Numero 1 del 2008
Siamo in movimento
Testi pagina 18
gennaio 2008 noidonne18
Nella tenda si comincia a sentire l'ef-fetto del riscaldamento, e le mem-
bra all'inizio intirizzite si rilassano. C'è
anche più tepore perché il tendone è col-
mo, di donne, in maggioranza, ma c'è
anche qualche uomo.
La piccola donna vestita di rosso,
della quale non capisco il nome apre
due fogli di carta scritti a mano, con la
calligrafia grossa e un poco incerta. Leg-
ge, a voce alta e chiara, una sorta di
poesia, un lamento struggente per quel-
la sua porzione di terra, la fontega si
chiama, che un tempo lontano, durante
la sua giovinezza, era dominata dalle
vigne, dai fiori e dalle rane.
"Dove andranno ora le rane, che fi-
ne faranno i fiori, le viti, quel vino; che
cosa ne sarà di tutto questo, se ci co-
struiranno sopra una base militare?" si
chiede, ci chiede.
Con un momento mattutino di paro-
le di donne, pervaso dalle musiche di
uno strumento a corda, dalla voce di un
coro femminile che ha cantato una poe-
sia di Rosina, una ottantenne del posto,
e l'intensa lettura del brano 'Pensieri di
pace durante un'incursione aerea' di
Virginia Woolf si è conclusa la tre gior-
ni di mobilitazione europea del Presidio
No Dal Molin a Vicenza.
Difficile che i giornali ne parlino; gli
occhi dei media erano tutti puntati sul
corteo del giorno prima, dal quale mol-
ti osservatori si aspettavano degenera-
zioni, che invece, anche se annunciate
da una minoranza mossa più dal testo-
sterone che dai contenuti, non ci sono
state, e quindi perché restare e seguire
una iniziativa di donne?
E invece ci sono tutte, puntuali nel
tendone alle undici di domenica le don-
ne che da mesi animano con determina-
zione e coraggio il Presidio che non vuo-
le l'allargamento della base militare a
Vicenza. Ci sono nonostante la stan-
chezza sia tanta, e non solo per l'orga-
nizzazione della tre giorni, ci manche-
rebbe. Nei mesi che hanno alle spalle
queste donne hanno visto la propria vi-
ta sconquassarsi, forse per sempre, da
questa faccenda della base militare Usa
in piena città.
Anna, che abita in centro, si è ap-
passionata grazie al figlio di quindici
anni che un giorno è arrivato con un vo-
lantino redatto da un centro sociale, e
tutto è cominciato, magari solo per l'ap-
prensione tutta genitoriale di capire che
posti frequentasse l'adolescente. Poi non
si è mai fermata.
"Certo, - dice sorridendo come a scu-
sarsi, - questo No Dal Molin ha preso a
noi donne tutto il tempo libero, poco,
che avevamo. Dimenticata la palestra e
qualche momento di riposo, io almeno
sto cercando di salvare spazio per im-
parare finalmente l'inglese, ma mi sa
che anche questo diventerà sempre più
difficile". Anna continua a schernirsi
per il presunto disordine di casa, che in-
vece è impeccabile. Il Dal Molin fa ca-
polino anche qui, perché al posto delle
classiche riviste di una casa media
spuntano dovunque volantini, fly, ade-
sivi, manifesti e materiali del Presidio.
Mentre prepara una colazione degna di
un hotel a cinque stelle Anna dice che si
sente come se avesse dormito per cin-
quant'anni, e nel dirlo c'è tutta l'impor-
tanza e la definitività dell'irruzione di
questo evento nella sua esistenza, co-
munque vada a finire.
Antonella invece abita proprio al li-
mite dell'area dove dovrebbe sorgere
l'ampliamento della base, chilometri e
chilometri di verde e di terra in ostag-
gio.
Racconta che quando Marco Paolini
venne a vedere l'impressionante esten-
sione di verde destinata allo scempio
salì con l'operatore, per filmare meglio,
sulla piccola antenna da radioamatore
di suo marito, antenna che si trova a
due metri dall'uscio di casa. "Nel giro di
tre minuti sono arrivate quattro camio-
nette - racconta -. I militari hanno chie-
sto che cosa stavamo facendo, e noi
sconcertati abbiamo domandato se fos-
se anche vietano montare sulla propria
antenna e guardare il panorama".
Ma il fatto più straordinario che sta
accadendo da mesi in questa ordinata
Le donne di Vicenza salveranno il mondo
Comitato No Dal Molin
Monica Lanfranco