Numero 8 del 2016
Felicità, parliamone
Testi pagina 19
17Luglio-Agosto 2016
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FELICITÀ. Parliamone | 3
Uguali, perché con gli stessi sorrisi, gli stessi occhi pieni di ironia e gioia, la stessa frenesia di dover fare tante, troppe cose, nella stessa giornata. Diverse
perché una guerra, la povertà e la voglia di migliorare le
hanno spinte a lasciare i luoghi dove sono nate, gli affetti, le
abitudini per trovare letteralmente un mondo migliore. Per
sé, e molto più spesso per i propri figli, per il loro futuro. Le
migranti, la maggior parte di loro, ha intrapreso un viag-
gio sotto l’impulso di una necessità, spesso economi-
ca e di sopravvivenza; ma se abbiamo la perspicacia di
spingere il nostro sguardo oltre la superficie vedremo
delle esploratrici, delle avanguardie con un’idea ben
precisa di felicità. Forse un po’ diversa da quella di chi
non ha mai lasciato il proprio nido però.
Angelica, più di venti anni in Italia, ancora lavora come
colf malgrado la sua laurea in biologia,“ma non importa”,
perché ha costruito una casa per sé e il suo compagno in
Romania, ha fatto studiare i figli e ha comprato una casa
anche per loro. “È stata una scelta obbligata e dolorosissi-
ma per me e mio marito lasciare i miei figli con mia madre
e venire a lavorare qui in Italia. Ma noi avevamo un proget-
to, che in grande parte si è compiuto. È stato un sacrificio
degli affetti in cambio di una sicurezza economica e della
possibilità di dare loro delle occasioni. Oggi posso dire di
essere contenta ma non tornerà il tempo dei giochi e delle
carezze e spero di poterli recuperare con i miei nipoti”.
Patricia è una rifugiata politica arrivata in Italia dalla
Costa d’Avorio; avere appreso a cucire a macchina e aver
trovato un lavoro presso una cooperativa rappresenta per
lei, in questo momento, la felicità. “Il mio stipendio a fine
mese, anche se modesto, la stanza che riesco a pagarmi,
poter andare al supermercato e scegliere il cibo che man-
gerò, una crema per il viso, un paio di jeans nuovi sono
davvero quello che più desideravo quando sono arrivata
qui. E adesso sono a questo punto del percorso. So che
non è finita, che la vita non è solo questo ma questa stabi-
lità mi da’ la forza di progettare il futuro”.
“Ho lasciato l’Ucraina a 19 anni - racconta Gabriela
-. La povertà, non solo economica ma anche culturale ed
affettiva, mi hanno spinto ad andare via. Non avevo nulla
da perdere è vero, ma è stato difficile. Ora ho un bambino,
un compagno, una piccola casa, anche qualche lavoretto;
sono contenta. Sto imparando a cucinare, a fare le torte
con la pasta di zucchero. Spero di poterne fare un lavoro
stabile e redditizio in futuro”. ?
Gli affetti sono l’altro elemento che non deve mancare e
che va dal fare qualcosa per gli altri a passare del tempo con
il proprio compagno/a e con i propri figli, fino a godere del-
la compagnia del proprio animale domestico. Giovanna dice
che “giocare con il mio cane o accarezzare il gatto mi da’ tanta
gioia e serenità”; per Antonella le relazioni affettive sono quel-
le che portano a “curare i rapporti e le relazioni con i familiari e
gli amici, fare politica”, Elvira non parla di gioco ma della gioia
che le offre trascorrere del tempo con i propri figli: “anche se
ho una figlia grande sono felice quando sono con lei”.
“Noi siamo le cose nelle quali crediamo” dice Manuela e
quindi l’impegno e l’aderenza alla propria identità sono
centrali; da qui ne discende la partecipazione politica “in-
tesa come servizio alla comunità, e non come sistemazione
personale”, come dice Magda, o lottare per un’idea
“perché è bello credere in un ideale che sia di
altruismo e pace per tutti” come scrive Elet-
trika Marge.
Del successo professionale parlano Pa-
trizia: “il successo professionale significa
vedere realizzata se stessa, i propri sogni
e l’autonomia economica”, Antonella “il
successo professionale con conseguen-
te buon guadagno” ed Elvira “il successo
professionale aumenta l’autostima e potreb-
be aumentare il reddito!”.
Sempre presente anche il viaggio, che incu-
riosisce e fa scoprire mondi nuovi come dicono
Giovanna e Valentina e perché, come sottolinea Tommasi-
na, “si entra in contatto con esperienze e vite diverse; se ne
esce umanamente arricchite, aperte alle differenze e pronte
alla condivisione e al confronto con chi è portatrice/ore di
culture diverse”.
Godere della bellezza della natura è sicuramente un’al-
tra delle scelte prioritarie che è stata declinata in differenti
modi. Valentina dice che la natura la “tranquillizza”, Magda
che “la lascia senza fiato” e a Rossella la bellezza della na-
tura “riempie il cuore”.
Così come riempie il cuore a tante ricevere un gesto di
gentilezza, cantare, ascoltare la musica, meditare.
Discorso a parte il fare l’amore, forse meno cliccato per una
sorta di pudore, ma Elettrika Marge rispolverando un vecchio
slogan dice che è importante “fare l’amore perché bisogna
fare l’amore e non la guerra” e Manuela scoperchia la pentola
dicendo che “chi non lo include sta mentendo a se stessa”.
Per finire Teresa ricorda a tutte noi che forse mancava un pun-
to tra quelli elencati: “vivere senza guerra e averne solo sen-
tito parlare da 70 anni” e aggiunge che siamo fortunate ad
aver potuto godere di tante gioie. ?
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