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Numero 1 del 2007

Che sia un anno di PACS


Foto: Che sia un anno di PACS
PAGINA 18

Testi pagina 18

La cinematografia scandinava, dasempre colta e all'avanguardia, ha
prodotto negli ultimi decenni idee ed
opere nuove e originali, basti ricordare
fra tutte la nascita del movimento Dog-
ma, basato su regole di autenticità for-
mali e sostanziali delle opere prodotte,
che ha avuto in Lars Von Trier il suo fon-
datore e principale esponente. E' inoltre
idea condivisa che nella laica Scandi-
navia i costumi sociali e le libertà indi-
viduali siano moderni ed evoluti oltre la
media europea. In questa situazione pri-
vilegiata, per così dire, e nel confronto
con essa, trova spazio l'opera della bra-
va regista danese Susanne Bier, stimata
e popolare nel suo paese e già conosciu-
ta in Italia per il film Non desiderare la
donna d'altri, uscito due anni fa e vin-
citore di numerosi Festival. Oggi la Bier
torna nelle sale con un grande dramma,
familiare e sociale al tempo stesso, pre-
sentato in anteprima alla Festa del Ci-
nema del Roma. Racconta la storia di
Jacob (Mads Mikkelsen) che, dopo aver
dedicato la sua vita ai bambini abban-
donati di un orfanotrofio indiano, viene
chiamato a Copenaghen da un ricchis-
simo uomo d'affari Jorgen (Rolf Las-
sgard) che vuole finanziare validi pro-
getti di solidarietà. Qui viene invitato al
matrimonio della figlia del magnate,
dove si troverà a fare i conti, per una se-
rie d'inaspettate circostanze, con situa-
zioni sentimentali e umane di un passa-
to lontano, dalle quali era fuggito tanti
anni prima, ritrovando Helene (Sisde
Babette Knudsen) una donna per lui im-
portante e scoprendo eventi segreti che
sconvolgeranno il corso della sua esi-
stenza. Paternità, maternità, figli, desti-
no, benessere e povertà, generosità e
controllo, morte e vita: la trama (che
contiene diversi colpi di scena) avvince
lo spettatore in una narrazione contrad-
distinta da un forte senso di realtà, in
cui le protagoniste donne appaiono ri-
flessive e accoglienti mentre gli uomini,
apparentemente decisi e assertivi, si sve-
lano nella loro fragilità. Teodora Film,
la sensibile casa di distribuzione del
film, ha deciso di sostenere (destinando
una quota-parte dei proventi della dis-
tribuzione) la campagna "Riscriviamo il
futuro" dell'organizzazione indipenden-
te Save the Children, che vuole garanti-
re scuola e istruzione a 8 milioni di
bambini nei paesi di guerra o reduci dai
conflitti entro il 2010. "Dopo il matri-
monio è un film sulle grandi scelte della
vita - afferma Vieri Razzini della Teodo-
ra - e per questo abbiamo associato la
sua uscita in Italia a Save the children:
siamo convinti che le aziende possono
avere un ruolo di responsabilità nel ri-
solvere gravi problemi sociali".
gennaio 2007 noidonne18
Cinema a Roma
Famiglie allargate, integrazione e solidarietà
dopo il Matrimonio, ultimo
film della regista danese
Susanne Bier, si accende il
dibattito
Elisabetta Colla
Susanne Bier
Un occhio intelligente e sensibile, da vera osservatrice dei problemi familiari e
dei sentimenti in una società che cambia, Susanne Bier, giacca di pelle nera da
motociclista, risponde sorridente alle domande durante la conferenza stampa
romana.
Ti sei ispirata al movimento Dogma per i tuoi lavori?
Soltanto all'inizio del mio lavoro, nel film Broken Hearts (2002): il Dogma ha
dettato regole che ora non seguo più completamente ma mi rimane, ad esem-
pio, la ricerca del forte senso di autenticità ed onestà che chiedo agli attori sul
set. Parlo con loro per sapere se, nella vita, farebbero realmente alcuni concre-
ti gesti quotidiani - come ad esempio bere un caffè - che in certi momenti del-
la storia vengono richiesti ai loro personaggi. Ecco che tutto acquista credibili-
tà. Inoltre continuo a girare con la macchina da presa a spalla, che segue gli at-
tori, perché colgo interpretazioni migliori.
Il tuo lavoro s'inserisce nella tradizione scandinava relativa alla "lotta"
fra i sessi (es. Ibsen e Strindberg) o t'interessano in generale le temati-
che familiari? Nel tuo paese ci sono posizioni avanzate rispetto all'idea
"tradizionale" di famiglia o ai problemi dei paesi come l'Italia?
Sarebbe pretenzioso accostarmi a quei nomi.. No, in effetti mi sono sempre
sentita a mio agio nel mondo degli uomini e non sento necessariamente il bi-
sogno di fare personaggi femminili che si affermano, esteriormente forti. Sono
vicina alla mia famiglia e ne traggo una certa percezione della vita. Ma credo che
oggi sia necessario rispondere ad un nuovo modello di famiglia allargata dove
si accolgono figli di altre unioni, dobbiamo essere solidali e disponibili. Anche
se in alcuni paesi è difficile accettarlo, è così che vanno le cose nella realtà e
questa accoglienza cambierà le nostre vite. Credo in un approccio non dogma-
tico al mondo uomo-donna, ho paura degli stereotipi. Le donne del film sono
libere di scegliere. (E.C.)
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