Numero 4 del 2012
Obiettori. Di coscienza?
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un'idea: stabilire un dialogo con le donne e con le loro sofferenze
e problematiche. “Ero interessata al parto naturale nella strut-
tura pubblica e nel1997 al San Camillo c'era la vasca, purtroppo
l'esperienza è durata un anno facendo 350 parti in acqua". Per-
ché un'esperienza positiva, voluta dalle donne, è stata smantel-
lata? “Vari ginecologi non erano interessati a consolidarla e
furono ignorate le battaglie del coordinamento romano di asso-
ciazioni che all'epoca lavoravano sul parto". È stata una batta-
glia persa dalle donne, dunque... “La discesa non si è mai più
arrestata. Oggi alle giovani manca l’autodeterminazione, cono—
scono poco il loro corpo e non hanno nessuno che spieghi loro
le cose. Da noi arrivano tante minorenni e negli anni vediamo
scendere l'età . A differenza dal passato ora arrivano accompa-
gnate dai genitori, che però sono attoniti, sorpresi di quanto sta
accadendo alla loro figlia. Questo è il risultato della mancanza
totale di una attenzione alla riproduzione e alla salute riprodut-
tiva". In questi decenni, che altro è cambiato nel reparto? “La
novità più significativa sono le donne immigrate, con tutte le di-
versità dovute alle varie provenienze. Con loro è importante sta-
bilire un dialogo, ma è decisiva la presenza dei mediatori
culturali. Se la contraccezione è spiegata da chi riesce a stabilire
un feeling, loro poi sono attente e difficilmente tornano ad aver
bisogno dell’IVG". Le descrizioni che fa la dottoressa Scassellati
del suo lavoro in un reparto dedicato all'interruzione volontaria
della gravidanza, in applicazione della legge 194, è molto diversa
da un freddo ‘abortificio'. “Al San Camillo nel 2011 sono stati se—
guiti 3640 parti, 2098 IVG, 158 aborti terapeutici e 294 aborti
farmacologici con RU486. Ma il nostro non è un lavoro che si
può fare come una routine, c'è sempre la necessità di mettersi
in discussione per riuscire a parlare con le donne che arrivano,
spesso cariche di sofferenze. lo mi sono aiutata molto andando
all'estero, studiando e confrontandomi con colleghi di altri Paesi,
che affrontano i nostri stessi problemi dal punto di vista scien-
tifico, mentre da noi continua a prevalere un approccio etico. II
problema della ginecologia e dell'ostetricia in Italia c'è a partire
dall'Università , dove l'aborto (spontaneo o no), che pure è una re-
altà che riguarda il 40% delle gravidanze, è percepito come una
branca sporca, di cui non si parla". Bene, almeno la formazione il
nostro sistema sanitario gliela garantisce... “N0, a questo tipo di
convegni vado a spese mie". I
NAPOLI / INTERRUZIONE DI PUBBLICO SERVIZIO
I I ella già drastica riduzione dei luoghi deputati al servizio di interruzione volontaria di gravidanza, l'Amministrazione del Se-
N condo Policlinico, presidio ospedaliero della Federico II di Napoli, ha sospeso gli interventi e chiuso le prenotazioni. Si tratta
di un'interruzione di pubblico servizio, in contrasto con le finalità di una legge dello Stato: la 194". Stefania Cantatore e Si-
mona Ricciardelli, rispettivamente dell'UDI e del Comitato Legge 194 di Napoli, hanno segnalato tempestivamente un caso ’esemplare'
dal punto di vista delle condizioni in cui ormai la sanità pubblica applica la legge. Nel caso specifico è accaduto che l'unico ginecologo
preposto a mandare avanti il servizio di IVG è venuto a mancare. Il blocco imposto dal piano di risanamento economico impedisce una
nuova assunzione ed eventuali deroghe non assicurerebbero personale a tempo pieno. Cantatore e Ricciardelli spiegano che la decisione
della sospensione del servizio è inaccettabile in quanto “il regime di imposto dal contenimento delle spese sanitarie è un pretesto de-
bole a sostegno della mancata sostituzione, che invece costituisce un obbligo cui ottemperare nell'ambito di meccanismi usati per ogni
altro settore dello stesso ospedale, e per tempo prima di ricorrere alla sospensione del servizio. Il secondo Policlinico rimane il più noto
ed affidabile presidio in materia di IVG nella Provincia e nella Regione, grazie alla resistenza e alla professionalità di operatori letteral-
mente ‘accerchiati' da colleghi letteralmente spinti all'obiezione di coscienza e dall’estensione di questa facoltà , estensione a dir poco
fantasiosa ed al limite della legalità , al personale paramedico e ad altre figure presenti nei luoghi di cura. Si tratta di anomalia tutta ita-
liana, alla base di una pratica vessatoria verso le pazienti". Di fronte al fatto che la libertà delle donne è messa in discussione, il com-
mento è: “riteniamo che iI ricorso massiccio all'obiezione nelle aziende ospedaliere non costituisca valido motivo per sospendere o
addirittura negare iI servizio, che va comunque garantito, per legge". La questione è aperta, e I'UDI di Napoli insieme al Comitato Legge
194 non si limita a seguire iI caso specifico, ma sta predisponendosi alla denuncia del Presidente Caldoro, in qualità di Commissario alla
Sanità , per la disapplicazione diffusa della 194 e perché la Regione ha “operato il rientro dal debito sanitario riducendo l'accesso alla
salute delle donne anche in materia oncologica, oltre che per quanto riguarda la sfera materna".
noidonne | aprile | 2012 o