazioni,
importante perché può permetterti di avere un colloquio.
Non sempre chi ti valuta è capace di comprendere tutte le tue
potenzialità, più diplomi e riconoscimenti hai è meglio certi-
fichi il tuo sapere.
Nella mia esperienza lavorativa fatta (villaggi turistici) in
realtà bastava avere disponibilità di tempo e resistenza fisi-
ca. Ma per i lavori un po' più importanti è diffuso pensare
che conoscere qualcuno sia utile, se non essenziale.
Se si è realiste, anche nella scelta dell'Università devi pen-
sare a come proseguirai una volta finiti gli studi. Se poi pensi
di fare carriera universitaria o impegnarti nella ricerca, in
Italia sono più le conoscenze che le competenze a valere.
All'estero è diverso.
Di avere una solida preparazione professionale. Di preten-
dere selezioni serie e di contestare quelle non trasparenti, di
prendere in considerazione le esperienze all'estero e - se li le
occasioni saranno migliori - di rimanerci
Denunciare ogni forma di sopruso, anche quando non ci
coinvolge direttamente. Se vengono utilizzati metodi oggetti-
vi per valutare sarà più facile contrastare un malcostume
così diffuso.
Perché, più che in passato e soprattutto in alcuni settori,
se non conosci non entri o non avanzi. Perché si è stufi delle
posizioni date a chi non ha competenze con conseguente
danno per tutta l'organizzazione e per gli eventuali utenti.
Perché si spera che la realtà cambi, anche perché ai nostri
figli abbiamo detto di studiare e acquisire esperienze per
essere più pronte/i per il mercato del lavoro.
Si, se si agisce su format uguali, se non si limitano gli spazi
e se si insegna: a chi lo deve compilare come valorizzare
tutte le competenze acquisite, e a chi lo leggerà come inter-
pretare le informazioni raccolte. Più sono pubblici e maggio-
re trasparenza c'è nella selezione.
Le ricerche nazionali, i libri, le trasmissioni televisive, la
cronaca, la realtà evidenziano come il sistema delle "cono-
scenze" sia diffuso a sud quanto a nord. Credo che il feno-
meno sia molto più raro negli altri paesi europei.
Credo che quando si è giovani molto dipenda dalle condi-
zioni familiari: se le condizioni sono tranquille la scelta è
probabile sia maggiormente legata agli interessi e desideri, in
altri casi si guarda maggiormente alla possibilità di lavoro.
Di puntare sulla propria preparazione professionale, di
fare esperienze diverse (anche di breve durata) che portino
ad accrescere la propria professionalità. Combattere per
avere trasparenza di valutazione nei concorsi.
Che nelle selezioni fossero pubbliche caratteristiche e cri-
teri di valutazione, che fosse possibile avere visione dei cur-
ricula degli/delle altri/e candidati/e. Trasparenza, equità,
pari opportunità.
Il curriculum professionale può essere uno strumento per confrontare percorsi professionali diversi?
Meritocrazia, perché tanta richiesta?
Raccomandazioni: sistema consolidato o rara eccezione?
Per agire con maggiore meritocrazia sarebbe necessario …
Credi che le persone facciano scelte di studio diverse da quelle che avrebbero fatto,
grazie ad eventuali conoscenze in un certo settore?
Quale consiglio ti sentiresti di offrire per chi non ha amicizie importanti?
Donne e lavoro:
quanto conta il curriculum professionale?
Rosa M. Amorevole Alessandra Pennello
noidonne febbraio 2008 19