Numero 3 del 2015
8 Marzo al tempo delle crisi
Testi pagina 19
17Marzo 2015
diversi: ve ne sono di laiche e di religiose, sia riformiste che
conservatrici. Hanno portato avanti istanze in parte comuni in
parte diverse, ma tutte sono riuscite ad incidere nel processo
di riforma, che è apparso come un primo passo, con un lungo
cammino ancora da fare. In Italia le donne musulmane fem-
ministe e che si occupano di studi di genere sono poche. In
questi anni - dal 2000 circa - non ho visto interesse da parte
degli ambienti femministi italiani per il nostro lavoro. In qualche
caso vi è stata aperta ostilità. Ora qualcosa sta cambiando
per una maggiore consapevolezza delle donne attiviste mu-
sulmane - il femminismo islamico per quanto giovane, come
movimento si sta rafforzando - per le numerose sollecitazioni
della società in cui viviamo e degli avvenimenti mondiali che
condividiamo ormai in tempo reale. Ma le distanze sono an-
cora molte. A Ravenna, la città dove vivo, la mia associazione
(Life) non è stata coinvolta nella Casa delle donne recente-
mente aperta. Abbiamo diversi fronti di impegno; il patriarca-
to delle comunità musulmane, l’islamofobia in crescita, che
colpisce soprattutto le donne (velate) e anche la solitudine,
perché spesso non sentiamo la solidarietà delle donne che
tanto si impegnano nella lotta femminista. Ci vuole più ascolto
reciproco, e più conoscenza. Conoscenza che signifi ca poter
creare delle relazioni personali prima di tutto, tra persone reali.
Condividere le storie, le pratiche di ognuna per fare emergere
le vicinanze, che ci sono, perché soffriamo degli stessi mali.
Il patriarcato opprime tutte le donne, e anche se le forme di
lotta sono diverse, e a volte anche il fondamento - è il caso dei
femminismi musulmani -, abbiamo obiettivi comuni. Cambiare
una cultura patriarcale e sessista che anche in Italia è manife-
sta: la violenza sulle donne è un problema che riguarda tutte,
un problema culturale e quindi strutturale; la politica, che è
espressione di un potere totalmente maschile; il lavoro, dove
non c’è ancora parità, nonostante le importanti conquiste fatte
in passato grazie al femminismo.
Da donna italiana di fede islamica vivi problemi
particolari nel quotidiano nel tuo paese?
Ogni scelta che si fa nella vita ha delle conseguenze e vanno
messe in conto. Essere musulmani in Italia signifi ca fare par-
te di una minoranza (piuttosto rilevante ormai) e per questo
si è più soggetti a discriminazioni, anche multiple, essendo
una donna, e anche velata. La mancanza di un riconoscimen-
to da parte dello Stato italiano (non c’è un’intesa che regoli il
rapporto con le comunità islamiche) rende la quotidianità più
diffi cile, ma è il pregiudizio e la paura del diverso a generare le
maggiori diffi coltà. Il velo è ancora un problema per l’accesso
al lavoro, competenze e titoli non riescono facilmente a pe-
netrare questa preclusione. La situazione internazionale e la
disinformazione su tutto ciò che riguarda il mondo musulmano
non aiuta. L’islamofobia nel nostro paese è ormai istituzionale.
Inoltre come italiana sicuramente suscito qualche diffi denza in
più, perché è diffi cile comprendere una scelta che ha a che
fare con valori che non sono conosciuti. Sono soprattutto le
donne ad avere più diffi coltà a relazionarsi con me, perché as-
sociano l’Islam all’oppressione delle donne e quindi ritengono
questa scelta non solo autolesionista ma addirittura un’offesa,
venendo da un’italiana, alle lotte che le femministe hanno por-
tato avanti e che hanno permesso i cambiamenti che ci sono
stati nel nostro Paese. Ovviamente non è così, ma c’è bisogno
di conoscenza reciproca per capirlo e di un grande rispetto
per le scelte di libertà degli altri. Ognuno ha percorsi diversi,
di vita e di liberazione. ?
SGUARDI DA SVELARE
“I veli non sono solo quelli che coprono fi sicamente, ma anche quelli
che ci velano lo sguardo, i più diffi cili da sollevare perché non si vedo-
no”. Le curatrici del libro “Femminismi musulmani. Un incontro sul
Gender Jihad” (Fernandel Edizioni) Ada Assirelli, Marisa Iannucci,
Marina Mannucci e Maria Paola Patuelli ci riportano al dibattito sulla
condizione delle donne musulmane, per raccontare il senso del lavoro
che hanno fatto per creare luci nuove alla comprensione di quanto si
è mosso e si sta muovendo nel mondo musulmano sul piano di una
visione e costruzione politica e culturale femminista. Il libro nasce da
un percorso di incontri tra donne, femministe italiane e di altri paesi,
musulmane, di religione cattolica e non credenti e anche di un uomo
musulmano femminista, praticando un metodo di relazioni in presen-
za, che non ha nascosto le diversità, i confl itti, la realtà a volte di gro-
vigli non subito dipanabili. Toccando nodi che fanno tanto discutere
(rapporto tra religione e norme, tra Islam e Stato, tra uguaglianza di
genere e Sharia) il volume ci aiuta a entrare nel complesso percorso
di disvelamento e liberazione da interpretazioni delle stesse Scrittu-
re Coraniche, convinzioni e pratiche storiche che hanno costruito e
consolidato regole, comportamenti di subalternità e oppressione delle
donne. Un lavoro paziente, individuale e di gruppo, che però è in cre-
scita e da anche i suoi frutti, se pensiamo al percorso fatto in Marocco
per varare il nuovo Codice di famiglia o anche in Tunisia per quanto
riguarda la nuova Costituzione.
Versione integrale: http://www.noidonne.org/blog.php?ID=06129
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