Numero 1 del 2009
Verso un nuovo mondo?
Testi pagina 18
Dal 1991 a oggi le donne editrici o inruoli chiave del settore editoriale
sono cresciute del 119%.
È ormai un dato che le donne si lau-
reino meglio e prima degli uomini, inol-
tre leggono e scrivono sempre di più.
Di questi temi si è parlato a Roma,
nell'ambito della fiera della piccola e
media editoria "Più libri, più liberi" in
un convegno con grandi donne del set-
tore: Francesca
Archinto (Babali-
bri), Marta Don-
zelli (Donzelli
editore), Bianca
Spadolini (Ar-
mando Arman-
do).
"Vivo in un
mondo al femmi-
nile. A volte vor-
rei anche scrittori
maschi che si con-
frontassero con i
libri per bambini.
Il nostro è un lavoro basato soprattutto
sul linguaggio e sui contenuti, in parti-
colare per decostruire gli stereotipi sia
maschili che femminili" ha detto Archin-
to. Donzelli ha sottolineato che un va-
lore aggiunto è rappresentato dai "mo-
delli gestionali. Esiste una specificità
tutta femminile per cui si riescono a fa-
re insieme tante cose, con scambio di
idee e competenze trasversali vincenti".
Fa eco Spadolini, che ritiene i traguardi
raggiunti molto importanti: "dalla sag-
gistica al settore pedagogico, è nella
formazione degli e delle insegnanti che
occorre continuare a lavorare. Un mon-
do soprattutto al femminile, che abbia-
mo valorizzato anche attraverso la col-
lana Donne del Terzo Millennio".
Il fenomeno è, come tutti i fenomeni,
articolato e vario. Se è vero che il 46%
delle funzioni dirigenziali o direttive
(amministratore delegato, presidente,
responsabile editoriale, ufficio stampa),
è ricoperto da una donna per quanto ri-
guarda la piccola editoria, il totale oc-
cupazionale nell'industria è invece lar-
gamente inferiore, per arrivare addirit-
tura a un crollo nelle medie e piccole
imprese, in cui la quota dei ruoli diri-
genziali coperti da donne non raggiunge
il 7% (Federmanager).
Il 38% di chi scrive e pubblica libri di
narrativa, manuali, libri scolastici o per
bambini, è oggi composto da donne.
Nel 2002 erano il 31,2%.
gennaio 2009 noidonne18
Buongiorno dottoressa, sono Sabri-
na ho 34 anni e, spinta dalla mia fa-
miglia, mi sono laureata in Giurispru-
denza. La mia vocazione però, l'ho
scoperta solo in un secondo momento,
quando mi sono dovuta confrontare
con una serie di "ingiustizie" che mi
hanno portato ad approfondire studi
in sociologia conseguendo prima un
dottorato e in seguito frequentando un
master sulle "Pari opportunità e studi di genere".
In questa continua formazione ho avuto diverse esperienze pro-
fessionali, come ricercatrice universitaria, preparando corsi per
"donne e politica" e lavorando anche su progetti europei incentrati
sulle pari opportunità.
Ho anche lavorato all'estero in Paesi in via di sviluppo, parteci-
pando alla realizzazione di progetti internazionali che potessero
dare alle donne possibilità di inserimento nel mondo del lavoro.
Come può capire il punto chiave della mia ricerca in Università
era quella della relazione fra il mondo del lavoro e la situazione
femminile e di tutte le minoranze che, con difficoltà, cercano di in-
serirsi all'interno di strutture sociali consolidate.
Il mio sostentamento è sempre derivato da "Borse di studio" o da
fondi elargiti da fondazioni o associazioni onlus. A causa della
scarsità dei finanziamenti oggi disponibili per questo tipo di ricer-
che, mi sono dovuta affacciare - per la "prima" volta - nel mondo
del lavoro del settore privato.
Non sapendo esattamente a chi inviare il mio profilo, in quanto
l'esperienza che ho maturato è molto specifica, l'ho trasmesso a di-
verse aziende in modo abbastanza indifferenziato, per poter testa-
re la sensibilità del mercato rispetto alle mie competenze.
Non ho ricevuto nessuna risposta e soltanto grazie ad una "co-
noscenza" sono stata convocata ad un colloquio con una società
di consulenza e formazione. L'impatto con la realtà è stata come
una doccia fredda. Mi hanno fatto presente che la mia esperienza
non ha alcuna utilità a livello aziendale. Non so proprio cosa fare
visto anche l'urgenza di far fronte ai miei impegni economici, se-
condo lei con il tipo di esperienza che ho in quale tipo di settore
professionale potrei impiegarmi?
Sabrina Piacentini (Roma)
Cara Sabrina, non so se hai voluto omettere le tue esperienze nel
settore giuridico o se, in effetti, non ne hai mai avute.
La tua laurea in giurisprudenza infatti, potrebbe essere spendi-
bile negli uffici legali delle grandi aziende dove la tua preparazio-
ne universitaria sarebbe senz'altro utile.
Devi renderti conto però che avendo passato molto del tuo tem-
po lavorativo in un contesto universitario molto specifico - e in un
settore molto specializzato come quello delle pari opportunità - ora
dovrai "rimetterti in gioco" anche accettando mansioni che potresti
non ritenere all'altezza della tua levatura culturale. È come se la
tua formazione dovesse essere "recuperata". Non scoraggiarti quin-
di se non ti sentirai subito pienamente apprezzata, abbi il coraggio
di conoscere i meccanismi del mondo aziendale e, sono sicura che
grazie alla tua intelligenza, saprai cogliere le opportunità che ti si
presenteranno e che ti permetteranno di costruire una nuova pro-
fessionalità.
Cristina Melchiorri
Impatto con la realtà
Editoria
Più libri, più libere
Elena Ribet