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Numero 10 del 2008

Futuro (passato) prossimo


Foto: Futuro (passato) prossimo
PAGINA 18

Testi pagina 18

Per il 65% delle risposte la crisi è unacertezza, "si fa fatica ad arrivare a fi-
ne mese" e per di più "risulta difficile
progettare con un panorama più ampio
di quello del quotidiano". Per il 26% esi-
ste un diffuso senso di insicurezza di
reddito tale da produrre una generaliz-
zata paura per "il proprio domani".
Se le crisi internazionali e quelle del-
le grandi imprese italiane ci descrivono
un quadro di riferimento incerto, è nel
proprio quotidiano che emerge la paura
di non farcela. Forse per questa ragione
anche chi (il 9%) fino ad oggi ha sempre
ritenuto eccessiva l'enfasi sulla crisi da
parte della stampa, oggi percepisce
maggiori difficoltà "nel tirare avanti".
Si parla di crisi a causa di una dimi-
nuita capacità di acquisto del proprio
reddito: i prezzi aumentano, anche sui
beni di consumo primario come gli ali-
mentari; anche le bollette sono "vertigi-
nosamente lievitate" ed i "tagli di spesa
ci portano a carenze nei servizi, sia in
termini quantitativi sia qualitativi". Il
senso di precarietà è in aumento.
E alla domanda in merito a quali sia-
no, tra i provvedimenti che riguardano
la spesa economica, quelli che pesano
di più, appare curioso rilevare che le ri-
sposte ragionano più sugli effetti gestiti
in prima persona più che sulle cause.
Per questa ragione chi risponde si soffer-
ma ad elencare ciò che incide sul pro-
prio quotidiano: tagli dei servizi sociali,
i prezzi in aumento di beni di uso co-
mune, della benzina e delle bollette.
Ma quali sono i consumi ai quali
non si è disposti/e a rinunciare? Alcune
risposte elencano: l'automobile ("altri-
menti non mi sposto più", "non voglio ri-
nunciare alla mia vita di relazione"), i
libri ed i CD, il personal computer e la
navigazione in internet, la buona quali-
tà del cibo. Molto più numerose le indi-
cazioni delle rinunce, del resto è molto
più semplice individuare ciò a cui si è ri-
nunciato: le vacanze ed i viaggi ("ho
modificato significativamente le mie
scelte come luogo e come durata"), al
mangiare fuori ("anche solo in pizzeria",
"alla colazione al bar"), a ristrutturare
casa, all'acquisto di mobili e beni dure-
voli, ai vestiti.
C'è anche chi lamenta di aver dovu-
to risparmiare sulla salute e sulla cura
della persona ("vado meno dalla par-
rucchiera, mi arrangio in casa"), sulle
attività del tempo libero soprattutto
culturali ("non vado più così spesso a
teatro e al cinema", "ho rinunciato a
corsi di lingua straniera") e si cerca di
fare acquisti molto mirati e di qualità.
Magari questa crisi ci farà scoprire al-
ternative interessanti, come ad esempio
"andare a correre", "ricercare gli spetta-
coli gratuiti", anche se "con dei bambini
non sempre è facile trovare soluzioni
gratuite o a poco prezzo per tutti i loro
bisogni".
I timori che pervadono le risposte so-
no una conferma dei risultati dell'inda-
gine Censis, presentata nel luglio scorso:
una delle prevalenti paure presenti nella
società italiana, si affermava, oggi è
rappresentata dal rischio di disoccupa-
zione.
La paura pervade tra-
sversalmente la società e
interessa giovani e non
giovani, pensionati, oc-
cupati e disoccupati. Le
differenze riguardano so-
lo le diverse aree del Pae-
se. Nel Nord-Est la paura
riguarda meno della metà
della popolazione
(40,1%), ma già sale si-
gnificativamente di quasi
10 punti se ci si sposta
nel Nord-Ovest (49,1%),
cresce ancora nel Centro (72,5%) e toc-
ca l'apice nel Sud, dove in pratica tutti
o quasi hanno un rapporto ansiogeno
con il lavoro (85,9%). Stando agli ulti-
mi dati 2007, quasi 2,76 milioni di ita-
liani, soprattutto giovani (l'11,9% di
quanti hanno un'occupazione), sono in
una condizione di lavoro a termine,
mentre i sommersi sono quasi 3 milioni
e i sottoccupati quasi un quinto degli
occupati. La paura così non solo non di-
venta l'innesco per il miglioramento, ma
si trasforma nel suo opposto, nel deside-
rio irrazionale e impossibile di un ritor-
no a un'età dell'oro del lavoro che in Ita-
lia forse non è mai esistita.
Di fronte all'elevato incremento del
costo dei prodotti alimentari, il mercato
ci presenta due fenomeni diametralmen-
te opposti: da un lato, l'aumento del fat-
turato dei fast food in Italia (del 50% ri-
spetto il 2000) che - grazie alle dimen-
sioni globali delle catene riescono ad
evitare i rincari sulle materie prime -
catturando con il prezzo la clientela che
scappa da ristoranti e pizzerie. Dall'al-
tro la crescita di attenzione e diffusione
dei "prodotti a chilometro zero" : merca-
ti o esercizi pubblici (bar, ristoranti, ge-
laterie, ecc.) che utilizzando prodotti
del territorio acquistati direttamente
dalle imprese agricole, garantiscono
una maggiore qualità del prodotto e un
risparmio in termini di inquinamento.
Coldiretti fa sapere che ogni famiglia,
facendo attenzione a consumare soltan-
to prodotti locali e con un occhio anche
agli imballaggi, in un anno può rispar-
miare fino a mille chili di anidride car-
bonica nell'aria. Ad ognuno libertà di
scelta, per quanto mi riguarda sono per
la qualità del prodotto locale.
Sondaggio di settembre
È davvero crisi economica?
Rosa M. Amorevole
ottobre 2008 noidonne18
I provvedimenti economici
che più pesano sono
I tagli ai servizi
L'aumento delle utenze
La mancanza di equità nella
distribuzione dei sacrifici
La mancanza di sostegno alle famiglie
La diminuzione della qualità dei servizi
E' crisi a causa …
Dell'aumento dei prezzi
Della sempre più scarsa capacità
di spesa individuale
Delle crisi delle grandi aziende italiani
Della precarietà diffusa
Delle grandi crisi internazionali
Del costo dei prodotti petroliferi
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